ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùNew York

The Armory Show fa il focus sugli artisti indigeni e della Prima Nazione

Il recente consolidamento del settore delle fiere d'arte contemporanea al centro delle discussioni tra gli operatori nel corso degli appuntamenti che hanno caratterizzato l'avvio della stagione d'arte autunnale

di Maria Adelaide Marchesoni

The Armory Show. Photography Credit Vincent Tullo

5' di lettura

L'edizione numero 29 di The Armory Show (Javits Center dall'8 al 10 settembre) appena conclusa possiamo definirla un'edizione in “stallo”, poiché è avvenuta un paio di mesi dopo l'annuncio dell'acquisizione da parte di Frieze che, in una sola mossa, ha rilevato anche lo storico marchio Expo Chicago. La vendita lo scorso luglio da parte di Vornado Realty Trust (NYSE:VNO) è avvenuta ad un prezzo complessivo di 124,4 milioni di dollari e comprende oltre a The Armory Show anche quattro proprietà commerciali a Manhattan.

«The Apotheosis of Lukumí», 2022 di Elliot & Erick Jiménez. Archival photo print, 60 x 44 in, Edition of 5 + 2AP. Elliot & Erick Jiménez Photofairs New York


In fiera, nonostante l’assenza delle quattro mega-gallerie - Gagosian, David Zwirner, Pace Gallery e Hauser & Wirth che hanno preferito Frieze Seoul in calendario dal 6 al 9 settembre - erano presenti molti “sostenitori di lunga data”, tra cui le londinesi Victoria Miro e Timothy Taylor, oltre alle colonne portanti di New York, Kasmin e James Cohan, mentre per circa 40 gallerie è stato il primo debutto. In questa edizione, la terza della fiera al Jarvis Center, nel West Side di Manhattan, sede invidiabile e forse parte dell'interesse da parte di Frieze, esponevano più di 225 galleristi (erano 240 l'anno scorso) in rappresentanza di oltre 35 paesi con le opere di ben 800 artisti.

Loading...

«Untitled» di Lee Kang-ho. Johyun Gallery The Armory Show

Se tra i visitatori qualcuno si aspettava già qualche cambiamento è rimasto sicuramente deluso in quanto, all'epoca del deal di Frieze, l'edizione era era già stata tutta “confezionata” dalla direttrice Nicole Berry, che sfidando numerose crisi è in carica dal 2017. “In fiera le opere esposte sono rappresentative di tutto ciò che c’è in giro, non solo di ciò che si vende” ha sottolineato. Al momento quindi non è chiaro quali potrebbero essere i cambiamenti che Frieze introdurrà nelle fiere appena acquisite, a parte che sia The Armory sia Expo Chicago avrebbero mantenuto le loro strutture di gestione e il personale attuale. Ciò che è chiaro, tuttavia, è che le gallerie con una storia di partecipazione all’Armory Show concordano sul fatto che la fiera è un evento unico e rappresentativo di New York.

«Urban Requiem», 2015 di Barthélémy Toguo. Pommery Prize Winner. Photo by Kunning Huang. The Armory Show

Le sezioni

Con una piattaforma curatoriale ampliata la fiera ha proposto diverse sezioni. “Platform” curata da Eva Respini presentava, attraverso il lavoro di 12 artisti, installazioni di grandi dimensioni e opere site-specific. Con il tema “Rewriting Histories”, la curatrice ha messo in luce il lavoro di artisti che ampliano o sfidano il canone dell’arte, della storia o della cultura, come Hank Willis Thomas, Yinka Shonibare, Jean Shin e Agnes Denes. Sean Kelly, ad esempio, ha partecipato con «NOW», 2023, dell’artista pakistano-americana Shahzia Sikander, che fa riferimento alla National Organization of Women. La scultura in bronzo «NOW» “offre una nozione astratta e amorfa del corpo femminile che si rifiuta di essere fissata, radicata o stereotipata” dichiarano in fiera. Anche un’opera video di Sikander, «Reckoning», 2020, sarà visibile dalle 23:57 a mezzanotte di ogni notte di settembre nell’ambito del programma «Midnight Moment di Times Square Arts». «Reckoning» sarà proiettato su oltre 90 cartelloni elettronici: l’animazione ripropone un’immaginaria pittura storica indo-persiana-turca in miniatura.

«Man Moving Up», 2022 di Yinka Shonibare, Platform section The Armory Show


“Focus” della curatrice Candice Hopkins, dedicata a solo o dual show, è stata il punto di forza della fiera. Molte delle gallerie presenti hanno messo in luce artisti indigeni e della Prima Nazione. Tra i partecipanti figurano l’artista brasiliana Vera Chaves Barcellos, il pittore indigeno peruviano Brus Rubio, il pittore nativo americano G. Peter Jemison e lo scultore iraniano Ghazaleh Avarzamani. Eric-Paul Riege, artista tessile e tessitore nel New Mexico ha realizzato gigantesche sculture morbide e sovradimensionate, molte delle quali sono modellate su quelli che oggi sono i gioielli Navajo contemporanei, che nel tempo sono diventate sempre più animate con suoni e hanno fatto parte della performance dell'artista.
Adrienne Edwards
ha guidato il sesto “Curatorial Leadership Summit” annuale della fiera, un evento su invito per curatori che ha incluso una sessione pubblica per i visitatori.

«NOW», 2023 di Shahzia Sikander. Sean Kelly (New York, Los Angeles) The Armory Show

Le altre proposte

Molte delle oltre 225 gallerie hanno optato per mostrare dipinti e sculture con la speranza di accattivarsi il favore di collezionisti, art advisor e altri art dealer. La fiera è, dopo tutto, un evento di mercato in cui l’arte è destinata prima di tutto alla vendita e poi all’apprezzamento. Ma secondo diversi collezionisti e operatori del mercato quest'anno l’offerta è stata leggermente più ambiziosa del solito, con artisti poco riconosciuti che meritano maggiore attenzione e opere concettuali difficili che necessitano di una visione attenta. In sintesi, un'offerta artistica per certi versi non “omologata” più “emergente” e anche più “rischiosa” per le gallerie.

«Huddled Masses», 2020 di Jean Shin. Courtesy of the artist and Asian Art Museum The Armory Show


Tra le gallerie italiane, molto apprezzato nello stand di Massimo Minini e Francesca Minini (Brescia, Milano) il dialogo tra Betty Woodman e Carla Accardi, ma anche un nuovo lavoro in porcellana di Francesco Simeti anche se in fiera l'attenzione è stata per Sonia Boyce, che proprio questa settimana è entrata a far parte di Hauser & Wirth, ma qui presentata da Apalazzo (Brescia).

« Coquelicots», 2023 di Coco Young, photo by Pierre Le Hors Courtesy the artist and Night Gallery, Los Angeles The Armory Show

Le altre fiere in città

Nella seconda edizione di Indipendent 20th Century (7-10 settembre), fiera su invito, il focus era sui movimenti artistici e sugli artisti del periodo tra il 1900 e il 2000 offrendo l’opportunità di conoscere movimenti d’avanguardia meno noti o artisti di talento ancora fuori dalla narrazione storica main stream dell’arte. La fiera rimane un evento “boutique” con la presenza di 32 gallerie e organizzazioni no-profit che hanno esposto le loro opere nello storico Battery Maritime Building. Dodici le gallerie debuttanti, tra cui Almine Rech, Van Doren Waxter e Hauser & Wirth Institute, che ha presentato una selezione di opere dagli archivi di due artisti che ha recentemente sostenuto: Zahoor ul Akhlaq (1941-1999) e Mary Dill Henry (1913-2009). Presenti le opere di circa 50 artisti di autori americani alla prima esposizione in fiera, nomi noti, donne del XX secolo, voci caraibiche e sudamericane, autodidatti, comunità artistiche nere, Pop internazionale e avanguardia italiana. Tra le artiste, protagoniste della fiera la francese Marie Laurencin, nello stand di Nahmad Contemporary, e il corpus inedito di opere dell’artista scomparsa Mildred Thompson dalla Galerie Lelong & Co.

« Wedding Party #1»,1999 di Dindga McCannon. Paint, fabric, vintage jewelry, and ephemera, Courtesy Fridman Gallery Indipendent 20th

L’edizione inaugurale di Photofairs (8-10 settembre) dedicata alle opere fotografiche, all’arte digitale e ai nuovi media, si è svolta svolge a pochi passi dall’Armory Show. Sotto la guida di Helen Toomer, veterana del mondo dell'arte, erano presenti 56 gallerie che hanno esposto fotografie narrative, stampe storiche e installazioni interattive. Tra gli espositori For Freedoms (New York), ROLF ART (Buenos Aires), Luis de Jesus Los Angeles (Los Angeles), Momentum (Miami) e 193 Gallery (Parigi). Una programmazione speciale è stata presentata da partner quali Fotografiska New York e Gagosian Quarterly.

« Looking for Rembert», 2012 di Winfred Rembert. Dye on carved and tooled leather, © Estate of Winfred Rembert Courtesy James Barron Art Indipendent20th

Nona edizione per Art on Paper (7-10 settembre), fiera dedicata al media della carta che ha schierato 100 gallerie d’arte moderna e contemporanea per presentare la carta come substrato illimitato e ancora poco considerato. Il direttore artistico della fiera, Nato Thompson, ha organizzato un programma di progetti speciali che comprende Proposal for a Future Forest, un’opera site-specific e in-process pulp sprawl degli artisti Stephen B. Nguyen e Wade Kavanaugh, e un workshop di stampa dal vivo dello studio e laboratorio Shoestring Press di Brooklyn. Quest’anno la collaborazione con il Center for Book Arts (CBA) ha consentito di proporre una fiera del libro d’artista unica nel suo genere, la BOOKSMART FAIR (7-10 settembre), che ha enfatizzato il libro come forma d’arte distintiva.

« Big Daddy Dome» circa 1970 di May Stevens. Acrylic on paper Courtesy Ryan Lee Gallery

Riproduzione riservata ©

loading...

Loading...

Brand connect

Loading...

Newsletter

Notizie e approfondimenti sugli avvenimenti politici, economici e finanziari.

Iscriviti