The Armory Show: un’edizione molto local ma in presenza
Nuova sede e data per l’appuntamento americano che chiude l'edizione in presenza trainata dalle vendite a collezionisti locali
di Maria Adelaide Marchesoni e Nicola Zanella
I punti chiave
4' di lettura
Green pass alla mano o PCR test negativo, maschere, ingresso contingentato, misure di distanziamento più stringenti a causa della variante Delta, The Armory Show (dal 9 al 12 settembre), nella nuova sede al Javits Center di Manhattan, il centro congressi che fino a pochi mesi fa era uno dei principali poli vaccinali di New York, conclude con misurato entusiasmo l'appuntamento in presenza con il mercato dell'arte. Il nuovo spazio non è distante dalle gallerie di Chelsea e The Shed, più arioso, tutto concentrato nello stesso edificio senza le sfide logistiche della sede del passato. L'edizione numero 27 di The Armory Show, con alla guida Nicole Berry dal 2016, segna anche un'altra novità, la nuova data da inserire nel calendario delle manifestazioni del mercato dell'arte il mese di settembre e non più a marzo.
La fiera in presenza nella nuova sede è stata apprezzata sia dai collezionisti sia dai galleristi nonostante l'attuale situazione che pur in miglioramento deve convivere con le restrizioni imposte dalla pandemia che riducono il numero delle gallerie e incide sull'affluenza, in particolare quella straniera, evidenziando livelli inferiori alla media del passato indicata in 54mila visitatori.
Le sezioni
Oltre a Galleries la sezione core dove le principali gallerie internazionali presentano opere d’arte del XX e XXI secolo attraverso una gamma di media, le altre sezioni erano Presents, con gallerie emergenti che hanno 15 anni o meno, la nuova Solo, che ha proposto a 15 gallerie la possibilità di presentare un solo show. Le sezioni Focus e Platform con opere selezionate da curatori esterni, entrambi focalizzati sulle sfide dell’ultimo anno e mezzo. Per Focus, Wassan Al-Khudhairi, curatore capo del Contemporary Art Museum St. Louis in Missouri, ha guardato al ruolo dell’artista nel plasmare le realtà, mentre il curatore di Platform Claudia Schmuckli, curatore responsabile dell’arte contemporanea e della programmazione al Fine Arts Museums di San Francisco, ha proposto otto opere su larga scala che indagano sul tema «Can you hear the fault lines breathing?»
Una fiera più local che global
Delle 212 gallerie in elenco, 157 hanno partecipato in presenza per lo più americane, 55 gallerie, per lo più europee tra cui le italiane Alfonso Artiaco, Cardi, Cortesi Gallery, Galleria d'arte maggiore-G.A.M., P420, Vistamare che non hanno potuto essere presenti a causa delle restrizioni hanno, tuttavia, beneficiato della nuova piattaforma digitale Armory Online. Sempre meno appeal per le piattaforme online che come in altre occasioni ha poco “appassionato” gli utenti e, di conseguenza, poco “soddisfatto” le gallerie che sono state costrette ad optare per questa modalità.
Per Chiara Tiberio di P420 il riscontro è stato positivo e: <molto frizzante. Abbiamo incontrato, anche se solo virtualmente, un pubblico curioso e attento alle nuove proposte. Siamo soddisfatti del risultato ottenuto alla prima presentazione ad una fiera americana del lavoro dell'artista Francis Offman (1987, Butare, Ruanda, vive e lavora a Bologna, i prezzi variano da 4.000 a 5.500 dollari). Abbiamo venduto tutte le opere presenti sulla piattaforma online e abbiamo avuto anche altre richieste che dimostrano un interesse molto più ampio. Inoltre – prosegue Tiberio – sono andati molto bene anche altre giovani proposte della galleria come Riccardo Baruzzi (le opere inedite della serie «Fioriture» viaggiano sui 13.500 dollari) e Adelaide Cioni (range da 2.500 a 12.000. dollari).
Presente a The Armory Show la galleria Massimo De Carlo che esponeva i lavori degli artisti Tomoo Gokita e Rob Priutt, e Lorcan O'Neil che come ha dichiarato la direttrice Laura Chiari: <pur con la cautela d'obbligo, poiché alcune trattative non sono state definite in ogni aspetto, la fiera dovrebbe essere andata molto bene dal lato delle vendite con un grande interesse da parte dei collezionisti, forse anche più concreto degli anni passati. Sarà l'astinenza!> Nello stand erano esposte le opere di Tracy Emin, Kiki Smith, Richard Long e Gianni Politi (prezzi da 3.500 a 35.000 dollari ). <Vera star della presentazione - prosegue Chari – il suo lavoro è stato accolto con entusiasmo e ha superato ogni aspettativa> conclude la direttrice.
Chi non c’era
Assenti alcune delle più grandi gallerie blue-chip del mondo, tra cui Pace, Gagosian, Hauser & Wirth, Lisson e White Cube. Le new entry includono la Galleria Millan (San Paolo) e Proyectos Ultravioleta (Città del Guatemala). Tra le vendite più significative da Marc Selwyn Fine Art (Beverly Hills) il dipinto di Jay DeFeo è sato venduto per 875.000 dollari, da David Zwirner (New York, Londra, Parigi, Hong Kong) sono stati venduti dipinti e lavori su carata di Nate Lowman (prezzo da 25.000 a 280.000 dollari) e numerosi lavori di Wolfgang Tillmans (range da 10.000 a 100.000 dollari.
Cautela per contrastare la pandemia
Le aspettative per una fiera in presenza per certi versi ridimensionata ha convinto galleristi come Marianne Boesky, che inizialmente aveva deciso di non partecipare, ma è stata invitata dal comitato di selezione, di cui è stata a lungo membro, a condividere lo stand con la galleria Library Street Collective di Detroit focalizzata sulla ricerca di artisti emergenti, esponendo ognuna due artisti con una selezione di opere di Jammie Holmes, Tyrrell Winston, Allison Janae Hamilton e Jessica Jackson Hutchins. Tra le prime vendite il dipinto «Furs and Concrete» (2021) del giovane artista Jammie Holmes (Library Street Collective) attualmente molto richiesto dal mercato (un suo lavoro è stato venduto a sei cifre sul mercato secondario) venduto per 65.000 dollari a un museo cinese.Come in passato, non sorprende in questa situazione che diversi espositori si siano garantiti alcune vendite in anticipo “sensibilizzando” via email giorni prima i collezionisti con le proposte che avrebbero esposto nello stand. Il momento è ancora complicato, gli affari devono essere veloci per il contingentamento delle visite e i dealer sono prudenti, valutano i rischi con il timore di sostenere solo costi, pertanto l'eventuale presenza alle fiere merita un'analisi più conservativa e razionale. Altri galleristi, sempre in un'ottica che privilegia la possibilità di effettuare una vendita, hanno deciso di puntare sugli artisti che attualmente hanno esposizioni di arte pubblica a New York. È stato il caso della galleria Jessica Silverman di San Francisco che presentava nello stand una mostra collettiva intitolata “Foreseeable Women” con gli artisti - Clare Rojas, Davina Semo e Hayal Pozanti – che in questo momento hanno grandi installazioni di arte pubblica a New York City. Per la gallerista non sono mancate le vendite con prezzi che vanno dai 15.000 ai 75.000 dollari.
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