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Taranto, sfida Melucci-Musillo con l’incognita di due outsider che puntano a chiudere l’Ilva

I temi sul tavolo: come applicare transizione energetica e sostenibilità ambientale all'ex Ilva e il futuro del porto

di Domenico Palmiotti

Parte da Taranto il primo parco eolico offshore del Mediterraneo

5' di lettura

Taranto che il 12 giugno andrà al voto per il sindaco - uno dei test più importanti in Italia -, è la città delle partite complesse. Per esempio, come applicare la transizione energetica e la sostenibilità ambientale ad una grande realtà industriale come l'ex Ilva, oppure come fare del porto, sul quale sono stati investiti decine di milioni pubblici, un vero riferimento nel Mediterraneo.

Ma é anche la città dove le due grandi alleanze politiche si misurano con i nuovi scenari. Col centrosinistra che, anche in vista delle elezioni del 2023, prova a testare la tenuta del campo largo progressista con Pd, M5S, Verdi e altre realtà, anche civiche, della stessa area. E col centrodestra che invece sperimenta se è pagante allargare i confini della coalizione, candidando a sindaco chi era col centrosinistra, oppure presentarsi agli elettori, è il caso della Lega, con un altro nome: “Prima l'Italia”.

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Prove, test, ma Taranto arriva al voto sull'onda lunga di veleni e polemiche. Nella seconda città della Puglia, la campagna elettorale non è cominciata negli ultimi due-tre mesi. È cominciata a metà novembre 2021, quando 17 consiglieri comunali su 32 firmarono le dimissioni anticipate provocando lo scioglimento del Consiglio, la caduta dell'amministrazione di centrosinistra (sino ad allora guidata dal sindaco Rinaldo Melucci, del Pd, ora ricandidato) e l'arrivo di un prefetto a Palazzo di Città (Vincenzo Cardellicchio) nel ruolo di commissario.

Da sinistra a destra e viceversa

Nella truppa dei 17 dimissionari, non solo l'opposizione a Melucci, ma anche coloro che sino al giorno prima erano stati suoi alleati nel centrosinistra. E che dopo le dimissioni si sono riposizionati tutti nel centrodestra, dando luogo ad una mobilità politica certo non circoscritta a qualche sporadico caso. Ma anche a sdoppiamenti di ruolo. Come è accaduto per uno dei promotori delle 17 dimissioni, Massimiliano Stellato, che in Regione Puglia è rimasto capogruppo dei Popolari per Emiliano (nel centrosinistra) ma Taranto corre per il Comune con la sua lista insieme al centrodestra e si é inoltre autosospeso sino alle comunali da segretario dei Popolari a Taranto proprio perchè questa formazione sta nel centrosinistra.

Il caso più significativo, peró, è quello del candidato sindaco di centrodestra e civici. Che è Walter Musillo, per tanti anni nel Pd, di cui é stato segretario provinciale, ma anche candidato alle regionali pugliesi 2020 in una delle liste del governatore Michele Emiliano. Per la verità, anche il centrosinistra schiera candidati che in tempi più o meno recenti erano col centrodestra (Cosimo Ciraci, Adriano Tribbia, Stefania Fornaro, Sabrina Pontrelli) ma la differenza, non marginale, tra le due coalizioni sta nel fatto che il centrosinistra ha preso singoli che nel frattempo avevano già abbandonato il campo opposto.

Invece il centrodestra, oltre a far riposizionare nel giro di qualche mese chi stava nel centrosinistra, ha messo sull'operazione Taranto anche il sigillo politico dei tre coordinatori regionali pugliesi di Forza Italia, Fratelli d'Italia e Lega, i parlamentari Mauro D'Attis, Marcello Gemmato e Roberto Marti. “Lo fa Emiliano in Regione, lo facciamo pure noi, dov'é lo scandalo?” dicono dal centrodestra.

Ma del centrosinistra replicano: “Un conto sono i singoli che cambiano posizionamento, altro é l'accordo di chi stava col centrosinistra ed ora è alleato con le forze politiche del centrodestra”. “Se tutti uniti lavoriamo per Taranto non ho alcun imbarazzo, l'alleanza è nata per la città, per cambiarla” dice Musillo a proposito dei suoi trascorsi Dem. “I miei avversari? Accrocchio confuso e pasticciato che intanto, per più di sei mesi, ha frenato il cammino di Taranto e i progetti su cui stavamo lavorando” replica Melucci.

Quattro candidati sindaco, sfida Melucci-Musillo

Melucci e Musillo sono i due candidati sindaci che polarizzano lo scontro ma dovranno vedersela anche con altri due sfidanti: Massimo Battista, ex consigliere comunale, ex M5S, dipendente di Ilva in cassa integrazione straordinaria, in campo con tre liste, e Luigi Abbate, giornalista, anch'egli schierato con tre liste. Quest'ultimo è il giornalista che anni fa tentò di intervistare Emilio Riva, allora patron dell'Ilva, ma Girolamo Archinà, potente uomo di relazioni dell'azienda, un anno fa condannato nel processo “Ambiente Svenduto” in Assise, gli sfilò il microfono dalle mani. Sia Battista che Abbate mettono la chiusura dell'Ilva come loro priorità.

Lo scontro su Emiliano e sulla Regione

La campagna elettorale si è avviata con un centrodestra radicalizzato nell'attacco a Melucci, una connotazione che non si é attenuata. Il centrosinistra, invece, ha replicato col lavoro fatto in questi quattro anni e mezzo e con la necessità di portarlo avanti. Altro tema divisivo, il ruolo di Emiliano e della Regione rispetto a Taranto.

“Il governatore condiziona, detta l'agenda, impone scelte e uomini, e con l'amministrazione uscente, la città è stata succube” accusa il centrodestra. Il centrosinistra replica: “Il rapporto con la Regione é essenziale per far avanzare i progetti che cambieranno Taranto”. Ed Emiliano chiosa: “Io “condiziono” Taranto? Per le questioni di mia responsabilità ci mancherebbe altro che non devo condizionare. Abbiamo fatto la battaglia per la decarbonizzazione dell'Ilva e abbiamo convinto il mondo. Certo, che ho cercato di influenzare. Peró mi devono dire una sola cosa dove ho cercato di influenzare per interesse privato. Non é mai accaduto”.

La polemica ha investito anche Asset, agenzia della Regione per lo sviluppo sostenibile. Che ha un ruolo “schiacciante” per il centrodestra. Salvo poi che la Provincia di Taranto (con presidente Giovanni Gugliotti, uno degli artefici con Musillo e Stellato delle dimissioni dei 17 consiglieri) si affida proprio ad Asset per portare finalmente all'appalto la strada regionale 8. Un'opera da quasi 200 milioni, alternativa alla congestionata litoranea salentina, pensata per migliorare la mobilità e aiutare il turismo nell'area, e i cui cantieri sono attesi da qualche decennio.

I progetti importanti dei prossimi due-tre anni

“Periferie da rivitalizzare, città da ricucire per offrire a tutti stessi servizi ed opportunità, trattenere i giovani con buona formazione e lavoro” è il tasto su cui ha insistito Musillo nella sua campagna elettorale. “Continuare a fare di Taranto una città vivibile ed infrastrutturata, che si apre a nuova e sana economia, che fa del cambiamento e della sostenibilitá il suo tratto distintivo come già emerso in questi anni” afferma Melucci. I progetti importanti da portare avanti nel giro dei prossimi due-tre anni sono linee bus elettriche veloci, già finanziate, Giochi del Mediterraneo del 2026 (previsti 150 milioni per l'impiantistica sportiva tra ristrutturazioni e nuovi interventi) e recupero della città vecchia, che é un'isola tra i due mari, Mar Piccolo e Mar Grande. Sullo sfondo, ma non tanto, le partite più complesse a partire dall'ex Ilva, ora Acciaierie d'Italia. Lunedì pomeriggio vedremo quale sarà stata la risposta dei tarantini.

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