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Tartan, la storia di un tessuto-icona dalle Highlands alla haute couture

Al V&A di Dundee fino al prossimo gennaio il racconto di un tessuto con secoli di storia, portato nello spazio, protagonista delle collezioni dei grandi marchi come Chanel e Dior, e reso d’avanguardia dai nuovi talenti della moda

di Mariateresa Montaruli

adidas Originals, Spring Summer 2021. Photo by Jeano Edwards

3' di lettura

Se n'è appropriato la minigonna, la fotografia, il pop-punk, il design e lo street style. Una decostuzione necessaria. Realizzato con un unico taglio di tessuto a quadretti di almeno 8 metri di lunghezza, avvolto in 40 pieghe intorno alla vita, l'Highland kilt era una faccenda da uomini, fortemente radicata nella tradizione scozzese. Sean Connery lo ha indossato verde-grigio, abbinato a un jabot di pizzo, nella cerimonia che lo ha visto diventare baronetto. E i membri della famiglia reale devono ottenere l'approvazione del re in persona per poter ordinare ai kiltmaker reali Kinloch Anderson un gonnellino di “Balmoral Tartan”, nei toni grigi del granito del Deeside.

Tartan, la storia di un tessuto dalle Highlands scozzesi alla haute couture

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La lunga strada del tartan, uno dei tessuti più identitari che esistano, è raccontata nella mostra “Tartan” (fino al 14 gennaio 2024), al V&A Dundee, la sede del Victoria&Albert Museum nella cittadina scozzese a nord est di Edimburgo, aperto cinque anni fa. Affidato nella progettazione a Kengo Kuma, il primo museo del design di Scozia è anche l'epicentro del rigenerato waterfront di Dundee, cittadina sull'estuario del Tay, conosciuta per le “3 J” di “jute, jam & journalism”, cioè “iuta, marmellate e giornalismo”, elementi che hanno segnato la sua storia economica.

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La mostra è suddivisa in sezioni – “grid” (trama), “innovating tartan”, “identity”, “power”, “trascendental tartan” – e mette insieme 300 pezzi raccolti da oltre 100 prestatori, tra cui Chanel, Dior, Vivienne Westwood, Alexander McQueen, i musei Tate, V&A di Londra e i National Museums of Scotland. Il suo concept è accostare, in giustapposizione, la storia alle declinazioni più contemporanee. Il ruvido tessuto dei clan scozzesi, un plaid di lana grezza tinto con rosso d'uovo e polveri di ferro, il lembo sporgente usato per coprire le spalle, utilizzato anche come stuoia e coperta per dormire, è rappresentato dal pezzo più antico, mai esposto prima, ritrovato in una torbiera di Glen Affric, nelle Highlands, datato 1550-1600.

Altro scampolo celebre è quello portato dall'astronauta Alan Bean a bordo dell'Apollo 12, nel '69, tributo al clan degli antenati MacBean. In mostra ci sono anche le gonne midi di tartan disegnate da Maria Grazia Chiuri per Dior, che hanno sfilato nel 2019 accostate alle T-shirt stampate con “Sisterhood is Global”, titolo del bestseller della femminista americana Robin Morgan. Da Chanel è arrivata una mantella di seta con i motivi del tartan del clan Gordon, disegnata da mademoiselle Coco nel 1922 dopo aver scoperto le brughiere desolate delle Highlands (e vissuta la sua relazione con Hugh Bendor Grosvenor, secondo duca di Westminster, nella sperduta Rosehall House). Dello stilista di Lagos formatosi a Glasgow, Olubiyi Thomas, è l'installazione Intersectional Family, commissionata dal V&A, in cui un trio familiare – padre, madre, bambino – è vestito di un quadrettato verde e bianco creato ad hoc, i colori desunti dalla bandiera nigeriana e da quella del Celtic Football Club.

Oltre la mostra, a V&A si visitano le gallerie permanenti sul design scozzese. E non solo. Dundee ha ormai sdoganato la sua reputazione di centro di lavorazione del grasso di capodoglio necessario alla produzione della juta: un vecchio showroom di auto vista fiume ha fornito lo spazio per la galleria Contemporary Arts e un deposito ferroviario ha ceduto il terreno per lo Science Centre aperto come padiglione interattivo sui temi STEM nell'estate del 2000. La notte è minimal e contemporanea all'Hotel Indigo, ricavato da un vecchio mulino; più calda e accogliente al Malmaison, in un palazzotto storico non lontano dal V&A. I Botanic Gardens vicini all'Università hanno un piccolo ben frequentato caffè. Gallery 48 offre tapas e aperitivi contornati da arte contemporanea. La birra artigianale è al top da Brewdog Tasker, nel vecchio palazzo della Borsa. Con vista sul Tay Bridge è il Newport Restaurant con un menu degustazione di pesce e carne, a affaccio sull'estuario, dove è bello contemplare l'archtettura delle due grandi “navi” concepite da Kengo Kuma per il V&A. Alle spalle, in giustapposizione, c'è la torre medievale più antica di Scozia.

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