Tim, firmato l’accordo: 2mila uscite volontarie tra i 4 e i 7 anni dalla pensione
L’intesa del gruppo con i sindacati sfrutta lo strumento dell’isopensione. Nel bilanciamento tra uscite e nuovi ingressi l’obiettivo è migliorare il mix di genere
di Cristina Casadei
I punti chiave
4' di lettura
È stato firmato nella notte l’accordo tra Tim e i sindacati delle tlc (Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil) per 2.000 uscite volontarie nel 2023 attraverso lo strumento dell’isopensione. Lo strumento potrà essere utilizzato fino a un massimo di 6 anni per gli uomini e 7 anni per le donne. Per tecnici e progettisti fino a 4 anni e mezzo, secondo quanto spiega una nota della Uilcom Uil che sottolinea «il difficile contesto in cui si trovano il gruppo, impegnato nella separazione della società della rete, e tutto il settore tlc». Questo accordo sfrutta la proroga fino a novembre 2026 della possibilità di isospensione fino a 7 anni e prevede anche assunzioni mirate in ambito on field e progettisti di rete e la compensazione delle uscite in isopensione delle donne, attraverso l’assunzione in pari numero di altrettante donne.
L’obiettivo del miglioramento del mix di genere
Dall’azienda spiegano che è stato fissato «come obiettivo anche quello di valorizzare maggiormente il contributo delle donne all’interno della società. Il Gruppo, nel bilanciamento fra uscite volontarie e nuovi ingressi, punta a migliorare il mix di genere all’interno dell’azienda, con un impegno a programmare un numero di assunzioni di nuove dipendenti tale da incrementare la percentuale di popolazione femminile, privilegiando in particolare i profili STEM». La scelta è in linea con le iniziative di empowerment femminile già avviate dal gruppo e conferma l’intenzione «di garantire in concreto l’uguaglianza delle donne in termini di pari opportunità e di crescita professionale in azienda. Per accelerare questo obiettivo, Tim ha come obiettivo anche quello di inserire un maggior numero di donne in posizioni manageriali».
Il sindacato favorevole all’uso di strumenti non traumatici
«Siamo soddisfatti di poter continuare a gestire la situazione molto complicata di Tim con strumenti non traumatici. Registriamo - commenta Riccardo Saccone, segretario nazionale della Slc Cgil - per la prima volta la dichiarazione dell’azienda circa l’impossibilità di poter garantire per il futuro il prosieguo di questa impostazione. Non possiamo che concordare circa la gravità della situazione, sia aziendale sia dell’intero settore, pur continuando a dissentire totalmente sulla soluzione». «Lo spezzatino - dice Saccone - non è certo la via per ridare slancio e salvare l’occupazione. È urgente mobilitare il settore contro una deriva inaccettabile».
Luciano Savant Levra, segretario nazionale della Uilcom Uil, ritiene arrivato il momento «che si affrontino complessivamente i tanti problemi del settore aprendo urgentemente un tavolo istituzionale che coinvolga i Ministeri competenti, ovvero del Mimit e del Lavoro. I singoli tavoli, attivati presso le aziende, per arginare le varie crisi in atto non sono più in grado di risolvere un problema che è ormai di sistema».
Per il segretario generale della Fistel Cisl, Alessandro Faraoni, l’accordo «ha un grande valore sociale perché in attesa delle scelte sul destino di Tim, se prevale la logica dello spezzatino, avremmo migliaia di esuberi. Alleggerire gli organici quindi, con accordi non traumatici accompagnando i lavoratori e le lavoratrici alla pensione con 6 e 7 anni di anticipo è un risultato straordinario e una valorizzazione delle risorse umane». A questo si aggiunga che «la scelta di anticipare la pensione alle donne 7 anni prima è un fatto storico. Si tutelano le donne che hanno avuto carriere lavorative discontinue, astensioni per maternità e che possono meglio occuparsi della vita familiare». Resta però «l’insoddisfazione perché Tim non ha accettato la possibilità di estendere il beneficio agli invalidi e ai lavoratori fragili».
Gli ultimi accordi
Anche nelle scorse tornate le uscite di Tim sono sempre avvenute utilizzando strumenti che garantiscono la volontarietà e minimizzano l’impatto sociale. Uno è l’isopensione, l’altro il contratto di espansione, abbinato a formazione e ricambio generazionale, con l’assunzione di giovani. Lo scorso anno la società ha comunicato due diversi accordi. Uno prevedeva 1.200 uscite con prepensionamenti volontari di persone che potevano uscire per età anagrafica. L’altro invece riguardava un contratto di espansione per 2.200 persone.
Le duemila uscite che sono state concordate con il nuovo accordo con il sindacato sono un nuovo capitolo e avverranno nel 2023. Si tratta della messa a terra del piano presentato durante l’ultimo Capital Market day che anno per anno prevede una razionalizzazione degli organici nelle diverse aree aziendali.
Come funziona l’isopensione
La scelta dello strumento dell’isopensione da un lato si configura come onerosa per la società, ma dall’altro blinda chi esce, essendo una delle vie d’uscita “più sicure”. Non è un caso che gli ultimi piani abbiano avuto un’adesione molto veloce ed elevata. I dettagli del prossimo piano che prevede 2mila uscite sono oggetto della trattativa che è in corso in queste ore tra la società e i sindacati. Il contratto di isopensione è lo strumento di esodo introdotto dall’art. 4 della legge 92/2012, più nota come legge Fornero, che consente al lavoratore di andare in pensione fino a 7 anni in anticipo. Si tratta di uno strumento che sarà possibile utilizzare fino al 30 novembre 2026 per una durata massima di 7 anni, ma che viene utilizzato con molta parsimonia dalle organizzazioni per via del costo molto elevato, in quanto l’onere è a totale carico dell’azienda esodante ed è prevista una fidejussione all’Inps che mette i lavoratori al riparo da eventuali casi di esodati. Durante l’isopensione il lavoratore percepisce un assegno sostitutivo della pensione nonché della relagtiva contribuzione correlata fino alla maturazione dei requisiti minimi e anagrafici per il diritto alla prestazione pensionistica più vicina, di vecchiaia o anticipata.
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