Tassa sulle mance, ecco cosa cambierà per camerieri e baristi
Le associazioni di categoria: «Giusto ridurre il carico fiscale». Ma senza i pagamenti elettronici resta il nodo del “nero”
di Manuela Perrone
I punti chiave
3' di lettura
Mance, si volta pagina. Nella bozza di legge di bilancio approvata dal Consiglio dei ministri del 21 novembre è presente una norma che favorisce il personale «impiegato nel settore ricettivo e di somministrazione di pasti e bevande», prevedendo che le mance siano sottoposte a tassazione del 5% anziché a tassazione ordinaria. Un intervento presentato dal Governo come una mano tesa verso camerieri, baristi, facchini e autisti, quell’esercito indispensabile al settore turistico che spesso nel post pandemia si è rivelato introvabile. Anche se gli effetti concreti della novità sono tutti da verificare. Vediamo perché.
Tasse ridotte al 5%
La manovra stabilisce che in tutte le strutture private elencate all’articolo 8 del Codice del turismo - alberghi, bar, ristoranti - le somme destinate dai clienti ai lavoratori a titolo di liberalità, acquisite attraverso il datore di lavoro, siano soggette a una imposta sostitutiva dell’Irpef e delle addizionali regionali e comunali pari al 5%, entro il limite del 25% del reddito percepito nell’anno per le prestazioni da lavoro. L’imposta è applicata dal sostituto d’imposta. E la riduzione vale esclusivamente per i titolari di reddito da lavoro dipendente non superiore, nell’anno precedente, a 50mila euro.
La sentenza della Cassazione
Era stata la Cassazione, un anno fa, accogliendo il ricorso dell’Agenzia delle Entrate impegnata in una controversia con il concierge di un hotel di lusso, a precisare come le regalìe dei clienti al personale fossero da considerarsi a pieno titolo un’entrata originata dal rapporto di lavoro subordinato, soggetta pertanto a tassazione ordinaria. Le laute manece ricevute dal dipendente, dunque, rientravano per i Supremi Giudici nel quadro normativo che detta una sola linea per il reddito da lavoro dipendente, sia ai fini fiscali sia contributivi.
Il taglio avrà l’effetto sperato?
La querelle finita in Cassazione dimostra quale sia la scivolosità della questione. Quella che nella manovra è definita nel titolo «detassazione» e che per la ministra del Turismo, Daniela Santanché, «è una diminuzione di tasse rapida e veloce, il segnale che il Governo vuole premiare chi fa bene e con merito il proprio lavoro», si presta infatti a una doppia lettura. Perché se è vero che le mance oggi sono soggette a tassazione ordinaria, «assimilabili a un ricavo d’impresa: una follia», come ha sottolineato il presidente di Federalberghi Bernabò Bocca, è altrettanto vero che spesso finiscono in contanti direttamente nelle tasche dei lavoratori e sfuggono completamente al Fisco. È tutto da verificare, dunque, se il taglio avrà il triplice effetto sperato: invogliare nuovi addetti a lavorare nel turismo, far emergere il sommerso e aumentare il gettito per lo Stato.
Il nodo dei pagamenti elettronici
Il segretario generale di Confesercenti, Mauro Bussoni, ha espresso con chiarezza la sua perplessità sull’efficacia della misura senza una modifica del metodo di riscossione delle mance. «Non so se la flat tax al 5% riuscirà a favorire l’occupazione nel comparto», ha commentato: «La riduzione del carico fiscale mi sembra giusta, ma sarebbe anche necessario favorire la possibilità di lasciare le mance con carte e Bancomat: un’esigenza sentita soprattutto dai clienti stranieri. I turisti europei e nordamericani chiedono spesso se sia possibile lasciare le mance con carta di credito».
La mossa di Macron in Francia
Non è un caso che a settembre in Francia il presidente Emmanuel Macron abbia annunciato la completa detassazione di tutte le mance pagate con Bancomat e carta. «Si dovrebbe intervenire anche da noi - ha continuato Bussoni - creando un meccanismo semplice e chiaro che permetta al datore di riscuotere le mance pagate con moneta elettronica, magari insieme al conto, e girarle al dipendente cui sono destinate». Nel frattempo, come ha precisato Lino Stoppani, presidente di Fipe, la Federazione italiana pubblici esercizi di Confcommercio, va anche modificato formalmente l’impianto contrattuale, «perché oggi il contratto della ristorazione italiana, che è firmato da Fipe e che è quello più applicato, scrive esplicitamente che le mance sono vietate».
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