Tensione sui Treasury, Pechino: «Nessuna intenzione di ridurre acquisti»
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La Cina, il più grande detentore di titolo di Stato degli Stati Uniti, smentisce le indiscrezioni di stampa circolate ieri circa la sua intenzione di ridurne o fermarne l'acquisto. Ieri c'era stata una corsa dei rendimenti dei T-bond, alimentata da indiscrezioni di Bloomberg secondo cui la Cina stava valutando se rallentare e fermarne l'acquisto. “La notizia potrebbe citare una fonte di informazione sbagliata o potrebbe essere una 'fake news'”, ha detto in una nota un portavoce della State Administration of Foreign Exchange (Safe).
Ieri l'agenzia Bloomberg aveva riferito, citando fonti vicine al dossier, che i funzionari cinesi esaminando la composizione delle enormi riserve valutarie del gigante asiatico, avevano consigliato di rallentare o sospendere gli acquisti di buoni del Tesoro americano. Anche se la raccomandazione non comporta una automatica concreta decisione di riduzione degli acquisti, la prospettiva di un allontanamento di Pechino dal debito americano è stata sufficiente ieri a innervosire Wall Street e i mercati obbligazionari e a far calare il dollaro.
Il regime comunista cinese si è affrettato giovedì a usare un tono accomodante, sottolineando che “le riserve valutarie cinesi sono gestite secondo il principio della diversificazione e distribuzione (dei rischi)”, al fine di preservare la sicurezza e il valore degli investimenti, ha affermato il portavoce di Safe. Pechino, quindi, amministra e gestisce gli acquisti di buoni del Tesoro Usa “in maniera professionale, in base alle condizioni di mercato e alle esigenze di investimento”, ha aggiunto.
La Cina possiede le maggiori riserve valutarie del mondo, che alla fine di dicembre si attestavano a 3.140 miliardi di dollari. Insieme al Giappone, la Cina è uno dei due principali detentori del debito Usa. Secondo Bloomberg, ha in mano quasi 1.200 miliardi di dollari, una cifra che è raddoppiata in un decennio. Gli analisti hanno visto nelle indiscrezioni trapelate ieri una velata minaccia della Cina di fronte all'inasprimento della posizione di Washington sulle questioni commerciali. Il presidente Usa Donald Trump, infatti, ha più volte condannato il pesante squilibrio del commercio tra Cina e Stati Uniti e la sua amministrazione ha moltiplicato le indagini e le minacce di sanzioni contro le politiche commerciali cinesi ritenute protezionistiche o ingiuste.
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