Tartufo bianco: prezzi in tenuta ma solo grazie alla scarsità dell’offerta
Covid e chiusura dei ristoranti sta mettendo in crisi anche un settore d’eccellenza; vendite soprattutto all’estero
di Silvia Marzialetti
3' di lettura
Introvabile, ma ad un prezzo accessibile. Il calo della domanda generato dalle restrizioni anti-Covid pone il prezzario del tartufo in linea con la media stagionale, nonostante la scarsa quantità. A garantire la tenuta dei costi contribuisce la paralisi – italiana ed europea – di negozi, ristoranti e di tutte le fiere e gli eventi di promozione del prodotto, compensata parzialmente dal canale di acquisto privato e dalla domanda che arriva da Cina, Giappone, Dubai e Usa (che tradizionalmente rappresentano il 70%) del mercato.
Ad Alba, roccaforte del più pregiato, il bianco «le piccole pezzature viaggiano tra i 70 e gli 80 euro l'etto, mentre le grandi – più adatte a soddisfare le richieste per l'export – rasentano a malapena i 200 euro». Lo confermano Piero Botto, presidente Atam (Associazione tartufai astigiani monferrini) e Antonio Degiacomi, vice-presidente del Centro studi tartufo di Alba.
Tra gli operatori del comune piemontese questo inizio stagione, che in tanti consideravano promettente, rimane un mistero. «L’eccessiva ventilazione deve aver asciugato troppo i terreni – commenta Botto – e per il momento dobbiamo accontentarci dei rari esemplari cresciuti nei comuni più interessati dalle sporadiche piogge». Il ricordo del 2017, l'anno più nero della storia della tartufo, è ancora vivo. Allora la siccità ridusse la produzione al minimo e spinse i prezzi al massimo, tanto da indurre un leader industriale come Urbani a puntare sulla diversificazione lanciando i derivati, poi rivelatisi un successo di mercato.
«Quest'anno di prodotto ce ne è ancora meno – commenta Degiacomi – e in una situazione normale avremmo avuto prezzi folli». «Fortunatamente per i commercianti – prosegue Botto – la richiesta di grandi pezzature da parte dei mercati asiatici, in particolare Cina e Giappone, e da Usa e Dubai non è crollata, anche se i prezzi applicati risultano irrisori rispetto al poco che c'è».
Dal suo osservatorio umbro anche Gianmarco Urbani, leader di mercato con il 67% del mercato globale, conferma: «La stagione è partita almeno un mese in ritardo rispetto allo scorso anno e la raccolta del bianco è inferiore in quantità del 39,5%, a fronte di un aumento dei prezzi di appena il 10%».
Più soddisfatti dell'inizio stagione i commercianti di Acqualagna. «La media dei prezzi oscilla tra i 1.100 ai 2mila euro, a seconda della pezzatura», commentano dall'ufficio turistico del comune marchigiano, che giorno per giorno provvede all'aggiornamento del borsino del tartufo, sulla base dei dati forniti dai venditori. Nel piccolo centro della provincia di Pesaro e Urbino «il turismo ha retto bene fino alle ultime restrizioni imposte dal lockdown e le vendite sono state soddisfacenti, nonostante non ci siano state fiere del tartufo». Adesso anche gli operatori di Acqualagna si aspettano che «i prezzi scendano gradualmente».
Quest'anno anche la tradizionale fiera di Alba ha dovuto ripiegare – dopo tre settimane in presenza – sulla formula digitale, attraverso la «food and wine digital experience», disponibile online fino all'8 dicembre.
«Coraggio, flessibilità e responsabilità sono i tre concetti chiave che animano questa edizione», commenta Liliana Allena, presidente dell'Ente Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d'Alba. La novità del 2020 è un contenitore di vetro, monouso , con un coperchio a stantuffo in silicone per “respirare e guardare il tartufo” senza toccarlo.La speranza per tutti, a parziale risarcimento di una stagione fortemente penalizzata, è che il 2021 si apra con la proclamazione della cultura del tartufo a patrimonio immateriale Unesco. A marzo il Consiglio direttivo della Commissione Italiana Unesco ha approvato la candidatura, ora l'ultima parola spetta a Parigi.
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