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Tesla «prenota» litio, mentre la cinese Tianqi si rafforza entrando in Sqm

di Sissi Bellomo

(Reuters)

1' di lettura

Tesla risparmia sul cobalto, ma va a caccia di litio. La società di Elon Musk ha firmato un contratto per forniture triennali «take-or-pay» da Kidman Resources, una mineraria australiana che non inizierà a produrre prima del 2021. L’accordo è stato sottoscritto lo stesso giorno in cui la cinese Tianqi Lithium, confermando le anticipazioni, ha annunciato l’acquisto del 24% della cilena Sociedad Quìmica y Minera (Sqm) per 4,1 miliardi di dollari.

Le due operazioni confermano che il timore di future carenze del metallo, impiegato nelle batterie, non si è affatto spento, anche se i prezzi si stanno raffreddando, dopo essere più che raddoppiati in un paio d’anni, sull’onda di previsioni di offerta crescente.

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Il possibile ingresso di Tianqi nel capitale di Sqm aveva allarmato il passato governo del Cile, che aveva esortato l’antitrust a bloccare l’operazione per evitare l’eccessivo rafforzamento del gruppo cinese, che controlla asset nel litio anche in patria e in Australia. Uno stop è ancora possibile, ma diventa a questo punto meno probabile secondo alcuni analisti.

Forse proprio per evitare problemi, Tianqi non ha infatti rilevato l’intera quota del 32% che Nutrien è obbligata a dismettere come condizione al merger tra Agrium e Potash Corp da cui è nata.

Il ceo della società canadese dei fertilizzanti, Chuck Magro, ieri si è detto fiducioso sul fatto che la vendita vada in porto entro fine anno, senza obiezioni dalle autorità antitrust. Il resto della quota, ha aggiunto, sarà ceduto in seguito.

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