la fiera di Teheran

Teer Art piccola ma promettente

di Hannah Jacobi

6' di lettura

Ha chiuso le porte venerdì 28 giugno la seconda edizione della fiera Teer Art , al 6. piano del complesso commerciale Charsou, al centro di Teheran. Con sole 19 gallerie partecipanti la fiera è, a confronto di altri eventi internazionali, piuttosto piccola, ma ha potuto registrare un afflusso stimato di 8.000 visitatori in quattro giorni, dal 25 al 28 giugno. Oltre alla fiera, c'era un ampio programma di talk sopportato dalla fondazione dell'editore e collezionista Ehsan Lajevardi.

La prima edizione nel 2018, a cui hanno partecipato 11 gallerie locali, è stata lanciata poco dopo la cancellazione da parte degli Stati Uniti dell'accordo sul nucleare. Oggi, nonostante l'inasprimento delle sanzioni contro l'Iran, la svalutazione della valuta locale, il Rial, e il rischio di una guerra con gli Stati Uniti, la seconda edizione della fiera ha attratto otto gallerie in più, tra cui la giovane Emrooz di Isfahan e il Pirsook Art Space di Shiraz. Fatto notevole, in quanto il grosso della scena artistica iraniana è incentrato nella capitale e gli sforzi significativi nelle altre città sono lenti a venire alla ribalta. Inoltre, mentre nel primo anno hanno partecipato solo gallerie affermate, quest'anno si è vista una miscela tra gallerie che caratterizzano la scena artistica contemporanea dell'Iran da tanti anni, come Assar Art, Etemad, Homa Art, Mohsen, Silk Road e Azad Art , e gallerie piuttosto nuove come 009821 Projects, Inja e Hedayat Art.

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La componente internazionale. C'era anche una galleria internazionale, Badguir , piattaforma per l'arte mediorientale ed iraniana a Parigi. “Ci piacerebbe veder crescere la partecipazione internazionale” ha detto ad ArtEconomy24 Hormoz Hematian, proprietario della galleria Dastan e cofondatore della fiera, “ma il focus della fiera rimane l'arte iraniana. La vivace scena artistica locale è ancora giovane, emersa solo una ventina di anni fa. Ad oggi abbiamo ancora un problema di infrastruttura, c'era un'urgente necessità di una vera fiera d'arte.” Hematian crede che in Iran ci sia una grandissima richiesta di vedere ed anche acquistare arte contemporanea e ha fondato la fiera per rispondere a questa domanda e per creare una struttura in cui le gallerie possano dialogare e collaborare.

L’arte iraniana in fiera a Teheran

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Il modello di business. Accanto a lui ci sono Maryam Majd, direttrice della fiera e coproprietaria della galleria Assar Art, Hamidreza Pejman, collezionista e fondatore della Pejman Foundation , e Arash Razaghi, proprietario di una stamperia. La fiera si sostiene grazie alla loro iniziativa privata, all’intervento di sponsor finanziari e tecnici, alla biglietteria (il costo del biglietto d'ingresso era meno di un euro) e all'affitto degli stand, che costano circa 150 € al metro quadro. Per incrementare la qualità, la fiera ha offerto uno sconto del 25% alle gallerie che presentavano uno stand monografico. Teer Art organizza anche la Teer Art Week, che si è tenuta per la prima volta a gennaio 2019.

Le voci di dissenso. Non per tutte le gallerie locali, però, Teer Art sembra essere la strada giusta: le gallerie Ab/Anbar, Aaran e Khak , che sono tra le più consolidate e attive a Teheran e che hanno preso parte alla prima edizione, quest'anno non sono ritornate. Anche Behzad Nejadghanbar di Emkan , giovane galleria molto popolare tra gli artisti di Teheran, ha deciso di non farne parte. “Nonostante una fiera dovrebbe rendere visibile una grande diversità di approcci, Teer Art sembra rappresentare solo un certo gusto e determinati tipi di opere d'arte che vendono bene, ma che non si intonano con l'approccio della mia galleria” ha commentato Nejadghanbar. Anche Orkideh Daroodi della galleria O , che ha partecipato per la seconda volta, era piuttosto delusa della qualità dei lavori presentati. A suo parere “solo tre o quattro stand mostravano lavori di qualità.”

Le tematiche trattate dagli artisti. Le gallerie non hanno corso grandi rischi con la selezione di artisti e opere. Come generalmente accade nella scena artistica in Iran, non si vedono di frequente approcci sperimentali e atteggiamenti critici. E neanche in fiera. Tra gli artisti più interessanti c'era Ali Nassir, artista nato nel 1951 che vive a Berlino, con una personale dalla galleria O. I suoi dipinti su tela e carta in colori vivaci riflettono sull'uomo, sugli oggetti e sulla loro relazione nel mondo contemporaneo. Anche lo scultore Mohammad Hossein Emad (1957), presentato da Assar Art, appartiene alla stessa generazione ed è uno degli artisti più noti in Iran. Le sue sculture di legno, metallo e altri materiali trattano il vuoto e i concetti spaziali contrastanti di leggerezza e solidità. Il pittore Iman Afsarian (1974), pure da Assar Art, dipinge alla maniera di un vecchio maestro dettagli delle case e dei luoghi scomparsi a Teheran, trasmettendo la malinconica sensazione di perdita. Mahmoud Bakhshi (1977), con una personale da 009821 Projects, è uno degli artisti più concettuali. Presentava varie opere tra cui disegni sui pacchetti di sigarette Bahman facenti parte di un suo progetto più ampio che si occupa dell'estetica della rivoluzione islamica.

Le vendite. Il bilancio di Hematian è positivo nonostante le sanzioni che stanno mettendo in pericolo tanti rami economici e che hanno effetto anche sul mercato d'arte. Secondo l'organizzazione, il secondo giorno della fiera la metà delle gallerie hanno venduto abbastanza da coprire i loro costi. La sua galleria ha allestito due stand: una personale del duo di artisti Peybak, entrambi nati nel 1984, che già mercoledì ha fatto il tutto esaurito. I dipinti di varie dimensioni sono stati venduti a prezzi tra circa 500 e 24.000 €. L'altro stand mostrava outsider art e pure ha registrato buone vendite a prezzi anche sotto i 100 € per le piccole dimensioni.

Anche la galleria O è rimasta soddisfatta delle vendite: ha ceduto tutte le tele di grandi dimensioni e alcuni lavori su carta di Ali Nassir a prezzi da circa 1.500 a 6.000 €, che sono cifre molto inferiori rispetto a quelle che l'artista registra sul mercato internazionale. “Due anni fa a Dubai abbiamo venduto una grande tela a 17.000 €.” Con i tassi di cambio attuali, sarebbe tre volte il prezzo realizzato ora. Tuttavia “è un'iniziativa importante e può solo migliorare” ha detto la gallerista. “La possibilità per noi gallerie di esporci a un pubblico più ampio e anche internazionale deve però ancora crescere”.

Sembra che soprattutto i generi d'arte classici, come pittura, disegno e scultura, abbiano venduto bene. Per Badguir di Parigi, che presentava cinque fotografi iraniani giovani che vivono sin in Iran che all'estero, è stato più difficile. “Abbiamo venduto alcune fotografie a circa 1.500 €” ha detto Zahra Jahanbakhsh, fondatrice dello spazio, “ma in generale è difficile vendere fotografia in Iran. I collezionisti non hanno ancora molta familiarità con questo genere d'arte. Ma a lungo termine crediamo che il mercato in Iran migliorerà per nostri artisti”.

L'opera più cara della fiera era allo stand della galleria Vali Art : un dipinto di Sohrab Sepehri (1928-1980), artista moderno iraniano (il periodo moderno in Iran viene datato tra il 1940 e il 1979, anno della rivoluzione islamica), a circa 350.000 €. Un dato che manifesta la differenza tra i prezzi dell'arte iraniana moderna e quella contemporanea.

I collezionisti. La maggior parte degli collezionisti in fiera erano iraniani. Tra loro l'imprenditore Masoud Akhavan, che colleziona soprattutto arte iraniana contemporanea e moderna, ha acquistato un grande dipinto in sei parti della pittrice Jaleh Talebpour (1980), presentata da Iranshahr , a circa 7.000 € e un lavoro della giovane fotografa Negar Yaghmaian (1984), presentata da Badguir, a circa 1.500 €. “Potrebbero esserci anche più collezionisti locali, per non parlare degli stranieri!” ha commentato il collezionista. La gallerista Orkideh Daroodi ha confermato che i compratori in fiera erano già loro clienti.

Jean Marc Decrop, collezionista ed art dealer francese specializzato in arte cinese, è venuto a Teheran apposta per la fiera e ne è rimasto entusiasta. “L'organizzazione è molto professionale, ha uno standard internazionale - ha commentato -. Ci sono artisti di qualità museale e ottime gallerie che li promuovono”. Ha acquistato un paio di lavori per mostre a Shanghai e Hong Kong, tra cui tre sculture di uno dei suoi artisti iraniani preferiti, Mohammad Hossein Emad (1957), due piccoli pezzi a circa 3.500 € ciascuno e uno grande a circa 12.500 €. Inoltre ha comprato una tela della giovane artista Hoda Kashiha (1986) a circa 1.800 € e un dipinto di Farrokh Mahdavi (1970) a circa 2.700 €, due artisti entrambi ora esposti al Palais de Tokyo di Parigi. “Si può dire che, grazie all'inflazione che stiamo vivendo attualmente, i prezzi sono molto favorevoli per chi viene dall'estero” ha commentato Hematian.

Un altro entusiasta dell'arte iraniana è il gallerista italiano Daniele Balice di Balice Hertling , con sede a Parigi. Doveva esserci anche lui a Teheran con la sua galleria, con l'artista iraniana Behjat Sadr (1924-2009). “Ho cancellato per ragioni personali e difficoltà organizzative” ha spiegato. “La mia assenza non ha avuto niente a che fare con la situazione politica o le sanzioni, anzi”. Per Balice, che ha fatto anche parte della commissione selezionatrice delle gallerie che hanno partecipato a Teer Art, è importante stabilire un rapporto di scambio con la scena artistica locale, che trova molto affascinante. Secondo lui, c'è un enorme potenziale nella fiera: “dovrebbero aprirla e presentare anche artisti internazionali a Teheran. Bisogna pensare che nel prossimo futuro anche i collezionisti internazionali verranno a Teheran per Teer Art e lì vorranno acquistare di tutto, non solo artisti iraniani”.

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