Tecnologie digitali e Ict: i big della moda pronti ad aumentare gli investimenti
La conferma arriva dai risultati della ricerca Sda Bocconi per Certilogo e Besight: oltre la metà delle aziende interpellate, soprattutto medio-grandi, prevede una crescita a un tasso del 10% o superiore nei prossimi tre anni
di Silvia Pieraccini
2' di lettura
Il Covid ha stravolto le strategie aziendali e, in molti casi, congelato gli investimenti (anche) delle aziende della moda e del lusso investite dalle difficoltà generate dalla pandemia. C'è però un comparto in cui questi investimenti non si fermeranno e, anzi, sono destinati ad accelerare nei prossimi tre anni, ed è quello delle tecnologie digitali e Ict. Dall'ecommerce alla customer experience, dall'analisi dei dati per conoscere i consumatori e prevedere comportamenti al lancio di nuovi prodotti, dagli showroom alle passerelle virtuali, le aziende della moda e del lusso sono impegnate a migliorare attitudine e processi digitali.
Termometro digitale sul 52% del fatturato di settore
Lo conferma una ricerca svolta da Sda Bocconi per due aziende tecnologiche che operano nel settore moda, Certilogo e Besight, con il patrocinio di Confindustria Moda, ricerca che ha puntato a misurare la capacità digitale di adattamento del sistema moda a questa fase complicata. Il campione di intervistati nei mesi di settembre e ottobre è rappresentato da 101 aziende, soprattutto medio-grandi, che assorbono il 52% del fatturato del settore moda e lusso (si va da Prada, Armani, MaxMara, Moncler, Dolce e Gabbana, Ferragamo, Valentino, Gucci, alle catene Ovs, Rinascente, Calzedonia, ai produttori Marzotto, Albini, Mabi). Il risultato è netto: più della metà delle aziende (il 55%) afferma che gli investimenti in digital e Ict cresceranno a un tasso del 10% o superiore nei prossimi tre anni; solo il 9% delle aziende dichiara che questo tipo di investimenti diminuirà. Il tassello strategico su cui resta da lavorare è la digitalizzazione della filiera produttiva (spesso esterna). «C'è un bisogno emergente di tracciare la filiera produttiva – ha spiegato Paolo Pasini, professore associato di Practice, Information systems & It/digital management alla Sda Bocconi – e dunque il modo in cui i prodotti escono dalla fabbrica, arrivano in azienda e poi in negozio. La digitalizzazione del prodotto è fondamentale e apre anche il problema della gestione dei resi».
Il cambio di passo nell’organizzazione
Secondo la ricerca il 36% delle aziende oggi ha digitalizzato il prodotto con lo smart tagging, sia per scopi industriali e di controllo della filiera sia per offrire esperienze e servizi al consumatore finale. Ma se la tecnologia è pronta a coprire ogni anello della filiera, le aziende del fashion & luxury sono pronte al loro interno a cambiare l'organizzazione? Dalla ricerca emerge un indirizzo non ancora ben delineato: le imprese appaiono abbastanza pronte a livello organizzativo, sul fronte dei metodi e delle pratiche necessarie per sviluppare il cambiamento digitale, ma devono migliorare le attitudini comportamentali, lavorando di più sulla cultura digitale, sulla capacità di lavorare in team, sugli aspetti soft del cambiamento. «Nel complesso le aziende della moda e del lusso risultano resilienti dal punto di vista digitale – ha affermato Rossella Munafò, chief marketing officer di Certilogo – e ci sono più luci che ombre nei loro comportamenti».
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