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Tatuaggi che passione, in Italia le richieste crescono del 60%

di Monica Melotti

Un elefante a forma di Africa by Alle Tattoo

3' di lettura

La croce alata con il nome del figlio Romeo tatuata sul coppino di David Beckham, una scia di stelle dietro il collo che scende sulla scapola di Rihanna, una poesia del poeta tedesco Rilke con l'aggiunta della scritta “Little Monsters” sul bicipite sinistro di Lady Gaga, la testa di un leone, simbolo di forza e coraggio, sull'indice della mano destra della modella Cara Delevingne; sono alcuni dei tatuaggi delle celebs, ma il fenomeno è trasversale, in forte crescita in tutte le fasce sociali e a qualunque età. Solo in Italia la richiesta dei tatuaggi è aumentata del 60 per cento, secondo l'Istituto superiore di sanità ci sono 7 milioni di tatuati, il 13% della popolazione dai 12 anni in su, tanto che l'Istat ha messo la voce “tatuaggi” nel suo paniere.

Da Beckham a Cara Delevingne: tutti pazzi per i tatuaggi

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«A dare impulso alla crescita del fenomeno sono stati gli influencers, come i cantanti e i calciatori, che postano sui social i loro nuovi tatuaggi», dice Alessandro Bonacorsi, in arte Alle Tattoo, il tatuatore più premiato al mondo, con 12 Guinness dei primati e autore del libro “E se mi tatuassi…” (Ed. Mondadori). «Il tatuaggio ha cambiato percezione e significato nel tempo. Una volta era segno distintivo di gang, marinai ed ex galeotti, ma da anni rappresenta la voglia di personalizzare il proprio corpo con un ricordo importante inciso sulla propria pelle, quasi si volesse fermare il tempo. E' anche cambiata l'età, è vero che il primo disegno si fa in media a 25 anni, con un picco di richieste tra i 35 e i 44 anni, ma io ho tatuato anche una signora di 94 anni, che dopo il terremoto dell'Emilia si è fatta disegnare sul braccio il nome scritto su un campanello appeso allo stipite della porta, l'unica cosa rimasta intatta dopo il crollo della sua casa».

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Body Art sospesa tra Oriente e Occidente
Il tatuaggio è sempre più considerato un'arte, un linguaggio, una forma d'espressione del corpo che col tempo, come ogni forma d'arte, evolve e cambia. «I soggetti tribali sono un pò passati di moda, ora vanno le scritte legate a poesie, canzoni e citazioni –continua Bonacorsi – sono soprattutto le donne a richiedere questo tipo di tattoo e le zone d'elezione sono le braccia, il decolleté, sotto il seno e la caviglia. Gli uomini, invece, preferiscono disegni legati alla forza e potenza che devono essere bene in vista, quindi puntano su braccia e gambe. Sono anche richiesti disegni su mani, collo e viso, ma per arrivare a queste zone bisogna fare un percorso, devono essere un punto d'arrivo dopo diversi tatuaggi e mai prima dei 16 anni e accompagnati dai genitori». Il tatuaggio cambia anche secondo le aree geografiche, c'è una netta distinzione tra Oriente e Occidente: in Asia prediligono quello cultural-religioso, negli Usa, invece, deve essere d'impatto e patriottico. «Il tattoo russo è un vero e proprio linguaggio, soprattutto quello siberiano legato alla mafia e criminalità, quello inglese è old style, rose, ancore, pin up, rondini, teschi e spade; mentre l'italiano è riconosciuto, a livello mondiale, il più artistico per l'eccezionale creatività, è infatti il più seguito sui social».

Professione tatuatore
Aumenta la domanda e di conseguenza aumenta l'offerta e il mestiere del tatuatore è in forte crescita. Il giro d'affari vale circa 100 milioni di euro, per circa 30 mila aziende che lavorano in totale sicurezza, con aghi monouso e sterili, ma c'è anche un sottobosco di abusivi, circa 20 mila persone che s'improvvisano e fanno danni. «Non è sufficiente fare il corso formativo regionale d'igiene per avviare la propria attività – conclude Bonacorsi – ma occorre soprattutto talento, passione e amore per il mondo dei tattoo. Bisogna fare un lungo tirocinio, come apprendista, a fianco di una persona che si stima e con la quale si è in sintonia. E poi aprire la propria mente, perfezionare l'abilità attraverso un corso d'arte, la lettura di libri, i viaggi e altro, e soprattutto fare tantissima pratica. All'inizio della mia carriera non mi sono mai arreso di fronte ai problemi e ho passato interminabili giornate senza mai alzare la testa da pelle e macchinetta».

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