Tesla: consegne in calo nel terzo trimestre e tornano le accuse di razzismo
Gli analisti anticipano i dati attesi per lunedi: -1,6%. Ma Tesla viene da un 2023 che ha dominato. Model Y la più venduta dell’anno?
I punti chiave
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Tesla potrebbe non rispettare le stime per le consegne del terzo trimestre a causa della chiusura programmata delle fabbriche e della domanda debole, che ha portato la casa automobilistica ad aumentare gli sconti. La comunicazione della casa produttrice di auto elettriche guidata dal ceo Elon Musk è attesa per lunedi 2 ottobre.
Brokerage house come Barclays, Baird e Guggenheim hanno attribuito questa evoluzione alle pause negli stabilimenti in Europa e Cina per aggiornare i macchinari e prepararsi per la produzione della berlina Model 3 edizione 2024 e del pick-up Cybertruck.
Primo calo dal secondo trimestre 2022
La riorganizzazione potrebbe contribuire ad alimentare un forte quarto trimestre consentendo a Tesla di aggiornare la sua gamma e renderla più competitiva.
Si stima che Tesla consegnerà tra 439.200 e 455.000 veicoli nel trimestre luglio-settembre. Un dato inferiore alle aspettative di Wall Street, 458.713 veicoli, secondo una media di 11 stime di analisti compilate da LSEG (London Stock Exchange Group). Questo si tradurrebbe in un -1,6% rispetto al trimestre precedente, primo calo delle consegne di Tesla dal secondo trimestre del 2022.
Il mercato, per ora, dopo un recente storno (-10%) vede ancora possibilità di crescita. Tesla viene da un 2023 che sta letteralmente dominando nel settore auto a batteria sia negli Stati Uniti (dove ha venduto 325mila unità nel primo semestre, 10 volte più della seconda, la Chevrolet) che in Europa (oltre +400% dal 2020). Model Y probabilmente sarà l’auto più venduta in Europa, in assoluto, a fine anno.
Nuovi guai per le accuse di razzismo
Intanto giovedì un’agenzia statunitense per i diritti civili ha citato in giudizio Tesla, sostenendo che la casa automobilistica ha tollerato gravi molestie nei confronti dei dipendenti neri nel suo stabilimento di assemblaggio di Fremont, in California, dove impiega 22mila persone. La Commissione per le Pari Opportunità di Lavoro (Eeoc) ha affermato nella causa intentata presso il tribunale federale della California che dal 2015 ad oggi, i lavoratori neri nello stabilimento Tesla sono stati regolarmente soggetti ad insulti e graffiti razzisti, tra cui svastiche e cappi.
Tesla non ha condotto indagini interne e, anzi, ha licenziato o effettuato ritorsioni ai danni dei lavoratori che avevano denunciato molestie, ha sostenuto sempre l’Eeoc nella causa.
Non si tratta di una prima volta. Tesla sta già affrontando diverse cause legali per discriminazione razziale, in riferimento anche a scelte riguardanti retribuzione, promozioni e incarichi di lavoro, tra cui una class action da parte dei lavoratori dello stabilimento di Fremont e una causa da parte di un’agenzia per i diritti civili della California. In questi casi l’azienda, che oggi ha base in Texas (ad Austin), ha affermato di non tollerare la discriminazione e di prendere sul serio i reclami dei lavoratori.
La denuncia arriva mentre Tesla cerca di respingere accuse dello stesso tenore, definendole di carattere politico, da parte del Dipartimento per i diritti civili della California, emanazione statale dell’Eeoc.
Caso Owen Diaz, il precedente a sfavore
Un precedente a sfavore di Tesla è la causa intentata da Owen Diaz, che lavorava come ascensorista a Fremont. Diaz sta cercando un terzo processo nella sua causa datata 2017, sostenendo di essere stato sottoposto a gravi molestie razziali. Una giuria in aprile gli ha riconosciuto un risarcimento di 3,2 milioni di dollari. Un’altra giuria nel 2021 aveva assegnato a Diaz 137 milioni di dollari, ma un giudice federale aveva definito la somma eccessiva e Diaz ha optato per un nuovo processo invece di accettare 15 milioni di dollari.
Tesla sta anche affrontando un’ulteriore class action presso il tribunale dello stato della California per presunto maltrattamento degli operai di colore. Ne fanno parte circa 240 lavoratori.
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