Tensioni sulla zona rossa, Buffagni: «Non chiudere tutto ma sì a limitazioni». Piemonte pronto alla serrata
Anche ai leader dell'opposizione è stata fatta presente dal governo la necessità di valutare tutti gli interessi in gioco
di Nicola Barone
2' di lettura
«Non può chiudere tutto tout court». Dal viceministro dello Sviluppo economico Stefano Buffagni viene ribadita quella che è la linea del governo, dopo le pressioni dei governatori del Nord, Lombardia e Veneto in prima fila, favorevoli a una più marcata stretta nella zona rossa di un paio di settimane. Al di là delle filieri essenziali, come quelle alimentare e sanitaria, le altre attività «vanno limitate», dice Buffagni a 24 Mattino su Radio24.
Il confronto con le opposizioni
Per l'esecutivo nessuna solzuzione ulteriormente drastica viene esclusa per principio, ma anche ai leader dell'opposizione è stata fatta presente la necessità di valutare tutti gli interessi in ballo. Al momento in vigore rimangono le prescrizioni del Dpcm annunciato dal premier nella serata di lunedì: tutta Italia è “zona protetta”, con limiti agli spostamenti possibili solo per motivi di salute, lavoro e necessità.
«Zona rossa europea ora è complicato»
Anche l’idea di realizzare una zona rossa europea, lanciata in un’intervista dal leader della Lega Matteo Salvini, è condiderata poco percorribile dal viceministro. «O avevamo la forza di farlo subito o oggi ciascuno deve gestire, nei limiti del possibile, il suo territorio perché ha un controllo dei dati sanitari in maniera più omogenea». Perché «aprire o perimetrare un'area più grande diventa molto complicato», mentre serve piuttosto portare avanti «un coordinamento funzionale».
Cirio: pronti a chiudere il Piemonte
Dal canto suo il Piemonte è pronto alla serrata, assicura il presidente della Regione Alberto Cirio. «Se le parole del presidente Fontana vanno nella direzione di chiudere tutto, credo che a questa riflessione vada prestata grandissima attenzione. È per questo che l’ho sottoposta all'unità crisi e al comitato scientifico regionale, per avere già oggi un parere da trasmettere al governo». Superata la quota simbolo di 10mila contagiati in tutto il Paese, la giornata di martedì ha fatto registrare il più alto numero di vittime: 168 in un solo giorno, 135 dei quali in Lombardia. Di qui l’opzione di massima fermezza fatta propria dal capo del Carroccio («salvo i servizi essenziali, è necessario chiudere tutto subito»). Ma al momento Palazzo Chigi punta le sue carte sulla consapevolezza e la collaborazione dei cittadini , in attesa degli sviluppi (numerici) dei prossimi giorni. Le misure prese infatti sono «non istantanee» e «coerenti con i tempi di incubazione» del virus.
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