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Tesla è auto o tech? I dubbi del mercato sulla tenuta dei multipli

Secondo gli analisti per giustificare il prezzo servono «volumi molto alti e margini elevati, simili alle società tecnologiche o di software»

di Alberto Annicchiarico

3' di lettura

La Waterloo delle conference call. Elon Musk alla presentazione dei conti trimestrali, giovedì, ha esternato su guerre in corso e relativi rischi macroeconomici (che potrebbero frenare i tempi di realizzazione della nuova gigafactory in Messico), pressione di tassi e inflazione sulla domanda e nuova sfida lanciata (in termini di costi) dalla onerosa produzione del primo pick-up di Tesla, l’atteso Cybertruck. Una scelta comunicativa infelice, visto che il mercato ha reagito vendendo il titolo a piene mani (-9,3%, a 220 dollari). «Un mini-disastro», lo ha definito Dan Ives, analista di Wedbush. L’effetto è proseguito ieri con una seduta volatile. Tesla non è nuova a questi rovesci, anche se nel 2023 il saldo resta ampiamente positivo: +100% e capitalizzazione a 670 miliardi dopo un anno, il 2022, segnato dalla scalata di Musk a Twitter, che aveva affossato il titolo (-70%).

La domanda che si pone il mercato a questo punto è se il titolo Tesla vada ancora associato al mondo tech, con multipli stellari, o se non debba tornare tra i comuni mortali, i costruttori di automobili. Oggi il p/e di Tesla viaggia ancora poco sotto 70 contro i single digit delle big tradizionali (anche quelle premium), da Volkswagen a Mercedes-Benz. Solo la cinese Byd, in crescita esponenziale con elettriche a batteria e ibride plug-in, si avvicina ormai a 30.

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Nei mesi scorsi Musk ha annunciato che lo sviluppo del supercomputer Dojo (investimenti previsti per un miliardo) avrebbe portato sviluppi decisivi sulla guida autonoma già entro il 2024.Il carmaker di Austin si è candidato a diventare una Software as a service (Saas) company, in grado di trasformarsi in fornitore di servizi anche alla concorrenza. In un anno di hype massimo sull’intelligenza artificiale l’effetto è stato che Tesla è stata considerata dal mercato, con gli investitori retail nelle prime file, la Nvidia dell’auto. Ascesa che ha impattato contro la realtà nel secondo semestre: inflazione, alto costo del denaro e calo della domanda, nonostante la politica di taglio dei prezzi (intorno al 20%-30%, a seconda dei modelli). Con conseguente calo degli utili e soprattutto della redditività (al minimo di quattro anni).

Secondo Toni Sacconaghi, analista di Sanford C. Bernstein, per giustificare il prezzo delle azioni serve che Tesla «raggiunga volumi molto alti e margini elevati, simili alle società tecnologiche o di software, non alle tradizionali società automobilistiche». Il punto è che listini più leggeri per le tasche dei consumatori finora non hanno funzionato. «Tesla ha venduto meno veicoli delle attese (Wall Street stimava 2 milioni nel 2023, saranno forse 1,8, ndr)», ricorda Ryan Brinkman, analista di JP Morgan.

Per far sì che Tesla non torni ad essere un costruttore di automobili come qualsiasi altro, il suo ”technoking” Musk dovrà riuscire nell’impresa di produrre davvero il salto di qualità nella guida autonoma (al quale peraltro non crede Wang Chuanfu, fondatore e ceo di Byd, ormai concorrente numero uno di Tesla).

Possibile? «La guida autonoma non presuppone solo un veicolo tecnologicamente avanzato - commenta Gianluca Di Loreto, Partner Bain & Company - ma anche una qualità delle infrastrutture all’altezza di questa tecnologia. Basti pensare al nostro Paese: infrastrutture urbane e di mobilità non sono oggi disegnate per abbracciare questo tipo di tecnologia. Un loro sviluppo presuppone costi elevati e un’omogeneità nazionale nella pianificazione infrastrutturale. I Paesi del Nord Europa (Tesla ha venduto 1 milione di unità in Europa sui quasi 5 milioni globali, ndr) sarebbero oggi più agevolati, con densità abitativa inferiore e un sistema viario meno articolato. Alla luce di tutte queste considerazioni, credo che dovremo attendere la fine del decennio prima di vedere uno sviluppo concreto della guida autonoma, almeno nei Paesi del Sud Europa».

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