Tav, Foietta: fermarla costerà il doppio che ultimarla. Salvini: no scelte scellerate
di C.A.F.
3' di lettura
Finire la Tav per la parte di competenza italiana costerà circa 2,6 miliardi. Fermarsi qui, invece, costerà al Paese oltre 4 miliardi di euro. Insomma, poco meno del doppio. Senza contare altri effetti collaterali pesanti, come ad esempio il tunnel attuale non più adeguato e “fuori mercato”.
A snocciolare cifre e a reclamare attenzione da parte del governo – nella fattispecie il ministro per le Infrastrutture Danilo Toninelli – è il commissario straordinario per la Torino-Lione Paolo Foietta, intervenuto a un convegno alla Camera. A Foietta risponde il vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini: «Il Governo non è qua per fare scelte scellerate, farà le scelte migliori».
«Oggi il costo per l'Italia del tunnel è di 2,6-2,9 miliardi (dipende dalle stime), ovvero la nostra quota per il 30% dell’investimento complessivo» specifica Foietta. Invece, senza contare le penali, «secondo me c’è da spendere molto di più a interrompere i lavori perchè – spiega il commissario governativo – io ho 1,5 miliardi di spese già fatte, finanziate per il 50% dalla Ue e per il 25%, dalla Francia». È chiaro, secondo Foietta, « che nel momento in cui l’Italia decide di non fare più nulla, questi soldi dovranno essere restituiti ».
A opporsi al completamente della Torino-Lione è soprattutto la parte di governo che fa capo al Movimento 5 stelle, che per rispettare le promesse fatte in campagna elettorare vorrebbe fermare i lavori, arrivando a sostenere che esiste solo un progetto ma non sono ancora stati fatti dei lavori. Istituzioni, Confindustria e tessuto economico del Nordovest hanno manifestato a più riprese in favore della Tav e del suo peso strategico. Il 10 novembre il fronte pro-Tav ha realizzato una grande manifestazione di piazza con oltre 30mila persone a Torino . Il governo ha a più riprese annunciato che l’analisi costi/benefici sarebbe in dirittura d’arrivo ma fino ad oggi non se ne conoscono i risultati.
Inoltre, sono stati realizzati 30 km di gallerie: «Non è che si può andare via e lasciarle così come sono, vanno messe in sicurezza e chiuse: ci sono 200 milioni di euro circa di lavori per 6 o 7 anni per riuscire a metterle in sicurezza. Poi, ci sono 813 milioni di finanziamenti europei già erogati che noi perderemmo . Noi abbiamo un contratto firmato che prevede entro il 2019 di fare 1,9 miliardi di lavori: se non saranno fatti è chiaro che non riceveremo il cofinanziamento di 813 milioni».
Oltre a tutto questo elenco, Foietta sottolinea il fatto che la situazione attuale non può essere considerata ottimale: «Ho un tunnel vecchio, fuori da ogni standard di sicurezza, che non ha più capacità, quindi io dovrò o togliere il passaggio delle merci o spendere moltissimi soldi per avere comunque un oggetto “fuori mercato”. Quindi alla fine la valutazione spannometrica fino ad ora dice che complessivamente a me costerebbe 4 miliardi di euro – fermata i lavori –, quando ne dovrei spendere 2,6 per portarlo a termine».
Paolo Foietta, nel corso del suo intervento fa poi riferimento al difficile – per non dire inesistente – rapporto con il governo: «Di tutte queste cose – sottilinea il commissario straordinario per la Torino-Lione – io ho i dossier che invio regolarmente via Pec (posta elettronica certificata, ndr) ai ministri e al presidente del Consiglio. Penso che l’abbiano ricevuta e spero che non abbiano fatto la fine delle altre 5 o 6 mail Pec con richieste di incontro, dopo le quali non ho ricevuto neanche una telefonata ». In particolare Foietta ricorda che «è un mio dovere riferire al presidente del Consiglio e al ministro delle Infrastrutture». Da parte di quest’ultimo, tuttavia, l’unica comunicazione rivolta al commissario governativo sarebbe arrivata Twitter: «Foietta stia sereno che tanto sta finendo il tempo del suo incarico». A questo messaggio lo stesso Foietta ha replicato: «Mi pare emuli Trump, che licenzia i suoi collaboratori con un tweet».
Lo stesso ministro, rispondendo al question time in Parlamento, a proposito della Tav ha detto che gli esperti della Struttura Tecnica di Missione, attualmente costituita presso il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, per la valutazione delle Grandi Opere, non rispondono «a logiche puramente politiche» ma alcuni di questi esperti hanno «già collaborato con le precedenti
Strutture Tecniche».
loading...