Telecom, con la vendita della rete debito netto abbattuto di 6 miliardi
Il debito complessivo supera tuttora in bilancio i 31 miliardi di euro. L’offerta di Kkr per Netco ha una base di 20 miliardi in termini di enterprise value
di Antonella Olivieri
I punti chiave
4' di lettura
L’obiettivo non è solo quello di recuperare libertà d’azione sotto il profilo regolamentare, ma anche (e soprattutto) quello di sollevare Tim dal peso di un debito complessivo, accumulatosi negli anni, che supera tuttora in bilancio i 31 miliardi e minaccia di schiacciarla ancor di più in prospettiva. Se Tim dovesse rifinanziare la sola parte del debito costituita da obbligazioni (oltre 17 miliardi) ai tassi delle ultime emissioni, intorno all’8%, dovrebbe sborsare più di mezzo miliardo di oneri finanziari aggiuntivi all’anno, aggravando di oltre un terzo la relativa voce in bilancio.
Cantiere ad hoc
Non è perciò un caso che, nell’ambito dei negoziati in esclusiva in corso tra Kkr e Tim, un cantiere ad hoc sia dedicato proprio al debito e alla sua gestione in vista della separazione della rete dal resto delle attività. Negoziati dai quali dipende la possibilità per Tim di migliorare di un qualche centinaio di milioni, grazie alla sola componente debito, l’offerta che parte da una base in termini di enterprise value (debito più equity) di 20 miliardi (non 21 come si pensava finora) per arrivare fino a 23 miliardi. Nella forchetta di prezzo, per il resto, sono compresi earnout, cioè pagamenti addizionali al verificarsi di determinate condizioni - la principale è la realizzazione della “rete unica”, l’unificazione con la rete di Open Fiber, se in grado di sprigionare sinergie - e opzioni di sell & lease back, vendita con patto di locazione di alcune attività, che Tim potrà o meno esercitare.
Si può discutere sulla logica industriale dello scorporo della rete, ma sotto il profilo finanziario l’operazione permetterà di cancellare all’incirca 6 miliardi di indebitamento netto. Arrotondando le cifre, si parte da un indebitamento finanziario netto di gruppo after lease (escluse cioè le locazioni finanziarie) vicino ai 21 miliardi.
Il nodo della leva
La ServiceCo - la società dei servizi che resterà a gestire le altre attività dopo il distacco dalla rete e da Sparkle (la società dei cavi internazionali) - non può permettersi una leva superiore a 2 se vuole camminare sulle proprie gambe e cogliere le opportunità di crescita che dovessero presentarsi. L’Ebitda atteso è di circa 3-3,2 miliardi, il che significa che per mantenere la leva nel rapporto di 1,5-2 volte - come indicato nel corso dell’ultima conference call dall’ad Pietro Labriola - l’indebitamento finanziario netto iniziale dovrà essere dell’ordine di 5 miliardi.
La NetCo, per la sua natura infrastrutturale, potrà sopportare invece un livello di indebitamento ben superiore a quello della ServiceCo, con una leva, secondo gli analisti, anche di 6 volte, sebbene Kkr preferisca mantenere la società più leggera, considerata la necessità di fare investimenti per ammodernare la rete, indicativamente quindi con una leva intorno a 5 volte, e dunque con un debito iniziale di circa 10 miliardi.
La somma dei due indebitamenti netti after lease, sempre largo circa, fa 15 miliardi, cioè 6 miliardi in meno del dato attuale, a significare che parte del debito sarà cancellata. Come? Con l’introito della vendita della rete: circa 8 miliardi sui 10 di equity dell’offerta-base da 20 miliardi di Ev, considerato che una parte è già stata incassata da Tim con la vendita di una quota di minoranza di FiberCop, la joint con Kkr sulla rete d’accesso.
Sarà cancellata la parte di debito più costosa, un’altra parte sarà scambiata con emissioni a condizioni allineate al nuovo profilo finanziario di Tim, ma buona parte del debito sarà semplicemente trasferita o mantenuta perchè è l’opzione più conveniente. I prestiti a medio e lungo termine, accesi nella lunga stagione dei tassi bassi quando Tim ancora godeva di un merito di credito da investment grade, sono infatti “preziosi”, visto che in alcuni casi hanno un costo inferiore al 3% o addirittura al 2%. Cosa che ha permesso finora a Tim di mantenere mediamente il costo del debito complessivo, after lease, al 4,4%. Poter finanziare lo sviluppo della rete ancora per anni a questi tassi - inferiori al 5-5,5% che anche un emittente di solidità elevata pagherebbe per raccogliere denaro - è dunque un valore che Tim dovrebbe, almeno in parte, monetizzare.
Ristrutturazione del debito e rating
L’imponente opera di ristrutturazione del debito, indotta dalla separazione tra le attività commerciali e le attività infrastrutturali, non produrrà però da subito il recupero del pieno merito di credito da parte di Tim, che è sotto di diversi gradini al livello di investment grade (B1 per Moody’s, B+ per S&P, BB- per Fitch, con outlook negativo per tutte e tre le agenzie). Migliorerà però certamente il rating: un’idea più precisa si avrà quando, tra qualche settimana, si sarà concluso il processo di assessment in corso. E nel giro di un paio d’anni, se la ServiceCo dimostrerà di essere in grado di mantenere una leva inferiore a 2, Tim potrà ragionevolmente aspirare a tornare al livello di investment grade, che ha perso quattro anni fa, e a farsi spazio quindi nei portafogli di una platea più ampia di investitori istituzionali.
La quota di Tim in NetCo
Ultima considerazione: se Tim non dovesse tagliare di netto il cordone ombelicale con la rete, cosa che il management preferirebbe fare per cogliere altre opportunità industriali, questo non sarebbe un fattore negativo, ma addirittura positivo, ai fini della valutazione del rating. Infatti, mantenendo una quota del 5%-10% in NetCo, Tim rinuncerebbe a incassare nell’immediato 500 milioni-1 miliardo di euro, ma si ritroverebbe in mano una partecipazione destinata ad aumentare di valore se il piano di Kkr avrà successo.
L’offerta vincolante di Kkr è attesa entro il 30 settembre, mentre il closing è previsto a giugno dell’anno prossimo. Il vantaggio è che da maggio 2024 a maggio 2025 non ci sono sostanzialmente bond in scadenza e questo permetterà di spacchettare senza assillo il debito.
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