Tim, contratto di espansione per 27mila lavoratori, 2.200 uscite e fino a 650 assunzioni
Siglato l’accordo con Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil che mette in sicurezza il perimetro occupazionale per i prossimi mesi e minimizza l’impatto per chi sceglierà di uscire volontariamente con uno scivolo di 5 anni attraverso l’isopensione
di Cristina Casadei
2' di lettura
In Tim arriva l’accordo sul maxicontratto di espansione che interesserà 27mila persone. È questa la via per contenere le ricadute sociali di questa fase di transizione verso la Rete Unica, che Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil hanno condiviso con l’azienda dopo una lunga e complessa trattativa che ha portato un’ipotesi di accordo - da sottoporre ai lavoratori - che si regge su 4 pilastri. Innanzitutto un progetto di formazione e riqualificazione con il coinvolgimento di circa di 27mila lavoratori, riduzioni dell’orario di lavoro per lo stesso numero di lavoratori, articolate su tre distinte percentuali ossia 10%, 15% e 25%, differenziate per ambiti organizzativi. Infine un piano di accompagnamento alla pensione che riguarderà 2.200 lavoratori di TIM, Olivetti, Noovle, Sparkle e Telecontact Center che entro il 30 novembre 2023, saranno a non più di 60 mesi dalla prima decorrenza utile al trattamento pensionistico. Questo significa che tra quest’anno e il prossimo ci saranno 2.200 uscite volontarie con uno scivolo di 5 o 6 anni verso la pensione, utilizzando espansione ed isopensione. L’uso dell’isopensione consentirà a chi esce di ammortizzare quasi totalmente l’impatto dell’uscita anticipata, mentre il contratto di espansione consentirà la formazione e l’affiancamento dei giovani che entreranno, che secondo quanto stimano i sindacati, saranno fino a 650.
La messa in sicurezza del perimetro occupazionale
Per i sindacati si tratta di «un accordo che mira a mettere in sicurezza per i prossimi mesi il perimetro occupazionale del gruppo minimizzando le perdite economiche per le persone», spiega Riccardo Saccone, segretario nazionale della Slc Cgil. Certamente «non risolve i problemi strutturali dell’azienda ma guarda essenzialmente alla salvaguardia delle persone. I nodi legati ad un piano industriale sbagliato e prevalentemente finanziario rimangono tutti sul tavolo. Del resto anche il giudizio dei mercati sembra particolarmente severo con l’impianto complessivo».
I 200 milioni di risparmi
Salvo Ugliarolo, segretario generale della Uilcom, considera l’accordo «un giusto equilibrio tra la situazione in cui si trova Tim e la tutela delle lavoratrici e lavoratori seppur in un quadro complicatissimo nel quale certamente non viene superata la grave crisi economica ed industriale del gruppo ma si arriva ad una stabilità occupazionale per i prossimi mesi garantendo, con questo accordo, un percorso condiviso evitando fughe in avanti o peggio scelte unilaterali che avrebbero messo, in un momento così delicato, a rischio il personale di Tim, tenuto conto anche del fatto che l’attuale Governo svolgerà fino alle elezioni del prossimo 25 di settembre il mero disbrigo degli affari correnti». Anche Ugliarolo, che stima oltre 200 milioni di euro di risparmi attraverso questo accordo, ci tiene a ribadire la «netta contrarietà al progetto della Rete Unica che, come sindacato, abbiamo fin dall’inizio contestato e su cui, ancora oggi, rimaniamo assolutamente convinti sia una scelta sbagliata sulla quale continueremo anche con il prossimo Governo a chiedere un vero tavolo di confronto per spiegare le nostre ragioni su questa scelta industriale non condivisibile». Alessandro Faraoni, segretario generale della Fistel Cisl aggiunge che «pur non condividendo il piano industriale di Tim che prevede la separazione della rete dai servizi» questa intesa è soddisfacente perché «garantisce la continuità salariale e occupazionale in un’azienda che soffre della pesante contrazione di mercato e della bassa marginalità».
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