Terna, al collaudo il cavo sottomarino con il Montenegro
di Celestina Dominelli
3' di lettura
I lavori per l’interconnessione Italia-Montenegro, l’elettrodotto frutto della partnership strategica tra Terna e l’operatore di trasmissione locale CrnoGorski Elektroprenosni Sistem (Cges) che si snoderà tra i due paesi e che approderà sulla spiaggia di Pescara, in Abruzzo, sono alle battute finali. Il collegamento è entrato in fase di collaudo: si tratta dello snodo più importante tra quelli che precedono la piena funzionalità di un’opera elettrica e di un passaggio assolutamente necessario alla messa in esercizio del cavo che, secondo le tempistiche già condivise da Terna con l’Autorità per l’energia, le reti e l’ambiente (Arera), il ministero dello Sviluppo Economico e gli operatori del mercato e ribadite anche in occasione della presentazione dell’ultimo piano strategico, entrerà in esercizio in autunno. In prima battuta, il cavo garantirà 600 megawatt di energia che arriveranno fino a 1.200 Mw a regime.
L’infrastruttura rappresenta il primo “ponte elettrico” tra l’Europa e i Balcani ed è considerata di rilevanza strategica da Bruxelles al punto da esser stata inserita tra i progetti di interesse comune (Pic) dalla Commissione europea che, non a caso, ne ha cofinanziato gli studi di fattibilità nel quadro del programma di supporto alle infrastrutture elettriche prioritarie Trans-European Network (Ten). Essendo la prima interconnessione tra il Vecchio Continente e l’area balcanica, il cavo Italia-Montenegro permetterà dunque l’integrazione dei mercati energetici, garantendo standard elevati di sicurezza, efficienza e sostenibilità del sistema elettrico italiano, montenegrino ed europeo. Ma il collegamento renderà altresì possibile l’utilizzo di risorse più efficienti, inclusa la produzione da fonti rinnovabili, disponibili sia in Italia che nell’area balcanica.
L’opera, che sarà bidirezionale, ha numeri da record: l’elettrodotto si snoda per 445 chilometri tra i due Paesi, di cui 423 chilometri sono posati a 1.200 metri sotto le acque adriatiche - un «primato» di lunghezza nel Mediterraneo per una linea sottomarina ad alta tensione, fanno presente da Terna -, mentre i restanti 22 chilometri sono in cavo terrestre, di cui 6 in Montenegro e 16 in Italia. Il progetto si segnala, però, anche per un altro aspetto: l’infrastruttura, in linea con la direzione intrapresa da Terna che sta lavorando da tempo a rendere le sue opere sempre meno invasive e a ridurre progressivamente l’utilizzo del suolo, ha un impatto ambientale molto basso. La posa del cavo nel Mare Adriatico è stata infatti preceduta da uno studio approfondito del fondale finalizzato a contenere al massimo le possibili ricadute sugli equilibri dell’habitat marino. Verifiche che sono poi proseguite successivamente, anche a valle della messa in acqua del collegamento per accertarne l’integrazione ottimale.
Il collegamento, come detto, avrà, sul lato italiano, il suo punto di sbocco nel territorio abruzzese, dove Terna ha condotto una serrata attività di confronto con istituzioni e comunità locali culminata in oltre 100 incontri. L’approdo è previsto in zona Fosso Vallelunga, un’area suggerita dal Comune di Pescara, approvata dalla Regione e condivisa da Terna per la vicinanza alla stazione elettrica di Villanova, che è in grado di assicurare un collegamento con tutta la costa orientale centrale e risulta anche adeguato rispetto ad altri nodi dell’Adriatico particolarmente congestionati. Da Pescara, poi, il cavo arriverà alla nuova stazione elettrica di conversione di Cepagatti, uno dei Comuni coinvolti insieme a quelli di San Giovanni, Teatino, Spoltore e, ovviamente, Pescara. E produrrà significativi benefici anche per l’Abruzzo dal momento che l’interconnessione, con le altre opere recentemente realizzate o previste nell’area, contribuirà a ridurre il deficit energetico della Regione, pari a circa il 24 per cento.
L’infrastruttura, che ha comportato un investimento complessivo di un miliardo circa, è la conclusione di un percorso partito da molto lontano. Il primo riferimento all’interconnessione è rintracciabile nel Piano di sviluppo del 2008 di Terna che aveva programmato il collegamento tra i due paesi per favorire lo scambio di energia elettrica, ma già nel 2007 i due governi avevano gettato le basi per la realizzazione dell’opera firmando un accordo intergovernativo, a seguito del quale Terna aveva poi presentato in autorizzazione nel 2009 il piano di interconnessione tra le due sponde. E, l’anno dopo, Italia e Montenegro avevano quindi sottoscritto un secondo accordo per il progetto, seguito a stretto giro dall’intesa definitiva siglata da Terna con l’operatore locale Cges e lo Stato del Montenegro, in qualità di socio di maggioranza della società. In base a quella firma, Terna sarebbe anche entrata nell’azionariato di Cges con una quota di minoranza del 22% e avrebbe costituito altresì una società dedicata allo sviluppo di opportunità di business nel Paese.
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