Tempesta perfetta sull’auto, ora il settore chiede sostegni
di Filomena Greco
2' di lettura
L’anno nero dell’auto, con le fabbriche chiuse per settimane in tutta Europa e una produzione che in Italia è calata, nel complesso – assemblaggio autoveicoli e componentistica – del 21% sul 2019. Il 2020 ha avuto pochi precedenti nella storia industriale del comparto, con un mix pesante di calo della produzione e contrazione della domanda di mercato. E la cosa ancora più preoccupante è che la spinta verso la transizione green, accanto alle enormi difficoltà di approvvigionamento di componenti e semiconduttori, sta condizionando anche il 2021. L’automotive Made in Italy sta cambiando pelle. Due gli indicatori chiave: il primo riguarda la produzione 2020, con il 10% delle autovetture assemblate in Italia – in totale 780mila unità compresi i commerciali leggeri – ricaricabile o ibrido. Il secondo guarda alla capacità delle imprese italiane di mettersi in pista per accelerare il trasferimento tecnologico e l’innovazione sui driver della mobilità del futuro: l’ultimo rapporto dell’Osservatorio della Componentistica auto realizzato da Camera di commercio di Torino, Anfia e Università Ca’ Foscari rivela che la percentuale di fornitori posizionati sui powertrain elettrificati è pari al 47,5%.
L’anno del Covid-19 ha ridimensionato dunque la produzione dell’intero comparto, con una contrazione quasi doppia rispetto all’indice di produzione industriale nel suo complesso, a conferma del fatto che il settore è tra quelli che ha sofferto maggiormente. Nell’ultimo trimestre dell’anno scorso comunque la produzione ha invertito la marcia dopo 27 cali mensili consecutivi, iniziati a luglio 2018 come ha rilevato l'Anfia. Il 2021 è iniziato bene, poi il dato sulla produzione industriale ha iniziato a raffreddarsi a ridosso dell’estate, in parallelo con l’acuirsi dei problemi legati allo shortage di semiconduttori. E se nei primi otto mesi dell’anno la produzione è comunque in recupero di oltre il 40% rispetto ai volumi del 2020, ha già accumulato un gap negativo rispetto alla fase pre-Covid dell’8,6%. Se si considera solo il numero di auto prodotte, da gennaio ad agosto, il calo rispetto al periodo pre-Covid è di oltre il 22%. Le aspettative sul Pnrr in realtà sono rimaste in parte deluse. A più voci gli operatori chiedono un sostegno strutturale alla transizione e alla riconversione di una parte dell’indotto auto, storicamente specializzato nel powertrain tradizionale, diesel e benzina, destinato a uscire dai radar a partire dal 2035 come prevede la strategia Fit455 dell’Unione europea. Altrettanto forte è la richiesta di un piano pluriennale di incentivi a sostegno della domanda, per evitare l’effetto stop and go sul mercato.
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