Tartufo bianco, cresce il business. Quotazioni intorno a i 450 euro l’etto
Giro d’affari a 200 milioni. Cresce il business di azienda come Urbani e Savini. Asta benefica da 482mila euro
di Maria Teresa Manuelli
I punti chiave
3' di lettura
È partita bene la stagione del tartufo bianco. L’estate piovosa ha favorito la produzione e il clima finalmente fresco ha innalzato la qualità. Si respira soddisfazione alla 93a Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba che ha salutato anche il ritorno dei visitatori esteri, soprattutto asiatici. Anche se i principali acquirenti restano i quelli provenienti da Svizzera, Germania, Francia, Paesi Bassi e Stati Uniti.
Cuore della manifestazione – apertasi ufficialmente lo scorso 7 ottobre per chiudersi il 3 dicembre – resta il Mercato mondiale del Tartufo Bianco d’Alba, il luogo dove si formano i prezzi del pregiato fungo ipogeo che poi raggiungerà le tavole di tutto il mondo.
La tradizionale Asta Mondiale del Tartufo Bianco d’Alba ha raccolto quest’anno 482.760 euro. La 24esima edizione dell’evento benefico come di consueto è stato organizzato dall’Enoteca Regionale Piemontese Cavour.
Tartufo business mondiale da 500 milioni
«Questo è un anno discreto per il bianco di Alba: i prezzi sono tornati alla ragionevolezza, dopo l’impennata dello scorso anno dovuta alla scarsa disponibilità di prodotto», sottolinea Mauro Carbone, direttore del Centro Nazionale Studi Tartufo, ente che ne certifica la qualità. Secondo il borsino del Centro i prezzi di una pezzatura media (15-20 g) si posizionano intorno ai 450 euro per etto di prodotto.
Dall’inserimento dei Paesaggi vitivinicoli di Langhe, Roero e Monferrato nel 2014 al riconoscimento della “Cerca e Cavatura del tartufo in Italia” nel 2021, passando per il titolo di Creative City per la Gastronomia nel 2017, negli anni è divenuto sempre più forte il riconoscimento Unesco per una cultura enogastronomica del territorio che nel tartufo bianco d’Alba ha il suo principale alfiere e che quest’anno si stima porterà circa 600mila visitatori nel periodo della fiera.
«Il tartufo è uno straordinario volano del territorio – afferma Stefano Mosca, direttore dell’Ente Fiera – e ogni anno la domanda di tartufo aumenta, anche grazie alla ristorazione internazionale che vede in questo prodotto un tratto d’élite sempre più distintivo».
Difficile fare una stima delle quantità prodotte in Italia: il tartufo, sia bianco che nero, cresce spontaneamente lungo tutto lo stivale. A valore il giro d’affari di prodotti freschi, conservati e a base di tartufo è valutato attorno ai 200 milioni di euro, mentre a livello globale raggiunge tra i 400 e i 500 milioni all’anno, a seconda della disponibilità, qualità e domanda.
La filiera del tartufo in Umbria
Tre fattori che si tenta sempre più di governare, a cominciare proprio dalla disponibilità. E in questo l’Italia è pioniera, poiché a febbraio in Umbria è nata la prima filiera al mondo del tartufo, merito di un bando elaborato dalla Regione: 5,4 milioni di euro messi a disposizione delle imprese agricole e agroindustriali con l’obiettivo di incrementare la produzione, sia nella quantità che nella qualità, e di renderla tracciabile. Cinque le filiere tartuficole nate che coltiveranno quasi 600 ettari di terreni, in prevalenza marginali o abbandonati.Poco giorni fa la stessa Regione ha dato il via libera anche a un disegno di legge per semplificare il riconoscimento delle tartufaie coltivate. «È un primo passo – rileva l’assessore all’Agricoltura, Roberto Morroni – per fare dell’Umbria la “capitale italiana” del tartufo».
La crescita di Urbani tartufi
Una delle filiere avviate è quella capitanata da Urbani Tartufi, a cui si sono uniti 100 produttori, che ha messo a tartuficultura 250 ettari di terreno. Così facendo la produzione stimata, a partire dal decimo anno di vita dell’impianto, è di circa 2mila kg l’anno di tartufo nero pregiato e circa 20mila kg/anno di tartufo estivo.
«Il nostro scopo è triplice: garantire la crescita del mercato del tartufo, creare una vera e propria filiera di tracciabilità e fare del bene all’ambiente» afferma Giammarco Urbani, quinta generazione alla guida dell’azienda assieme a Carlo e Olga. L’azienda di Scheggino (Pg) è leader nella produzione e trasformazione di tartufo (85 milioni di euro di fatturato) e già nel 2017 aveva dato il via al progetto di Truffleland, società specializzata nella produzione e vendita di piantine da tartufo micorrizate, realizzazione di impianti tartufigeni e di tartufaie coltivate. Presente in oltre 80 Paesi nel mondo, da poco ha portato il tartufo anche in grande distribuzione con la Linea Filosofia Naturale di otto referenze, dal tartufo nero affettato alle salse.
Il fondo Italian Fine Food compra Salvini
Savini Tartufi – società toscana che ha raggiunto stabilmente negli ultimi cinque anni un fatturato aggregato di oltre 10 milioni di euro, esportando il 65% circa della produzione in oltre 40 Paesi – è stata la prima acquisizione del fondo private capital Italian Fine Food. Lanciato nei mesi scorsi da Avm Gestioni sgr con l’obiettivo di creare, attraverso acquisizioni e successive aggregazioni, dei “campioni nazionali” in alcuni selezionati prodotti di eccellenza del made in Italy.
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