Tav, nell’analisi bis costi superiori ai benefici per soli 2,5 miliardi. Il confronto con 4,2 miliardi del «non fare»
di Giorgio Santilli
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La nuova analisi costi-benefici integrativa per valutare i soli costi italiani consegnata da Marco Ponti al governo si conclude con un risultato negativo di 2,5 miliardi (costi superiori ai benefici) e non 3,5 come detto in alcune anticipazioni. Il dato arriva dal ministero delle Infrastrutture che continua a ritenere lo scarto fra costi e benefici troppo elevato per poter avviare l'opera.
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Considerando la project review fatta nel 2017 sulla tratta nazionale il dato scenderebbe ulteriormente verso 1,5 miliardi. Il dato va confrontato con quello del costo della rinuncia a fare l'opera, dove il lvalore non cambia essendo tutti i costi a carico dell'Italia.
La prima analisi arrivava a un costo massimo del «non fare» l’opera di 4,2 miliardi. Questo spiega perché il premier Conte ha detto di dover ancora valutare attentamente le penali e gli altri costi della rinuncia perché a questo punto non si può escludere che rinunciare alla Tav costerebbe più che farla, considerando che, ovviamente, in caso di rinuncia i benefici tenderebbero a zero e si salverebbero i benefici per lo Stato di far ancora andare le merci su gomma (accise e benzina).
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