Telecom Italia, spunta l’ipotesi di un’Opa parziale
Lunedì titolo alle stelle: piano per la cessione di asset e poi offerta non totalitaria. Fra giovedì e venerdì incontri a Palazzo Chigi con i vertici di Tim, Cdp e Vivendi
di Andrea Biondi
3' di lettura
Accelerazione del titolo Tim in Borsa che ieri ha chiuso con un balzo del 10,65% fino a superare i 24 centesimi di euro. Ma accelerazione anche dalle parti del Governo, con incontri con gli interessati alla partita della Rete unica – i vertici di Cdp, Tim e Vivendi – che, a quanto risulta al Sole 24 Ore, sarebbero in via di calendarizzazione fra giovedì e venerdì.
La prima ipotesi
Entra sempre più nel vivo l’azione di Palazzo Chigi sul dossier rete unica che, al momento, vede sul tavolo tre ipotesi di lavoro. La prima, già avviata, frutto di un MoU e che ha una deadline al 30 novembre quando Cdp sarà chiamata a un’offerta non vincolante per la Netco Tim (rete più Sparkle).
Secondo il cronoprogramma previsto dal memorandum of understanding sottoscritto a fine maggio da Cdp, Tim, Open Fiber, Kkr e Macquarie, in questa fase avremmo dovuto essere già verso la definizione dell'offerta vincolante. E invece il progetto, con tutta la sua diatriba sulla differenza di valutazioni fra Cdp in veste di compratore (disposta ad arrivare a 15 miliardi) e Vivendi in quella di venditore (con la sua richiesta di 31 miliardi), sembrerebbe dover cedere il passo, a meno di sorprese.
La seconda ipotesi
La seconda ipotesi di lavoro sta nel piano “Minerva” nato all’interno di Fratelli d’Italia e che ha nel sottosegretario a Palazzo Chigi con deleghe all’innovazione digitale, Alessio Butti, il suo ideatore. Alla base del piano, secondo indiscrezioni di mercato, ci sarebbe un’Opa di Cdp sull’intera Tim.
La terza ipotesi
C’è infine un altro piano che rappresenta in qualche modo una variazione al tema: un’Opa lanciata da Cdp, ma insieme a Kkr, Macquarie e Vivendi.
Tre differenti partiture ma che arrivano a un medesimo risultato: una rete “di Stato”. E del resto questa è l’unica indicazione arrivata dalla premier Giorgia Meloni.
Che questo obiettivo, un piano per la rete controllata dal Governo, sia una priorità l'ha puntualizzato anche il sottosegretario Alessio Butti sabato a Sky Tg24, annunciando incontri con i diversi stakeholder per definire il percorso migliore per arrivare a una rete unica a controllo statale. Parole accolte positivamente da Vivendi che attraverso un portavoce ha manifestato la disponibilità a trovare una soluzione in tempi brevi. Ma anche parole, quelle di Butti, che hanno messo il turbo al titolo con gli investitori tornati a scommettere sul lancio di un’Opa sulla compagnia da parte di Cassa Depositi e Prestiti.
L’idea si scontra con le diffidenze di chi evidenzia che un’offerta da parte di Cdp sia insostenibile per la Cassa. Cosa, quest’ultima, che sarebbe fuor di dubbio se si pensasse a un’Opa totalitaria. A quanto risulta al Sole 24 Ore non sarebbe però questo il perno del piano Minerva, che invece punterebbe a un’Opa parziale. Per la quale, evidentemente, resterebbe il problema del consolidamento del debito da parte di Cdp che però sarebbe aggirato dalla vendita – che dovrebbe essere addirittura preventiva – di Tim Brasil e della parte servizi. Poi seguirebbe l’ingresso di Open Fiber (controllata al 60% da Cdp e al 40% da Macquarie).
Le slide e l’investimento
Interpellato il sottosegretario Butti ha opposto un «no comment» in attesa della distribuzione delle deleghe e delle determinazioni finali, quindi, del Governo. A ogni modo, in alcune slide di presentazione visionate dal Sole 24 Ore è indicato un investimento netto di 1 miliardo per Cdp con un «risultato equo per tutte le parti interessate: large stakeholders (Vivendi), fondi (Kkr e Macquarie), Olo, azionisti e forza lavoro». Vivendi e i fondi, del resto, potrebbero far parte della società in quote di minoranza. A supporto di questo schema restano, infine, le parole dette dallo stesso Butti in un’intervista al sito Key4biz in estate: «La rete non va separata, deve rimanere invece in capo a Tim e deve essere semmai Tim ad aggregare sotto di sé la rete di Open Fiber. Sono i servizi a dover essere dismessi».
Sullo sfondo rimane una terza ipotesi: quella dell’Opa “collettiva” sulla quale però i fondi in primis sembrerebbero scettici per la sua complessità di tenere insieme tutte le parti.
Si vedrà. Intanto l’ad Tim Pietro Labriola – confermato nel board di Gsma, l’associazione mondiale degli operatori di telefonia mobile che come presidente ha eletto José María Álvarez-Pallete López, ceo di Telefonica – si prepara al Cda di domani, che oltre ai conti vedrà sul tavolo l’avvio della vendita della parte Enterprise e la questione del nuovo consigliere in sostituzione di Luca de Meo, con la candidatura forte di Stefano Proverbio (McKinsey) e Vivendi che spinge per Massimo Sarmi.
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