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Tim, arriva l’offerta di Cvc per il 49% della parte business

Come anticipato sul Sole 24 Ore del 25 marzo il fondo britannico guidato in Italia da Giampiero Mazza si è fatto avanti con una manifestazione di interesse non vincolante

di Andrea Biondi e Carlo Festa

(IMAGOECONOMICA)

3' di lettura

Cvc scende ufficialmente in campo sul riassetto di Tim. Come anticipato sul Sole 24 Ore del 25 marzo il fondo britannico guidato in Italia da Giampiero Mazza si è fatto avanti con una manifestazione di interesse non vincolante, indirizzata ai vertici dell’ex monopolista delle Tlc, per il 49% dell’area Enterprise di ServCo, la newco dei servizi in predicato di costituire una delle due gambe della nuova Tim discendente dal piano dell’ad Pietro Labriola.

L’interesse del fondo è quindi sulla parte “business” (le attività di Noovle, Olivetti e Telsy). Il tutto per una mossa che spariglia le tessere di un mosaico molto composito, ma che finisce per combaciare con il piano dell’ad Tim Labriola ponendosi dall’altra parte in antitesi con l’altro dossier ufficialmente aperto: quello della possibile Opa di Kkr sull’intera Tim.

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Da quel che è trapelato dopo la notizia, rilanciata da Bloomberg, dell’arrivo della manifestazione d’interesse da parte di Cvc nella tarda serata di venerdì, il fondo Uk – supportato da Nomura con l’ex ad Tim Marco Patuano come senior advisor, da Barclays e dall’avvocato Sergio Erede – ha chiesto 10 settimane di esclusiva.

In questo lasso di tempo, che per partire necessita dell’ok del cda Tim, otto sono le settimane previste per la due diligence e due per finalizzare l’offerta. La due diligence, peraltro, sarebbe portata avanti da un gruppo misto Tim-Cvc, in vista di una possibile quadratura del cerchio che contempla l’impegno da parte di Cvc di garantire i 6.500 dipendenti occupati al momento in quelle attività che, conti alla mano, valevano il 27% (2,7 miliardi) dei 9,9 miliardi di ricavi riferibili a ServCo nel 2021.

A garantire gli equilibri di governance sono previsti patti parasociali ma lo spirito appare quello della partnership. Ora sarà però da capire l’atteggiamento del cda Tim convocato, con altro all’ordine del giorno, per il 29 marzo. Probabile un’informativa da parte dell’ad e del presidente Salvatore Rossi i quali, come da comunicato Tim a valle del cda dello scorso 13 marzo, hanno ricevuto mandato «anche con riferimento ad eventuali altri soggetti interessati» di puntare alla massima valorizzazione di Tim e di tornare ad avviare un’interlocuzione ulteriore con il fondo Kkr che si è palesato a novembre con manifestazione di interesse. Da allora la ripresa dei contatti con lettera (di Tim), risposta (di Kkr) e lettera di risposta (di Tim) che dovrebbe partire in settimana.

Certo è che l’opzione Cvc sulla carta appare gradita a Vivendi come a Cdp. La prima ha in carico le sue azioni a 0,657 euro: di più quindi degli 0,505 che Kkr pensa di offrire con la sua Opa. L’entrata in scena di Cvc dà poi supporto al progetto di riassetto “made in Tim” per come immaginato da Labriola e che vede un completamento nella societarizzazione della rete aprendo la strada alla possibiltà di una rete unica Tim-Open Fiber.

Su questo versante, a inizio aprile vari passaggi, fra cui un “non disclosure agreement”, sono attesi dare la prima declinazione pratica a un lavoro comune sull’asse Tim-Open Fiber-Cdp per arrivare a un risultato caldeggiato anche dal Governo.

Kkr però attende nel frattempo di capire il destino della sua manifestazione di interesse. Quel che analisti e osservatori immaginano è che il fondo Usa possa decidere di partecipare comunque al riassetto partendo dalla sua posizione di azionista al 37,5% di Fibercop (la società con la rete secondaria di Tim). Per ora il fondo non si è mosso dall’idea dell’Opa. Che darebbe un immediato ritorno al mercato. Ma che si scontra con alcune valutazioni degli advisor del piano industriale di Labriola che indicano un valore ben più alto in prospettiva per la società. Valutazioni che sicuramente dalle parti del primo azionista Vivendi sono prese con molta attenzione.

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