ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùI titoli di coda

Terzo polo, volano gli stracci. Calenda: «Mai stato in Arabia a prendere soldi da un assassino». Renzi: indecoroso spettacolo

Prima di annunciare il silenzio stampa Calenda attacca ancora Renzi: «Io non ho mai preso un avviso di garanzia e non ho mai preso soldi da dittatori e assassini». La replica: «Ero un mostro anche sei mesi fa, quando gli serviva il simbolo per presentare le liste». Trattative in corso in Senato per un gruppo autonomo di Italia Viva

di Emilia Patta

Renzi: Calenda ha deciso che partito unico era morto, era grande occasione per Terzo Polo

4' di lettura

E ora silenzio stampa, anzi no. La giornata del senatore e leader di Azione Carlo Calenda , ormai ex leader di un Terzo polo ucciso da ferite autoinferte, inizia con la lettura dei giornali. E in particolare con la lettura di alcune interviste di renziani in varia misura critiche verso di lui. «Da Italia Viva spettacolo indecoroso, ora manteniamo un rigido silenzio stampa», è la linea che dà ai suoi. Poi ci ripensa. A mandarlo su tutte le furie è in particolare l’intervista alla Stampa del senatore Francesco Bonifazi, tesoriere di Iv e da sempre uno dei dirigenti più vicini a Matteo Renzi : «Sempre in tv e mai in Parlamento. Carlo è strutturalmente inaffidabile», recita il titolo.

Calenda all’attacco «Mai ricevuto un avviso di garanzia, io»

Ed è così Calenda prende in mano in computer e scrive un post su Facebook che va oltre il divorzio ormai conclamato sfiorando questioni di interesse giudiziario: «Nella vita professionale non ho mai ricevuto avvisi di garanzia/rinvii a giudizio/condanne pur avendo ruoli di responsabilità. Non ho accettato soldi a titolo personale da nessuno, tanto meno da dittatori e autocrati stranieri. Non ho preso finanziamenti per il partito da speculatori stranieri e intrallazzatori. Non ho mai incontrato un magistrato se non per ragioni di servizio. Mai sono entrato nelle lottizzazioni del Csm».

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«Per l’ego di Bonino consiglio di rileggersi Pannella»

Nel mirino c’è naturalmente Renzi. Ma ce ne è pure per la leader radicale Emma Bonino, che nelle scorse ore ha ricordato il “voltafaccia” di Calenda della scorsa estate, quando dopo solo 5 giorni ha stracciato l’accordo sigliato con il Pd di Enrico Letta e con i radicali di Più Europa per presentarsi alle politiche con Renzi. «Gli ego e la litigiosità non ci entrano nulla. Tutti i politici hanno un ego. Per quello di Bonino consiglio di rileggersi Pannella».

«Mai presi soldi dall’assassino di Khashoggi»

Poi l’affondo finale, replicando all’accusa di assenteismo mossa da Bonifazi. «Ps: a Bonifazi che mi accusa di assenze. È una classifica fatta su 25 giorni di voti già superata. Quando non ero in Senato ero a fare iniziativa sul territorio per Azione e Iv. Non ero a Miami con il genero di Trump o in Arabia a prendere soldi dall’assassino di Khashoggi», scrive avendo nel mirino sempre Renzi e la sua attività di conferenziere all’estero. Poi la promessa: «Da oggi Azione entra in silenzio stampa. Lasciamo la melma a chi ci sta bene dentro».

Renzi: mostro anche quando gli servivo per le liste

La replica di Renzi arriva con la sua tradizionale E-news, e a questo punto è prevedibile. «Scrivo per chiedere scusa a tutti gli amici che credono nel riformismo e nel Terzo polo per l’indecoroso spettacolo di questa settimana... Penso che chi ha avuto responsabilità in questo fallimento debba chiedere scusa. E io lo faccio - per la mia quota parte - con la consapevolezza che ho fatto di tutto fino all’ultimo per evitare il patatrac».

Poi la risposta diretta agli attacchi di Calenda: «In queste ore Carlo Calenda sta continuando ad attaccarmi sul piano personale, con le stesse critiche che da mesi usano i giustizialisti. Sono post e tweet tipici dei grillini, non dei liberal democratici. Tuttavia io non replico. Se sono un mostro oggi, lo ero anche sei mesi fa quando c’era bisogno del simbolo di Italia Viva per presentare le liste. Se sono un mostro oggi, lo ero anche quando ho sostenuto Calenda come leader del Terzo polo, come candidato sindaco di Roma, come membro del Parlamento europeo. O addirittura quando l’ho nominato viceministro, ambasciatore, ministro».

Ora Più Europa guarda a Renzi per le europee

Siamo oltre i titoli di coda di un film a cui, va ricordato, hanno creduto due milioni e mezzo di elettori. I ponti solo saltati innanzitutto per i pontieri al lavoro nelle scorse ore per ricucire: Enrico Costa e Maria Stella Gelmini per Azione, Elena Bonetti ed Ettore Rosato per Iv. I ponti, per Calenda, sono poi saltati anche con i radicali di Più Europa, che per superare lo sbarramento del 4% previsto alle europee già guardano a Renzi. E a Renzi guarda anche la piccola gamba dei liberali europei di Sandro Gozi, Andrea Marcucci, Oscar Giannino e Giuseppe Benedetto. I ponti sono infine di fatto saltati per entrambi anche in Parlamento: come sarà possibile continuare a lavorare insieme nei gruppi?

Renzi alla ricerca del sesto senatore

Nelle scorse ora sia Calenda sia Renzi avevano dichiarato in favore del mantenimento dei gruppi unici - e quindi dei cospicui finanziamenti delle Camere riservate ai gruppi, circa 50mila euro l’anno a eletto, e soprattutto della visibilità politica per gli interventi in Aula e la presenza in Capigruppo - ma dopo le ultime bordate reciproche è una situazione politicamente insostenibile. Alla Camera (9 renziani e 12 calendiani) servirebbero 20 teste ma la divisione è eventualmente possibile tramite una deroga del presidente dell’Aula Lorenzo Fontana, che la ha già concessa a Sinistra italiana e Noi moderati. In Senato (5 renziani e 4 calendiani) servono solo 6 teste e sembra che alcuni senatori siano già stati attenzionati da Renzi per raggiungere il quorum (si fa il nome di Dafne Musolino di Sud chiama Nord).

Il problema del simbolo in Senato e il ruolo di La Russa

Resta il problema del simbolo, a cui eventualmente può decidere di derogare solo il presidente dell’Aula Ignazio La Russa, con il quale Renzi ha da sempre buoni rapporti personali a prescindere dalle distanze politiche: a Palazzo Madama il regolamento prevede che i nuovi gruppi si possano formare solo se fanno riferimento a una lista presente alle elezioni, ed è per questo che nella scorsa legislatura per fare il gruppo Italia Viva Renzi si è appoggiato al simbolo del socialisti di Riccardo Nencini. Come che sia, se vendetta renziana sarà, sarà servita a freddo.

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