Tillerson vede Erdogan dopo l’arresto di un banchiere turco negli Usa
di Vittorio Da Rold
3' di lettura
Il Segretario di Stato americano Rex Tillerson ha avuto oggi ad Ankara colloqui con i leader della Turchia nel corso di una visita di un giorno con un alleato Nato che ha un ruolo strategico nella lotta contro lo Stato islamico, ma che ha contemporaneamente sempre più contrasti con Washington e i suoi partner europei su vari fronti. La notizia di un arresto di un importante banchiere turco della banca pubblica Halkbank per presunte violazione delle sanzioni verso l’Iran avvenuto lunedì a New York, h a reso più difficili i negoziati della prima visita del segretario di stato dell’amministrazione Trump.
Tillerson ha tenuto una riunione a porte chiuse con il presidente Recep Tayyip
Erdogan per discutere della lotta condotta dagli Stati Uniti contro lo Stato islamico, tra cui l'offensiva pianificata contro la sua roccaforte siriana di Raqqa. La Turchia è contraria al sostegno che gli Stati Uniti hanno dato alle milizie curde. Tillerson, ex ceo della società petrolifera Exxon, aveva in precedenza incontrato il primo ministro Binali Yildirim. Un funzionario del Dipartimento di Stato americano ha detto che Tillerson ha sottolineato soprattutto «il ruolo fondamentale» della Turchia nella sicurezza regionale.
Erdogan ha fatto le sue consuete rimostranze sul fatto che Washington appoggi la milizia curda siriana dell’YPG nella lotta contro lo Stato islamico. Ankara vede lo YPG come una filiazione dei militanti curdi del PKK, considerato da Ankara come gruppo terroristico come pure dagli Usa e la Ue.
I rapporti tra Turchia e Stati Uniti sono stati messi a dura prova dalla presenza negli Stati Uniti del predicatore turco Fethullah Gulen, accusato da Erdogan di essere l’ispiratore del fallito colpo di stato del 15 luglio scorso e che Ankara vuole estradare mentre Washington smorza i toni della querelle.
I legami tra i due paesi si sono inaspriti sotto l'ex presidente degli Stati Uniti Barack Obama e Ankara ha sperato in un reset sotto il presidente Donald Trump. Ma sembra che per ora ci sino stati pochi segni di miglioramento.
La visita di Tillerson arriva a meno di tre settimane dal controverso referendum sul presidenzialismo in cui Erdogan sta cercando di modificare la Costituzione per aumentare i suoi poteri, una mossa che i suoi avversari e alcuni alleati europei temono porterà a un crescente autoritarismo nel paese.
Alti funzionari degli Stati Uniti hanno detto che Tillerson non incontrerà l'opposizione turca durante la visita, segnale da interpretare come un tentativo del Segretario di stato di evitare di essere coinvolto nella discussione di questioni interne e di concentrarsi sulla lotta contro lo Stato islamico.
Ma il suo viaggio è stato ulteriormente offuscato dall'arresto avvenuto lunedì a New York di un alto banchiere della banca statale turca Halkbank. Il banchiere è accusato di aver partecipato a un sistema per eleudere nel tempo le sanzioni economiche degli Stati Uniti contro l'Iran utilizzando l’export-import di oro come copertura.
Poco dopo l'arrivo di Tillerson ad Ankara, il ministro della Giustizia Bekir Bozdag ha detto all’emittente tv Haber che l'arresto del banchiere turco è una «decisione tutta politica» progettata per mettere in cattiva luce la Turchia e il presidente Erdogan.
Tillerson probailmente dirà che l'arresto del vice direttore generale Mehmet Hakan Atilla della Halkbank è di competenza delle autorità giudiziarie degli Stati Uniti e non è una decisione che spetta alla politica. Tillerson spera di concentrarsi invece sulla campagna militare per riprendere Raqqa.
Fonti del Dipartimento di Stato hanno rivelato alla Reuters che per il segretario di Stato Tillerson la priorità numero uno in Siria resta la sconfitta dell’Isis anche con l’aiuto prezioso delle forze curde dell’YPG nell'offensiva diretta verso Raqqa.
Demirtas in sciopero della fame.
Il leader del partito filo-curdo Hdp in Turchia, Selahattin Demirtas, detenuto da
quasi 5 mesi con accuse di «terrorismo» nel carcere di massima sicurezza di Edirne, al confine con la Grecia, ha iniziato oggi uno sciopero della fame per protestare contro le «pratiche illegali e inumane» in atto nella prigione. Lo fa sapere una nota dell'Hdp. Con Demirtas, ha avviato la protesta anche un
altro deputato, Abdullah Zeydan, detenuto nello stesso penitenziario. I parlamentari, tra l'altro, accusano la direzione carceraria di ignorare uno sciopero della fame di altri detenuti, che prosegue da giorni.
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