Tessuti che guariscono il Pianeta, idee green merito dei talenti under 30
Il lusso, per Neloufar Taheri e Julian Ellis-Brown, fondatori di Saltyco, è una trama vegana. Come La loro ultima invenzione è BioPuff: isolante, leggero, biodegradabile.
di Camilla Dacrema
3' di lettura
Outsider anagrafici, giovani imprenditori geniali che l'età non tiene al di qua del successo. Anzi, è parte integrante dell'energia di innovazione, creatività e slancio in avanti. Da trentenne incontrare a tu per tu due coetanei che hanno avuto un'idea e l'hanno trasformata, nel giro di 3 anni, in un business in forte crescita, è un viaggio dentro una generazione intraprendente, spesso infantilizzata e sottovalutata nelle sue potenzialità. In un mondo di influencer, i trentenni influenti giocano una partita diversa. Tosta, ipertecnologica, di squadra.
Capelli ricci e occhiali dalla montatura spessa, Julian Ellis-Brown ha la faccia pulita dello studente di ingegneria, ma una lucidità da adulto quando racconta le strategie di Saltyco, fondata insieme a tre amici dell'Imperial College London e del Royal College of Art. Accanto a lui c'è Neloufar Taheri (in foto), lunghi capelli scuri e le unghie dipinte di blu, che mi descrive il business design che li ha inseriti, in poco tempo, nella classifica degli under 30 più influenti del mondo. Saltyco, la startup pluripremiata di cui fanno parte anche la designer Antonia Jara Contreras e il chimico Finlay Duncan, è un'azienda di scienza dei materiali. Produce tessuti dall'impatto positivo per il pianeta. Unisce moda e agricoltura, stile e sensibilità eco.
Il loro prodotto brevettato si chiama BioPuff, un materiale d'imbottitura per capi di abbigliamento costituito interamente in fibra vegetale, isolante, leggero, biodegradabile, poco costoso, vegano e cruelty free. È il risultato di una visione della filiera industriale che va oltre la mera sostenibilità. «Quello che ci ha uniti inizialmente sono i valori», spiega Julian. «La preoccupazione per i problemi ambientali dell'industria della moda come lo spreco dei tessuti, i processi industriali che non ottimizzano le materie prime, l'impatto ambientale dell'utilizzo di acqua dolce». Di qui, l'intuizione: produrre fibre tessili a partire da piante che siano coltivabili con acqua salata. In che modo? Con pratiche di agricoltura rigenerativa delle zone umide. Un meccanismo di restituzione anziché di sfruttamento.
«Vogliamo costruire una catena di approvvigionamento delle materie prime che guarisca il pianeta», spiega Neloufar. «Ci concentriamo su tre elementi: ripristino degli ecosistemi, agricoltura site-specific e crescita costante. Progettando tecniche che rispondono esattamente a ciò che ogni specifico ambiente naturale richiede per risanarsi, possiamo creare il massimo impatto positivo proprio con l'approvvigionamento del materiale vegetale. I nostri progetti - tra questi uno a North Berwick, in Scozia, e uno nel Cambridgeshire - ripristinano gli ambienti danneggiati dalle specie invasive. Le piante che utilizziamo crescono in modo indesiderato in aree paludose dove sviluppano estesi apparati radicali e disturbano la biodiversità: rimuovendole guariamo l'ecosistema e sfruttiamo una pianta che altrimenti andrebbe sprecata».
Le zone umide sono degli ottimi magazzini di carbonio, il doppio di tutti gli alberi del mondo, ma negli ultimi 300 anni lo sfruttamento del suolo e l'agricoltura intensiva ne hanno distrutto l'87 per cento. Continua Neloufar: «Le nostre piante tessili prosperano nelle torbiere. Riumidificando le zone danneggiate e prosciugate, e coltivando responsabilmente le specie autoctone, siamo in grado di rimuovere grandi quantità di carbonio dall'aria». La capsule collection di 8 by YOOX powered by Saltyco è stata un primo assaggio delle potenzialità di questo approccio e ha aperto interessanti prospettive nel mondo del fashion system.
Lo stabilimento di produzione si trova a Bristol, sulla foce del fiume Avon, e lavora le materie prime con chimica verde, producendo oltre a BioPuff anche materiali per l'architettura in fibre biologiche. Quando chiedo a Julian quali sono le prospettive di sviluppo, risponde senza esitazione: «Per produrre BioPuff utilizziamo solo il 10 per cento della biomassa: dobbiamo capire come utilizzare meglio il 90 per cento che rimane. E poi vogliamo estendere le superfici coltivate in questo modo a tutto il mondo: siamo passati da 0,25 ettari nel 2020 a 15 ettari lo scorso anno. Stiamo lavorando su altri 50 ettari impegnati quest'anno e siamo fiduciosi di raggiungere il nostro obiettivo di 100 ettari di terreno rigenerato entro il 2025». Gli obiettivi sono alti e precisi. Intanto, dopo la vittoria al Global Change Award 2022 della H&M Foundation, già 10 marchi globali hanno scelto di introdurre BioPuff nelle loro collezioni entro i prossimi 18 mesi. La storia di Neloufar e dei suoi amici è solo all'inizio.
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