Restituzioni Usa

Testa di barbaro: il giudice federale decide a favore dell’Italia

Il giudice federale archivia il caso decidendo a favore dell'Italia contro la Galleria Safani. Il caso torna alla Corte penale statale di New York dove si deciderà nel merito

di Giu.G.

2' di lettura

Era stato citato in giudizio dal tribunale federale di New York il MiC per difendere la testa del barbaro sequestrata dagli agenti della Homeland Security nel febbraio 2018 a mezzo di un search warrant a firma del vice procuratore, il colonnello Matthew Bogdanos, capo dell'Unità Traffico Illecito di Antichità della Procura di Manhattan. Secondo la procura, la preziosissima testa di barbaro che ora si trova nella custodia della corte penale dove rimarrà fino all'esito dei procedimenti, proverrebbe dal foro romano dalla Basilica Emilia.

Il procedimento statale

All'udienza del 12 novembre 2019, tenutasi davanti al giudice penale di Manhattan, il tribunale di prima istanza aveva confermato la sua giurisdizione e competenza sulla questione relativa alla proprietà del bene, nonché la capacità di disporre della sua restituzione a norma dell’Art. 450.10 del Codice penale dello stato di NY, ma aveva sospeso il procedimento in quanto la difesa della Galleria Safani, la sera prima del 12 novembre, aveva citato in giudizio l'Italia davanti al Secondo Circuito, cioè il tribunale federale.

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Il procedimento federale

Così, considerata la pendenza della stessa causa davanti a differenti uffici giudiziari – considerato che si trattava di due corti di natura diversa, una statale e l'altra federale, che poteva portare a due decisioni contrastanti, si è risolto con l'abdicazione del giudice penale a favore del Secondo Circuito. L'Italia si era costituita in giudizio nel maggio del 2020 chiedendo che il caso fosse archiviato per l'immunità di cui lo Stato italiano gode in virtù del Foreign Sovereign Immunity Act - senza nessuna eccezione o waiver. Il 2 agosto 2021, il giudice federale ha ordinato l'archiviazione del caso, decidendo quindi a favore dell'Italia, lasciando 21 giorni di tempo alla difesa della galleria Safani per modificare il complaint. La strategia della difesa italiana è chiara: rimandare il caso davanti al giudice penale e nelle mani dell'esperto procuratore Bogdanos che da anni lavora sul traffico illecito delle opere d'arte.

La testa in marmo

Faceva parte del tesoro del Museo archeologico di Roma all'inizio del secolo scorso, secondo la documentazione fotografica a sostegno della tesi italiana e dell'accusa, è scomparsa per quasi un secolo per riemergere negli anni ‘70 e poi ancora nel 2011 in asta da Sotheby's dove è stata battuta per 92.500 dollari. Infine, l'ultimo passaggio l'ha portata nelle mani della Galleria Safani per 152.625 $ che, a sua volta, l'aveva presentata come pezzo centrale de suo stand a Tefaf Maastricht del 10-18 marzo 2018. Come la testa, molte opere d'arte, che non vengono intercettate dalle autorità prima di essere “lavate” attraverso aste e fiere, acquisiscono tramite questi passaggi in vendite pubbliche una provenance solida. Se l'è cavata, l'Italia, questa volta. Se si fosse continuato in corte federale il processo avrebbe messo a dura prova le casse dello stato. Forse la difesa del gallerista Safani auspicava che l'Italia cessasse prima questo confronto: troppo oneroso per uno Stato con così tanti beni sparsi più o meno legalmente per il mondo. Ora il caso della testa di barbaro torna in Procura a New York dove si deciderà chi detenga il diritto di proprietà.

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