Tesla Model Y, la prova su strada del suv elettrico
di Mario Cianflone
3' di lettura
Dimensioni molto abbondanti, una batteria a prova di range anxiety coadiuvata da un network di ricarica senza pari e prestazioni fin troppo esuberanti vista la tipologia di vettura. E il tutto è vestito con uno stile che quanto meno fa discutere. Tesla Model Y è così. Ed è un’auto che, sublimando gli elementi del Dna punti fermi della modaiola casa di Elon Musk, è stimolo a fare di meglio e fonte di ispirazione per i concorrenti: da Audi a Bmw, da Mercedes a, soprattutto, Hyundai e Kia che con Ioniq 5 ed EV6 hanno probabilmente posto un benchmark per stile e tecnologia sul fronte dei suv elettrici di taglia medio grande.
Tesla Model Y è basata sulla Model 3, la piccola (si fa per dire) di famiglia ma rispetto a questa è ben più alta (18 centimetri in più per un totale di 162 cm), un po’più lunga (4,75 metri), larga e con un passo che cresce fino a 2.890 mm rendendo davvero molto abitabile il suv californiano.
Lo stile ricalca la Model 3, compreso il frontale privo di espressione che ormai è quasi iconico nel suo minimalismo senza verve. Anche la vista posteriore non è di quelli che fanno gridare wow!. Insomma, è pulita e senza fronzoli ma emozioni zero, al contrario di quando si guida dove regala un adrenalico zerocento da sportiva vera (5 secondi) e un handling al top (per essere un suv). E fa togliere qualche soddisfazione quando dietro di noi c’è qualche genio del lampeggio compulsivo autostradale.
Anche all’interno è davvero minimal: ritroviamo praticamente la medesima plancia ella Model 3 e il megadisplay da 15 pollici attraverso il quale si comanda l’intera vettura. Non ci sono, infatti, tasti fisici, secondo lo schema tipico Tesla che nasconde evidenti risparmi costruttivi con un’interfaccia utente fin troppo disruptive e aliena rispetto al resto del mondo. In pratica, ci sono solo i pulsanti degli alzavetro, apriporta, quattro frecce (collocato in modo assurdo sulla plafoniera), leve al volante con devioluci/tergi e cambio (il layout è quello Mercedes). Tutto il resto si comanda dal display touch, specchietti e clima compresi. Ed è forse un po’ troppo, Così come è discutibile la presenza di Netflix e Youtube (a macchina ferma), offerti dal sistema di infotainment che pur facile da usare, molto Apple nel “sapore” generale, non integra gli smartphone a dovere: non ci sono Carplay e Android Auto.
Potenza e capacità della batteria non sono dichiarata La vettura (61mila euro di listino), prodotta in Cina, è offerta, al momento nella variante Long Range Awd (due motori) che offre 507 km di autonomia (davvero tanta) e, sul modello provato, il sistema “Autopilot Avanzato” che costa 3.800 euro e si attiva con la leva destra al volante. Va ribadito che, a dispetto del nome “furbo” non permette una vera guida autonoma, ma è un sistema Adas molto evoluto che offre anche sterzata e sorpasso automatico (non molto utile in verità). Il suo comportamento è analogo a quanto offerto dalla concorrenza e dunque, a dispetto dello storytelling social e “youtubbaro” , non c’è qui nessun miracolo del divino Elon. Dove la Model Y è una spanna sopra i competitor di pari categoria è nell’integrazione vettura con la formidabile rete di ricarica Tesla, ricca di super colonnine fast charge a prova di viaggi lunghi.
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