Tim, Cda in corso. Si parte dal 3 a 2 per Gubitosi ad e direttore generale
di Antonella Olivieri
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Il comitato nomine di Telecom Italia, che si è riunito stamattina, ha designato Luigi Gubitosi per la nomina a nuovo amministratore delegato e direttore generale, con la maggioranza dei tre componenti in quota Elliott (il presidente Alfredo Altavilla, Anna Bonomo e Rocco Sabelli) e l’opposizione dei due indipendenti in quota Vivendi (Giuseppina Capaldo e Michele Valensise).
Al consiglio in corso con tutti i consiglieri in quota Elliott, tranne Gubitosi che per correttezza si asterrà, voteranno il suo nome. Questo l’accordo raggiunto ieri. Scontato, a questo punto, che anche nel board i cinque consiglieri di Vivendi, tra i quali anche l’ex ad revocato Amos Genish, non appoggeranno il candidato della maggioranza. Sarebbe la prima volta che, nella pur tormentata storia di Telecom, il ceo sarà nominato senza l’unanimità del consiglio.
Ieri, dunque, i consiglieri Elliott - che sono rimasti in assiduo contatto - si sono ricompattati tra di loro, dopo la spaccatura registrata nel comitato nomine di mercoledì, convergendo alla fine sul nome di Gubitosi che, nel suo curiculum professionale, ha già una precedente esperienza nel campo delle tlc, alla guida di Wind.
La riunione di ieri tra i dieci consiglieri di maggioranza, che in realtà si sarebbe svolta nella forma della conference call, era iniziata con la lettura da parte del presidente Fulvio Conti di una lettera inviata da Alfredo Altavilla che spiegava i motivi per cui la sua candidatura non era più sul tavolo.
L’ex numero 2 di Fca era il candidato alla guida di Telecom sul quale si era coagulato il consenso negli ultimi mesi e sul quale si erano orientati i consiglieri Elliott, dopo il tentativo di convincere Rocco Sabelli a rendersi disponibile per la successione a Genish, in considerazione della sua profonda conoscenza del settore e dei suoi trascorsi in Telecom.
Sul gradimento ad Altavilla era stata sondata anche la Cdp, che non è rappresentata in cda, ma è un azionista al 5% meritevole di ascolto, tanto più che istituzionale. Altavilla ha voluto in sostanza ricordare, perché fosse chiaro a tutti, che aveva dato la sua disponibilità a sostituire Genish a due condizioni e cioè che la sua candidatura fosse sostenuta all’unanimità, almeno dei consiglieri della sua lista, e che vi fosse una posizione condivisa sulle prospettive di sviluppo dell’azienda riguardo al progetto di separazione della rete.
L’emergere all’ultimo di una seconda candidatura, secondo la missiva letta da Conti, avrebbe di per sè fatto venire meno una delle due condizioni. Tuttavia il manager che è stato il braccio destro di Sergio Marchionne ha aspettato che maturasse la concreta disponibilità dell’altro candidato, Gubitosi, per evitare di arrivare al consiglio senza una soluzione. All'inizio, effettivamente, era parso che ci fossero perplessità in sede governativa a liberare in questa fase un commissario Alitalia. Poi l’uscita del ministro dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, più sfumata venerdì e più netta ieri, ha sciolto ogni dubbio.
Nella lettera Altavilla ha espresso la sua amarezza per una «gestione amatoriale di uno dei processi di governance più delicati nella vita di un’azienda». Un percorso che si è riflesso sul mercato in un’ulteriore debolezza del titolo.
Resta da verificare cosa farà a questo punto la compagine di minoranza espressa dal primo azionista Vivendi. Non è escluso che venga richiesta la convocazione di un’assemblea. Ma intanto la battaglia è sul piano formale. Nel comitato nomine di mercoledì i due componenti in quota francese - Michele Valensise e Giuseppina Capaldo - hanno contestato l’iter procedurale dall’inizio alla fine.
Le riunioni di una sola parte degli indipendenti, con l’esclusione degli amministratori indipendenti della lista Vivendi, non sono passate inosservate ai sindaci della società. Non si sa se la cosa sia stata formalmente segnalata dai consiglieri di minoranza, ma la questione è all’attenzione del collegio sindacale presieduto da Roberto Capone.
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