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Tasca d’Almerita fa shopping di viti autoctone

Rilevate tre tenute per produrre carricante, nerello mascalese e cappuccio

2' di lettura

L’ultima medaglia per Tasca d’Almerita è la nomination di “Cantina europea dell’anno” per il 20° Annual Wine Star Awards di Wine Enthusiast, prestigiosa rivista americana. Per conoscere i vincitori bisognerà aspettare ottobre ma per Tasca d’Almerita, si può dire, è già un successo. E di questo successo è parte integrante il lavoro che la storica cantina siciliana ha fatto sull’Etna con il progetto Tascante che fa parte di una ricerca attraverso i territori più vocati alla viticultura avviata dal 2001 da Alberto Tasca, esponente dell’ottava generazione della famiglia.

Alla tenuta madre, Regaleali, sono stati affiancati, oltre ai vini dell’Etna, Capofaro a Salina nell’arcipelago eoliano, Whitaker nell’antica isola di Mozia e Sallier de La Tour nella Doc Monreale. Ma è il prodotto del Vulcano che ha qualche peculiarità in più: «In questa terra straordinaria siamo entrati in punta di piedi, con il rispetto che si deve a un luogo leggendario - racconta Alberto Tasca -. Qui la nostra storia è giovane. Abbiamo ancora molto da imparare sulla cultura del vulcano. La montagna, anzi, “a Muntagna”, ci ha sedotto da subito». Una sfida, si direbbe, visto quel che dell’Etna dice Lucio Tasca d’Almerita: «Devi essere un fatalista per coltivare viti sull’Etna». E per supportare anche lo sviluppo sull’Etna, Tasca d’Almerita ha emesso un minibond da 3 milioni.

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Il progetto di ricerca e studio del territorio è stato avviato con le prime vinificazioni sperimentali nel 2004 e ha preso poi forma con l’acquisto delle prime vigne nel 2007 in Contrada Sciaranuova e Pianodario, e successivamente in Contrada Rampante, nel 2015.E in questo quadro che si inserisce il progetto Tascante con l’idea di valorizzare la produzione per singola Contrada dell’Etna perché in ciascuna contrada altitudine, composizione del suolo, esposizione, tipologia e morfologia delle lingue di lava disegnano scenari distinti. Ogni contrada è diversa dall’altra anche per i tracciati storici delle eruzioni: dalle colate del 1646, 1879, 1911 , 1981 fino a formazioni più antiche, di 15mila anni fa. A Tascante i vitigni autoctoni nerello mascalese, carricante e nerello cappuccio convivono sul versante settentrionale della montagna, tra Castiglione di Sicilia e Randazzo. «Conoscere il carattere di una terra, capirne le sfumature, individuarne i punti di forza e gli eventuali aspetti più problematici, non è facile e immediato - dice Tasca -. Puoi farti subito un’idea, ma per comprendere i dettagli serve tempo. E i dettagli fanno la differenza. Quando nel 2016 decidemmo di vinificare contrada per contrada ci rendemmo conto che i frutti della parcella antica davano vita ad un vino con caratteristiche peculiari e ancora più ricche di intensità. Abbiamo così deciso, considerando anche l'annata particolarmente vocata alla finezza, di imbottigliarlo a parte». Così è arrivato VV che sta per Vigna Vecchia: 5.700 bottiglie e 209 magnum. La prima produzione della sperimentazione della produzione per contrada. Oggi la produzione è di 111mila bottiglie su 15 ettari vitati. Ma siamo solo all’inizio.

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