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Cda Tim dà il via libera all’offerta di Kkr senza assemblea. Vivendi: «Useremo ogni mezzo legale contro la decisione»

Il cda: disco verde alla cessione della rete per 22 miliardi; per Sparkle chiesta offerta migliorativa entro il 5 dicembre; proposta Merlyn «non in linea con il piano della società»

di Antonella Olivieri

Aggiornato il 5 novembre alle 22.15

Esterno della sede Telecom di Corso Italia. ANSA/ALESSANDRO DI MEO

5' di lettura

Il cda di Tim - comunica una nota ufficiale della società - ha accettato l’offerta vincolante di Kkr per la rete, valorizzata fino a 22 miliardi se si realizzerà la “rete unica” tramite la fusione con l’infrastruttura di Open Fiber. Il consiglio ha votato con la maggioranza di 11 amministratori favorevoli e tre contrari, assente solo Giovanni Gorno Tempini, presidente di Cdp, che, in quanto azionista al 60% di Open Fiber, allo stato concorrente, non partecipa alle discussioni sulla rete dell’incumbent.

La decisione spetta al Cda: no di Falcone, Gallazzi, Moretti

Con la stessa maggioranza - 11 sì e tre no (Cristiana Falcone, Giulio Gallazzi, Marella Moretti) - il consiglio Tim ha altresì deliberato che «la decisione sull’offerta è di esclusiva competenza consiliare». Questo sulla base dei «pareri forniti dai professori Piergaetano e Carlo Marchetti, Andrea Zoppini, Giuseppe Portale, Antonio Cetra, Claudio Frigeni e dall’avvocato Luca Purpura».

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Il Cda: nessuna assemblea

Nessuna assemblea, dunque, né straordinaria, né ordinaria, né meramente consultiva.
Secondo i pareri raccolti, l’operazione non comporta la modifica dello statuto sociale, che richiederebbe il passaggio da un’assemblea straordinaria con relativo diritto di recesso per i soci dissenzienti. Tim continuerà a fare il suo mestiere, anche se la rete non sarà più di sua proprietà bensì in “affitto”. Di parere completamente opposto è l’azionista francese Vivendi, socio al 23,75%, forte di altri pareri legali sulla necessità che sulla cessione dell’infrastruttura si pronunci un’assemblea, straordinaria o ordinaria. L’assemblea ordinaria sarebbe d’obbligo se il Mef, che ha prenotato il 20% della Netco della rete a fianco di Kkr, fosse stato riconosciuto come parte correlata. Cosa che i pareri di Umberto Tombari e Roberto Sacchi, chiesti rispettivamente dal comitato parti correlate e dal collegio sindacale di Tim, escludono.

Per Vivendi invece il Mef è da considerare parte correlata, come scritto in una lettera inviata alla società e per conoscenza alla Consob lunedì 30 ottobre. In un’altra lettera sempre di Vivendi, ma che porta la data del 1° novembre, si chiede anche di esaminare, con l’ausilio di advisor, il piano alternativo proposto dal fondo Merlyn, che prevede la cessione non della rete bensì di Tim Brasil e della divisione consumer. Giovedì 2 novembre il fondo Merlyn di Alessandro Barnaba ha comunicato il possesso, insieme alle stock option dell’ex capo della rete Telecom Stefano Siragusa che ha lavorato al piano alternativo, di 903mila azioni Telecom, pari allo 0,0056% del capitale ordinario per un controvalore di circa 235mila euro, precisando poi con un successivo comunicato del 3 novembre di aver dato disclosure solo di un dossier titoli e che la posizione è inferiore alla soglia informativa del 3%. Il consiglio Tim - riferisce il comunicato Tim della sera di domenica 5 novembre _ «ha preso atto della comunicazione inviata da Merlyn partners e RN capital, ritenendola non in linea con il piano della società», il piano appunto che passa dalla cessione della rete a Kkr. Nella Netco della rete che rileverà l’infrastruttura il Tesoro avrà il 20% (per 2,2 miliardi), mentre il 10-15% dovrebbe andare al fondo F2i, nel quale sono pronte a investire le Fondazioni bancarie.

Vivendi: «Delibera illegale, comporta la responsabilità di chi ha votato a favore»

Vivendi, con un comunicato da Parigi diffuso subito dopo il termine del cda Tim, ha fatto sapere che «userà ogni mezzo legale a sua disposizione per contrastare la decisione (del cda Tim, ndr) e tutelare i suoi diritti e quelli di tutti gli azionisti». La media company che fa capo alla famiglia Bolloré si dice dispiaciuta che il consiglio Telecom abbia accettato l’offerta Kkr di acquisto della rete «senza prima informare i suoi azionisti e richiederne il voto, contravvenendo così alle applicabili regole di corporate governance». Il board, prosegue il comunicato, «ha privato ciascun azionista del diritto di esprimere la propria opinione in assemblea, come pure del diritto di recesso i soci dissenzienti». Cinque pareri giuridici pro-veritate raccolti da Vivendi hanno confermato che l’operazione era da sottoporre esclusivamente a «un’assemblea straordinaria», e altresì che non si è voluto applicare la procedura prevista per le parti correlate, che secondo Parigi era dovuta per la partecipazione all’operazione del Mef, in quanto azionista di Cdp che è parte correlata. Anche il collegio sindacale di Tim non avrebbe sollevato rilievi sulla posizione del Mef, che interverrà nella Netco una volta che la rete sarà staccata da Telecom. Vivendi conclude che la delibera del cda Tim è «illegale» e comporta la «responsabilità degli amministratori che hanno votato a favore della decisione».

Anche Merlyn ha diffuso un comunicato da Londra, denunciando la decisione come «irrispettosa e sbagliata», presa «non all’unanimità e senza ascoltare tutti gli azionisti». Il fondo di Alessandro Barnaba si riserva di «procedere con ogni possibile azione che porti il cda a convocare al più presto un’assemblea dove poter decidere se il piano approvato in autonomia dal cda sia quello che i soci desiderano per la loro azienda o se preferiscano un futuro differente».

Closing entro l’estate

L’operazione approvata dal cda Tim prevede il conferimento di un ramo d’azienda - «costituito da attività relative alla rete primaria, all’attività wholesale e dall’intera partecipazione nella controllata Telenergia» - in FiberCop, società che già gestisce le attività relative alla rete secondaria d’accesso in fibra e rame, e già partecipata al 37,5% da Kkr. E prevede inoltre il contestuale acquisto da parte di Optics Bidco (veicolo controllato da Kkr) dell’intera partecipazione detenuta da Tim in FiberCop.

E’ previsto che il closing avvenga entro l’estate dell’anno prossimo, permettendo a Tim di ridurre il proprio indebitamento finanziario di circa 14 miliardi, senza considerare l’impatto degli aggiustamenti di prezzo e gli eventuali earn-out. Il pagamento di eventuali earn-out a favore di Tim è legato al realizzarsi di eventi futuri. In particolare: 1) al completamento, durante i 30 mesi successivi alla data del closing, di alcune potenziali operazioni di consolidamento che riguardino Netco (la fusione con Open Fiber) e all’eventuale introduzione di «modifiche regolamentari idonee a generare benefici a favore di Netco, che potrebbero comportare il pagamento a favore di Tim di un importo massimo di 2,5 miliardi» e 2) all’introduzione ed entrata in vigore entro il 31 dicembre 2025, di incentivi di settore che potrebbero comportare il pagamento a favore di Tim di un importo massimo di 400 milioni.

L’offerta per la rete valorizza Netco (esclusa Sparkle) a un enterprise value (debito più equity) di 18,8 miliardi - precisa la nota Telecom - senza considerare eventuali incrementi del predetto valore derivanti dal potenziale trasferimento di parte del debito a Netco e dagli earn-out che potrebbero aumentare il valore sino a 22 miliardi. Al closing Tim riequilibrerà la situazione patrimoniale con un rapporto fra debito netto ed Ebitda inferiore a 2 volte (after lease).

Mandato a Labriola per alzare l’offerta su Sparkle

Quanto all’offerta non vincolante su Sparkle, la controllata dei cavi sottomarini internazionali, il consiglio Tim, avendola ritenuta non soddisfacente, ha dato mandato all’ad Pietro Labriola di «verificare la possibilità di ricevere un’offerta vincolante a un valore più elevato una volta completata la due diligence, il cui termine è stato esteso fino al 5 dicembre».

«Le delibere approvate con grande responsabilità e coraggio dal consiglio Tim vanno nella direzione di fare il bene di Tim, delle persone che vi lavorano, dei suoi azionisti, del Paese intero - ha commentato il presidente della società Salvatore Rossi - La cessione della rete a un investitore infrastrutturale come Kkr ha trovato anche l’apprezzamento del Governo, che sosterrà questa operazione con ingenti risorse. E ridà una prospettiva di crescita al gruppo Tim».

«Due anni di lavoro a testa china si chiudono con una decisione storica: dare il via alla nascita di due società con nuove prospettive di sviluppo - ha sottolineato da parte sua l’ad Pietro Labriola - Entrambe saranno il punto di riferimento per la trasformazione digitale del nostro Paese perché, grazie a questa operazione, potranno accelerare lo sviluppo tecnologico nel settore delle telecomunicazioni». «A tutti i nostri azionisti - ha aggiunto Labriola - dico che stiamo restituendo a Tim la possibilità di guardare ad un futuro sostenibile e di essere pronta a cogliere le opportunità che avrà davanti».

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