«Teatri e musei sostenuti, ora i fondi del Recovery per rilanciare il Cinema»
di Marilena Pirrelli
3' di lettura
Quando immaginiamo uno sviluppo economico che permetta di far uscire il Paese dalla crisi dell’emergenza Covid pensiamo anche alle risorse culturali e alla loro valorizzazione. Il loro contributo per sbloccare il Paese è necessario. Il binomio cultura e sviluppo è stato al centro degli Stati Generali della Cultura organizzato da Il Sole 24 Ore, che ha visto la partecipazione del ministro della Cultura Dario Franceschini. In apertura il ministro, in dialogo a distanza con il direttore de Il Sole 24 Ore Fabio Tamburini, ha ricordato l’approvazione del decreto-legge che introduce «misure urgenti per la tutela delle vie d’acqua di interesse culturale e per la salvaguardia di Venezia» che riscriverà la storia della Laguna. «All’inizio del mandato del governo Conte avevo preso l’impegno a bloccare il passaggio delle grandi navi da San Marco, tutto il mondo aveva acceso i riflettori su quel passaggio e l’Unesco aveva minacciato di mettere Venezia nella lista dei siti a rischio. Sarebbe stata un’umiliazione. Dal 1° agosto il transito nel Bacino di San Marco, nel Canale di San Marco e nel Canale della Giudecca è vietato con pieno accordo tra le parti interessate» afferma soddisfatto il ministro. «Abbiamo risposto a quello che la comunità internazionale ci chiedeva. Una scelta coraggiosa di questo governo, ci sarà un risarcimento per chi sarà danneggiato dal blocco. Si sta studiando una soluzione definitiva con un concorso di idee fuori Laguna per gli approdi esterni».
La gestione del Recovery è la priorità anche per il rilancio della cultura italiana. «Ci sono tanti soldi che vanno gestiti, un miliardo per i borghi, 600 milioni per il recupero dei casali e il restauro delle chiese – spiega il ministro. – Tra le molte sfide, tra le più importanti c’è quella del cinema e dell’audiovisivo. «Abbiamo messo 300 milioni per il raddoppio e la crescita di Cinecittà e lanciato il tax credit che ha fatto aumentare il lavoro nel settore, una legge che è stata un forte attrattore a livello internazionale». Il settore è destinato a crescere: «L’investimento su cinema e audiovisivo è una delle più grandi operazioni industriali dei prossimi anni, non è soltanto fare cultura e fare del bene, è anche fare reddito».
«Pubblico e privato debbono collaborare – ha ribadito il ministro –, in Italia c’è sempre stata una contrapposizione ideologica che ho cercato da subito di rompere. Da parte nostra c’è piena apertura al privato. Bisogna pensare però che i musei non fanno reddito, fanno servizio, i concessionari fanno utili, come anche il miglior teatro punta al pareggio. Questa contrapposizione ideologica ha rallentato molto».
Franceschini ha ricordato l’istituzione dell’Art Bonus per il mecenatismo dei privati: «In cinque anni abbiamo raccolto 500 milioni, sembra tanto ma non lo è, serve molto di più, vorrei che nella cultura delle imprese italiane prendesse piede il give back inglese, perché quando vendi un prodotto italiano nel mondo, da un paio di scarpe a una bottiglia di vino, lo vendi perché dietro c’è l’Italia con la sua bellezza e il suo patrimonio culturale. Per questo – ha sottolineato – vorrei che una parte del bilancio sociale delle imprese fosse dedicata alla tutela del patrimonio italiano. Da parte del pubblico non ci sono barriere ideologiche, c’è apertura totale ma serve un forte contributo del privato. A chi dice che c’è il pubblico che organizza e il privato che solo sponsorizza dico che ho lavorato molto con le Fondazioni, dove pubblico e privato collaborano nella gestione. E nel Terzo settore c’è uno spazio enorme, cito ad esempio il Fai che recupera e valorizza. Lavoro e volontariato non si sovrappongono ma si incrociano con competenze diverse». Infine Franceschini, che sin dal primo mandato aveva detto di essere alla guida del più importante ministero economico italiano, ha concluso: «Gli investimenti in cultura sono investimenti economici che creano lavoro, sviluppo e hanno un forte moltiplicatore sul Pil. Ma è illusorio pensare di fare utili direttamente con la gestione di un museo, tuttavia con molte attività culturali si possono fare utili e creare lavoro a cominciare proprio dai servizi aggiuntivi e di accoglienza. Gli investimenti in cultura sono fondamentali e il mix tra innovazione, creatività e digitale crea sviluppo economico e lo dimostra l’accento che il governo ha messo su questo settore nel Recovery».
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