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Tavolo per il Pos, tempo scaduto ma sul taglio delle commissioni l’accordo è lontano

Entro il 31 marzo andava trovata un’intesa con gli operatori per portare a zero le commissioni a carico dei commercianti nelle transazioni sotto i 10 euro e per ridurle sotto i 30 euro

di Laura Serafini

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3' di lettura

Scade oggi il termine entro il quale andava trovato un accordo con gli operatori del settore dei pagamenti per portare a zero le commissioni a carico dei commercianti per l’uso del Pos nelle transazioni digitali sotto i 10 euro e per ridurle sotto i 30 euro. Il tavolo presso il ministero dell’Economia per ragionare su questi temi era stato istituito a inizio marzo con un decreto ministeriale. Ma ad oggi una soluzione ancora non c’è e probabilmente ci vorranno ancora parecchi giorni.

La legge finanziaria varata a fine dicembre 2022 prevedeva l’introduzione di una tassazione, un contributo straordinario a carico dei prestatori di servizi di pagamento e dei gestori di circuiti e schemi di pagamento pari al 50% degli utili, al netto degli oneri fiscali, derivanti dalle commissioni e da altri proventi per le transazioni inferiori a 30 euro. Un contributo destinato a scattare nel momento in cui, a partire dal 1° aprile, non sia in vigore una riduzione o l’azzeramento delle commissioni sotto la soglia dei 30 euro.

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Da aprile non scattano le sanzioni sotto forma di tassazione

Da quanto emerge sinora, al momento non succederà proprio nulla. La tassazione non potrà scattare anche per il semplice fatto che non esistono sistemi automatici per individuare i soggetti presso i quali sono passate le transazioni sotto i 30 euro e quante ne sono state fatte. Va quindi messo in piedi un meccanismo di monitoraggio, probabilmente basato sul contributo volontario degli operatori, che forniscono al ministero o a un soggetto preposto questo tipo di dati.

Nella sostanza, quindi, quanto previsto dalla norma introdotta con la finanziaria non può essere considerato perentorio. È più che altro un atto di indirizzo per riuscire a raggiungere l’obiettivo prefissato. Il ministero dell'Economia nella realtà sta lavorando molto alacremente per riuscire a portare a casa un accordo, anche prescindendo dalle scadenze tassative della legge. La modalità prescelta è quella di contatti riservati e bilaterali per convincere ogni partecipante alla filiera dei pagamenti di fare la sua parte in modo costruttivo.

Il rischio dei ricorsi all’Antitrust europeo

L'intesa non potrà che avere la forma di un accordo su base volontaria, altrimenti si potrebbe incorrere facilmente in profili non concorrenziali. Non è un caso che sin da inizio anno, a gennaio, l'Associazione bancaria italiana abbia investito (informando per conoscenza anche la Banca d’Italia) l'Autorità Antitrust per avere un parere preventivo su questa iniziativa. Parere che l’Agcm potrà fornire solo quando ci sarà almeno una bozza di accordo, che al momento non c’è.

La parte più complicata dell’intesa riguarda la possibilità di coinvolgere i circuiti internazionali, come Bancomat, Visa e Mastercard, che hanno un ruolo rilevante nei processi di pagamento ma hanno al contempo anche il problema di non creare in Italia una situazione asimmetrica rispetto alle condizioni che applicano a livello internazionale. All’inizio l’esecutivo italiano sembrava intenzionato ad affrontare la questione della riduzione delle commissioni solo coinvolgendo gli operatori italiani (banche, piattaforme Nexi e Satispay, soggetti che processano i pagamenti come Sia). Ma questo avrebbe poi posto oneri e perdite a carico di soggetti nazionali avvantaggiando i circuiti esteri. Questi ultimi, dal canto loro, avrebbero fatto invece notare che se a loro fosse stato in qualche modo imposto qualsiasi aggravio non condiviso avrebbero potuto fare ricorso all'Antitrust europeo, ovvero la Dg Concorrenza guidata da Margrethe Vestager.

Banca dati delle transazioni sotto i 30 euro

Il percorso, dunque, richiede ancora tempo, anche se non manca la fiducia nella possibilità di trovare un punto di caduta. Rispetto alle sanzioni previste dalla normativa, d’altro canto, nulla impedisce che, una volta trovata un’intesa, possa essere messo in piedi un sistema di monitoraggio che vada a misurare a ritroso quanto avvenuto nelle transazioni dal primo aprile in poi. La legge, in ogni caso, stabilisce che le banche possano trattenere lo 0,2% per le transazioni con carta di debito o bancomat e lo 0,3% per quelle con carta di credito. Poi ci sono i circuiti di pagamento, di cui parlavamo in precedenza, che prevedono commissioni dello 0,2% per il bancomat e fino allo 0,5% per le carte di credito. C’è poi il costo del Pos, con una commissione dello 0,3/0,4 per cento.

La stima è che le transazioni con il bancomat abbiano costi medi per l’esercente dello 0,7% che arrivano all’1,2 per cento per la carta di credito. Nel caso dei micropagamenti, sotto i 10 euro, molte banche già prevedono zero commissioni; il circuito Bancomat aveva già azzerato le commissioni sotto i 5 euro fino al 2023. L’obiettivo del governo è fare quel salto in più che consenta di arrivare a zero costi per i commercianti sotto i 10 euro.


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