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Terzo Polo: su Rdc e ius scholae vicini al Pd, su sicurezza e nucleare al centrodestra

Le convergenze tra Calenda-Renzi e gli altri schieramenti. Il leader di Azione: la sicurezza non è un argomento di destra

Calenda: “Evitiamo che campagna elettorale si trasformi in una balla dietro l’altra”

3' di lettura

«Abbiamo fatto il terzo polo per far stare Draghi al Governo e per farlo, che sia Draghi o che sia uno che porta avanti in quel modo, non c’è in Italia che tagliare le estreme e fare un’alleanza Ursula». Parola di Carlo Calenda alla presentazione del programma “Italia sul serio” dell’alleanza elettorale tra la sua Azione e Italia viva di Matteo Renzi. Un manifesto che potrebbe essere la base di una futura larga maggioranza con la sua capacità di risultare, a seconda dei temi, una volta più vicino al centrosinistra e l’altra al centrodestra. Sui diritti, per esempio: spazio allo ius scholae, una delle riforme care al Pd.

Sul lavoro, sì al salario minimo condiviso da democratici ma anche dai Cinque Stelle. Sul fronte giustizia e sicurezza sicuramente la sintonia maggiore è con Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia, anche se il tema sicurezza - ha scandito Calenda - «non è un argomento di destra. Decoro urbano e sicurezza proteggono le persone fragili, non le persone che vivono in quartieri di lusso».

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Diritti e pari opportunità: sì allo ius scholae

Tra gli strumenti per ottenere «più integrazione e meno irregolarità» il programma di Calenda e Renzi si propone di introdurre lo «ius scholae», vale a dire l’acquisizione della cittadinanza per chi abbia frequentato per almeno cinque anni un percorso di formazione in Italia. La promessa che il Pd non è riuscito a mantenere, per ammissione dello stesso segretario del Pd Enrico Letta («La cosa di cui mi sono vergognato di piu’ come parlamentare è il fatto che avevamo promesso a centinaia di migliaia di ragazzi, italianissimi dentro, che sarebbero diventati italiani anche nel passaporto»).

Non solo: Azione e Italia viva prevedono anche un percorso di formazione in Italia. Inoltre, proponiamo di concedere la cittadinanza a tutti gli studenti stranieri che hanno svolto e completato gli studi universitari in Italia.

Sul tema dei diritti si annuncia una legge contro l’omotransfobia, ma senza riferimenti alla legge Zan che Italia viva contribuì a non far approvare.

Sì al salario minimo ma Rdc da rivedere

La «fissazione di un reddito di ultima istanza» è un punto su cui risuona la sintonia con il centrosinistra: il salario minimo compare infatti nel capitolo lavoro del programma dei democratici e dei Cinque Stelle dedicati al lavoro. Per il Terzo Polo il reddito di cittadinanza va però modificato con l’eliminazione del sussidio dopo il primo rifiuto e una riduzione di un terzo dopo due anni.

Giustizia, il nodo inappellabilità delle assoluzioni

In netto contrasto con le politiche promosse dai pentastellati sembrano invece essere i provvedimenti pensati per la giustizia, con il ripristino della prescrizione sostanziale. Strizza decisamente l’occhio a Silvio Berlusconi l’introduzione di norme finalizzate a ridurre i casi di appello da parte del pubblico ministero in caso di assoluzione (provvedimento simile proposto dal leader di Forza Italia). Un punto sul quale Maria Elena Boschi è stata esplicita: «Siamo per l’inappellabilità delle sentenze di assoluzione».

In tema di politiche energetiche la politica del Terzo polo prevede tre fasi: la prima a breve termine per arrivare all’indipendenza dal gas russo, da raggiungere tramite rigassificatori e tetto al prezzo del gas; la seconda sul medio periodo, nella quale ridurre del 55% le emissioni di CO2 entro il 2030 con fonti rinnovabili, e una terza per il lungo periodo, nella quale includere il nucleare nel mix energetico per arrivare ad “emissioni zero” nel 2050. Il ricorso al «nucleare pulito e sicuro» è anche una delle opzioni incluse nel programma del centrodestra.

Riforme istituzionali: «Sindaco d’Italia»

Se il centrodestra punta all’elezione diretta del Presidente della Repubblica, il Terzo Polo vuole l’elezione diretta del premier (il “sindaco d’Italia”) ma accompagnata dal superamento del bicameralismo perfetto, come già tentato dallo stesso Renzi nel 2016.

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