Tim in calo: focus su negoziato rete, ma mercato resta freddo
Titolo ancora con il freno a mano tirato all’indomani del Capital market day. Equita sottolinea come non siano state date guidance aggiornate. Per Banca Akros sono emerse poche informazioni incrementali
di Enrico Miele
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(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Il mercato si mostra freddo all’indomani del Capital market day di Telecom Italia, con il titolo tra i peggiori del FTSE MIB di Milano. Le vendite arrivano all'indomani dei dettagli, forniti dal ceo Pietro Labriola, sull’imminente addio al modello di integrazione verticale, con i vantaggi regolatori che comporterebbe, e la divisione in quattro rami del gruppo: Tim Consumer, Tim Enterprise (con dentro cloud, cybersecurity e IoT), NetCo e Tim Brasil. Questo senza dimenticare il fronte “caldo” del negoziato con Cdp sul progetto rete unica, opzione che resta la preferita «solo se eseguita a condizioni vantaggiose». In caso contrario scatterebbe un “piano B” che prevede, tra le opzioni, l'apertura a investitori privati (compreso il fondo Kkr). Sul versante del debito, infine, con il deconsolidamento della rete circa 11 miliardi potrebbero finire in pancia alla Netco, con il ramo dei servizi che ha l’obiettivo di scendere sotto i 5 miliardi di debito.
Ma cosa ne pensano gli analisti? Equita sottolinea come non siano state date guidance aggiornate, «anche se il ceo ha segnalato che i risultati evidenzieranno il lavoro fatto in termini di costi». Sulla NetCo, Labriola «conferma che il deal ideale è la cessione in toto a Open fiber. Il piano B prevede la cessione di minoranze in NetCo ed Enterprise e altri asset (Brasile?)» si chiedono gli analisti, «ma non ci sembra che risolva l’eccesso di leva del gruppo». Il broker in ogni caso vede «crescere i capex (+800 milioni nel 2023, +300 milioni nel 2024), anche se principalmente su NetCo (target di cessione) e per larga parte finanziati da fondi Pnrr (2 miliardi su 3,3 miliardi di gare Pnrr aggiudicate, ma con sfasamento temporale tra capex e rimborsi che penalizza il free cash flow 2023). In termini valutativi, invece, «abbiamo ridotto il valore della rete per il minore ebitda allocato a NetCo (18 miliardi pre-sinergie a 8,5x enterprise value/ebitda 2022), compensato dalle maggiori sinergie ottenibili dalla copertura delle aree grigie non incluse nel Pnrr (1,1 miliardi pro-quota da 0,5 miliardi) e dal maggiore ebtida in ServCo».
Secondo gli analisti di Banca Akros, sono emerse «poche informazioni incrementali dalla presentazione del management, che suggerisce in ogni caso un forte impegno a estrarre valore dalle azioni» messe in campo dalla società. «Notiamo che una voce non trascurabile del piano è una significativa riduzione del personale nel business italiano, tra cui -6.400 dipendenti (-30%) nella NetCo con un costo cumulato di 1,26 miliardi di euro fino al 2030, e -3mila (-21%) nella ConsumerCo con un costo di 400 milioni di euro in 5 anni» mentre «le uscite lorde della EnterpriseCo, nonostante un netto positivo di 200 unità, comporteranno 270 milioni di euro di costi cumulati 2022/2030». Nell’attesa, il mercato sta penalizzando il titolo a Piazza Affari.
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