Il non profit e le agevolazioni

Terzo settore, tempi stretti per il Registro

Resta meno di un mese per approvare le regole dell’«albo» unico e riuscire ad assicurare il debutto nel 2021 dei nuovi regimi fiscali. Possibile aumento per i fondi del 5 per mille

di Valentina Melis

(Adobe Stock)

4' di lettura

Resta meno di un mese per approvare le regole del Registro unico del Terzo settore (Runts), salvando il debutto nel 2021 dei nuovi regimi fiscali previsti dalla riforma. La tabella di marcia del Registro parla chiaro: dall’approvazione del decreto del ministero del Lavoro che ne definisce le regole - ancora in fase di discussione con le Regioni - ci sono sei mesi di tempo per costruire l’infrastruttura informatica e poi altri sei per arrivare alla piena operatività e per le verifiche sui requisiti di accesso delle organizzazioni (potenzialmente, oltre 350mila).

Poiché secondo il Codice del Terzo settore i nuovi regimi fiscali si applicheranno dall’anno di imposta successivo all’operatività del Registro unico e al via libera della Commissione europea sulle agevolazioni, rinviare l’approvazione del decreto attuativo del Registro comporta uno slittamento in avanti di tutta la riforma (come avevamo già sottolineato sul Sole 24 Ore ad aprile). Peraltro, anche la richiesta di autorizzazione a Bruxelles - mai partita da Roma - richiederà diversi mesi per la risposta.

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Gli obiettivi del Governo
La corposa bozza del decreto sul Registro unico predisposta dal ministero del Lavoro (38 articoli in nove titoli) sembra ancora lontana dal traguardo. Le Regioni hanno proposto numerose modifiche: essenzialmente, chiedono che sia definito con più chiarezza chi farà che cosa, tra l’ufficio nazionale e gli uffici regionali del Registro. Il prossimo appuntamento per parlarne in Conferenza delle Regioni è il 17 dicembre. Prima di entrare in vigore, il testo deve comunque essere esaminato dal Consiglio di Stato e dalla Corte dei conti. Difficile dunque che si arrivi alla versione definitiva entro l’anno.

«Stiamo lavorando per arrivare nel più breve tempo possibile all’attuazione del Registro unico e all’invio del dossier per l’autorizzazione alla Commissione europea», spiega il sottosegretario al Lavoro e politiche sociali Stanislao Di Piazza. «Se questo Governo avrà davanti l’orizzonte temporale necessario - aggiunge - porterà a compimento la riforma del Terzo settore. Una riforma ampia, che ha ancora qualche area di miglioramento, per poter essere davvero inclusiva e sostenere anche le piccole organizzazioni».

Un altro fronte sul quale il sottosegretario annuncia l’impegno del Governo è l’aumento dei fondi a disposizione per il cinque per mille dell’Irpef: nell’ultima ripartizione (2017) il contributo ha subìto un taglio di 9 milioni perché le scelte espresse dai contribuenti con la dichiarazione dei redditi a favore del Terzo settore, della ricerca e dei Comuni hanno portato a superare il tetto massimo di spesa fissato a 500 milioni (ne avevamo parlato sul Sole 24 Ore a maggio).

«Pensiamo che sia possibile aumentare il fondo di almeno dieci milioni di euro - aggiunge Stanislao Di Piazza - venendo incontro alla richiesta del Forum del Terzo settore».

L’allarme del Terzo settore
Ciò che più temono le organizzazioni del Terzo settore, nella transizione dai vecchi registri locali al nuovo, è che non ci sia chiarezza sul mantenimento delle vecchie agevolazioni fiscali fino al debutto delle nuove e che si crei un aumento degli adempimenti. «È più preoccupante non sapere quando arriverà il via libera della Commissione europea sulla riforma - spiega la portavoce del Forum del Terzo settore Claudia Fiaschi - perché rischiamo di avere il Registro unico prima dei nuovi regimi fiscali». Per decidere in quale sezione del Registro iscriversi occorre conoscere precisamente le regole fiscali che gli enti dovranno applicare. «A chi oggi è una Onlus - aggiunge - dovrebbe essere garantito che potrà mantenere il vecchio regime fino al debutto dei nuovi».

Un’altra preoccupazione riguarda le reti associative, che dovranno presentare domanda di iscrizione direttamente all’ufficio statale del Runts, mentre oggi operano con assetti diversi da una Regione all’altra: «Oggi la metà degli enti del Terzo settore - aggiunge Claudia Fiaschi - sono organizzati in reti associative: è dunque molto importante fare scelte convergenti ed evitare regole diverse, per consentire alle reti di svolgere appieno il loro ruolo».

Le difficoltà tecniche
Dal punto di vista tecnico, la sfida sarà quella di arrivare a una piattaforma informatica e a una modulistica uniche da sistemi oggi molto diversi: «Per le nuove iscrizioni - spiega Pierluigi Sodini, funzionario di Unioncamere (che realizzerà con la sua società Infocamere la piattaforma del Runts) - si partirà direttamente con un sistema unico. La fase di trasmigrazione dagli attuali registri locali, invece, dovrà partire tenendo conto di 21 piattaforme diverse delle Regioni e delle Province autonome».

I Fondi alle Regioni
Sono già stati suddivisi tra le Regioni con un decreto del ministero del Lavoro (ma non ancora materialmente versati) i primi 21,2 milioni necessari a finanziare l'avvio e la gestione del Registro unico nazionale del Terzo settore. Una parte dei fondi (6,3 milioni) sono stati divisi in 21 quote da 300mila euro per ciascuna Regione o Provincia autonoma. I restanti 14,9 milioni sono stati ripartiti in base al numero di enti non profit presenti nel territorio. Il 30% delle risorse andrà
a Sud e Isole.

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