Al via il torneo

Tennis, a Wimbledon l’erba è più verde

Riparte dopo lo stop del 2020 il più elegante e prestigioso appuntamento tennistico: ci sono Federer e Serena Williams in cerca di rivalsa. E ben 13 italiani

di Eliana Di Caro

Roger Federe e Novak Djokovic alle fine della storica finale a Wimbledon nel 2019, vinta dal secondo al quinto set (Afp)

4' di lettura

La tenuta del principe Roger o il potenziale Grande Slam di Nole? O addirittura la sorpresa di uno dei tredici italiani in tabellone (solo tre le tenniste) che si fa strada tra i soliti noti? La vigilia di Wimbledon, quest’anno, è elettrizzante per tanti motivi.

Prima di tutto perché, semplicemente, si torna in campo: ancora non ci si crede che l’anno scorso non si sia giocato il torneo più elegante e prestigioso del tennis. Anche chi preferisce la terra rossa, non può non riconoscere che i quindici giorni all’All England Lawn and Croquet Club siano la competizione, l’essenza di uno sport capace di tenere in religioso silenzio 15mila persone. Quest’anno in realtà saranno ben di meno - la metà della capienza - lungo il corso delle due settimane, con la possibilità di arrivare ai numeri consueti per le finali, ma dipenderà dall’evoluzione della variante Delta del Covid-19, in un Paese in cui la pandemia è stata feroce e le preoccupazioni sono sempre deste.

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Dopo il ritiro di Rafa Nadal (che non giocherà neanche le Olimpiadi) crescono dunque le chance per il campione in carica Djokovic di inanellare le vittorie dei quattro tornei più importanti: dopo aver trionfato in Australia e a Parigi, le sue motivazioni - e la concreta possibilità - di un successo a Wimbledon aumentano. Gli darà battaglia l’“attempato” e amatissimo svizzero Federer, che con i suoi 39 anni (l’8 agosto saranno 40) potrebbe estrarre dal cilindro una prestazione brillante con cui chiudere la sua esperienza sull’erba londinese, a dispetto degli ultimi risultati deludenti... e chissà, annunciare in diretta l’abbandono della scena, lasciando in lacrime milioni di tifosi in tutto il mondo. Impossibile fare previsioni.

Ad essere certa, invece, è la forza delle teste di serie che cercheranno di contrastare i big two, a partire dal russo Daniil Medvedev (numero 2), seguìto dal greco Stefanos Tsitsipas (reduce dalla bruciante sconfitta di Parigi proprio contro Nole), e poi dal tedesco Alexander Zverev (non ci sarà l’austriaco Dominic Thiem, infortunato).

Attenzione alla posizione numero 7 del tabellone: è occupata da un certo Matteo Berrettini, fresco vincitore sull’erba del Queen’s (è il primo italiano ad aver portato a casa il torneo), che esordirà con l’argentino Guido Pella (il sorteggio lo ha collocato nella parte bassa e, guardando avanti, troverebbe il norvegese Casper Ruud negli ottavi e Zverev nei quarti). Il servizio potente del romano obiettivamente crea problemi agli avversari e può aiutare a macinare punti, compensando il rovescio meno offensivo del dritto. Berrettini è uno dei quattro italiani ad aver conquistato una testa di serie, insieme a Jannik Sinner (19), Lorenzo Sonego (23) che sabato ha perso per un soffio la finale a Eastbourne contro l’australiano Alex de Minaur, e Fabio Fognini (26): è la prima volta nella storia che compaiono quattro azzurri nel seeding. Per la gioia del pubblico di casa, tornerà in campo Andy Murray grazie alla wild card. Lo scozzese, già due volte campione all’All England, ha incrociato l’ultima volta la racchetta qui nel 2017.

Il tabellone femminile è impoverito da due forfait, a cominciare da quello di Naomi Osaka: la giapponese, che ha parlato apertamente dell’ansia e dello stress sofferti da tempo, potrebbe ritrovare sé stessa nei Giochi olimpici di casa. Peccato per il ritiro della campionessa in carica Simona Halep, ancora tormentata dal polpaccio sinistro che l’aveva fermata agli Internazionali di Roma e poi le ha fatto saltare anche il Roland Garros.

Gli occhi sono dunque puntati sull’australiana Ashleigh Barty, alla guida della classifica Wta, anche se, in generale, il tennis femminile sembra attraversare un momento di transizione: da qualche tempo non s’impongono atlete che lascino a lungo il segno, identificando una stagione e rendendola riconoscibile con sfide epocali. Proprio una delle protagoniste di un dominio recente, Serena Williams (il 26 settembre compirà 40 anni), lotterà per portare a casa il record dello Slam numero 24, dopo la sconfitta nelle finali delle ultime due edizioni.

I colori azzurri sono difesi da Camila Giorgi (rispetto alla volatilità a cui ci ha abituati ha offerto un’ottima prova sull’erba di Eastbourne, dove si è ritirata in semifinale per un problema alla gamba sinistra... si spera per salvaguardare la partecipazione a Wimbledon) e poi da Jasmine Paolini e Martina Trevisan.

Prima di entrare nel vivo della competizione, con la seconda settimana che dagli ottavi condurrà alle finali (quella femminile sabato 10, quella maschile il giorno dopo), ci sarà la sosta, domenica 4 luglio: come di consueto, non si gioca nella Middle Sunday, ma è l’ultima volta che si tiene fede a questa tradizione. Dal 2022, infatti, tutti in campo anche di domenica.

L’anno prossimo, inoltre, si festeggeranno i cento anni dalla nascita del Centre court... «Il centrale è piccolo, intimo, puoi guardare le persone negli occhi. È una sensazione che mi piace e che non baratterei con nessun’altra al mondo. Ho come l’impressione che il mondo mi stia osservando. E mi piace», disse nel 2001 Pete Sampras, che qui ha vinto la bellezza di sette volte.

Come festeggerà Wimbledon l’anniversario del campo dove hanno trionfato Tony Trabert e Louise Brough, Rod Laver e Billie Jean King, Björn Borg e John McEnroe, Chris Evert e Martina Navratilova...? Dove, insomma, è passata la storia del tennis?

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