Alta tensione con i Cinque stelle, Draghi rientra dal vertice Nato per il Consiglio dei ministri
Scontro con Conte che vede Mattarella: il premier lo sente per chiarire e torna prima dal vertice Nato. In Consiglio dei ministri aiuti sull'energia e assestamento di bilancio
di Emilia Patta
3' di lettura
«Ho parlato con Giuseppe Conte poco fa, abbiamo cominciato a chiarici, ci risentiamo nelle prossime ore per vederci al più presto. Il governo non rischia». Così, dal vertice Nato di Madrid, Mario Draghi getta acqua sul fuoco delle polemiche innescate dalle rivelazioni del Fatto quotidiano (in un’intervista l’ideologo grillino Domenico De Masi riferisce di presunte pressioni del premier sul Garante Beppe Grillo per sostituire Conte alla leadership del movimento) e subito rilanciate dallo stesso ex premier: «Io e il M5s evidentemente siamo sotto attacco. Sono inaccettabili queste intromissioni nella vita dei partiti da parte di un premier tecnico che per di più noi sosteniamo». In serata arriva poi da Palazzo Chigi un’ulteriore precisazione («Il presidente del Consiglio non ha mai detto o chiesto a Grillo di rimuovere Conte dal M5s») e lo stesso Grillo, indispettito, bolla come false e strumentali le ricostruzioni delle sue telefonate con Draghi.
Ma certo l’episodio non aiuta un clima politico già surriscaldato dai risultati negativi delle comunali per alcuni partiti (M5s e Lega in primis) e dal caro bollette: oggi Arera renderà note ufficialmente le nuove tariffe dell’elettricità riservate al mercato tutelato ed è atteso un nuovo rialzo per le bollette della luce e del gas.
Tanto che Draghi decide in serata di rientrare anticipatemanete dal summit Nato di Madrid, lasciando il ministro della Difesa Lorenzo Guerini a rappresentare l’Italia, per presiedere oggi pomeriggio un Consiglio dei ministri «convocato per esaminare, tra l’altro, i provvedimenti in materia di caro bollette e assestamento di bilancio». Sul tavolo, insomma, la proroga degli sconti in bolletta da finanziare con l’atteso aumento delle entrate fiscali. Nel decreto di oggi potrebbe anche entrare la norma del Mise che proroga fino alla fine del 2023 le concessioni del commercio ambulante nei Comuni che non avevano avviato le gare.
Quanto al M5s, le spinte dei parlamentari penstastellati per uscire dal governo per ricongiungersi con l’”ortodosso” Alessandro Di Battista come suggerisce il quotidiano di riferimento Il Fatto restano forti. Spinte che anzi aumentano man mano che passano i giorni dalla scissione ad opera del ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che ha portato via al M5s 60 parlamentari e il primato di primo gruppo parlamentare. E se durante la sua tre giorni a Roma Grillo ha provato a blindare, per ora, l’appoggio del movimento all’esecutivo Draghi, nei prossimi giorni non mancheranno motivi di fibrillazione. Innanzitutto la prossima settimana sarà varato dal Consiglio dei ministri il quarto decreto interministeriale per l’invio di armi all’Ucraina - anche se non sarà sottoposto al voto dell’Aula - e si sa che Giuseppe Conte è contrario. Per altro questa volta ci dovrebbero essere armamenti a più lunga gittata. Più delicato il voto a Monteciorio, sempre la prossima settimana, sul decreto Aiuti. Come si ricorderà il decreto che introduce tra l’altro il bonus energia di 200 euro è stato approvato in Consiglio dei ministri senza il voto dei rappresentanti del M5s proprio per protestare contro i poteri straordinari al sindaco dem di Roma Roberto Gualtieri per la costruzione del termovalorizzatore. «Se la norma non cambierà - assicurano dall’entourage di Conte - non voteremo il decreto neanche in Aula».
Proprio ieri, per un soffio, non è passato nelle commissioni Bilancio e Finanze della Camera un emendamento al Dl Aiuti presentato dal M5s che puntava di fatto a ostacolare la realizzazione del termovalorizzatore. La questione sarà affrontata, tra le altre, nell’annunciato faccia a faccia tra Draghi e Conte delle prossime ore, ma è difficile che quest’ultimo possa ottenere di più della promessa di non mettere la fiducia. Il Dl Aiuti potrebbe insomma essere approvato senza il voto del M5s, con i parlamentari che si astengono o più probabilmente non partecipano al voto. Inaugurando così, di fatto, una stagione delle mani libere per il M5s che potrebbe sfociare in autunno in un appoggio esterno. Insomma un passaggio delicato per Conte, che ha voluto drammatizzare in serata con la “salita” al Colle - decisa comunque nei giorni scorsi, dopo la scissione di Di Maio - per un colloquio di un’ora con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella: «È andato a riportare a Mattarella la gravità della situazione, ma non ha parlato di uscita dal governo», si spiega in casa contiana. Ma ora la priorità di Draghi, che comunque esce rafforzato dalla scissione del M5s con la creazione del gruppo dimaiano ultragovernista, è il varo del nuovo pacchetto di aiuti contro il caro energia già oggi.
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