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Il ceo di Apple Tim Cook: combattere le fake news fa bene alla libertà

Il ceo di Apple è intervenuto al Teatro Odeon a Firenze davanti a una platea di studenti partecipanti alla nuova edizione del progetto «Il Quotidiano in classe» dell’Osservatorio Permanente Giovani-Editori presieduto da Andrea Ceccherini

dal nostro inviato Andrea Biondi

3' di lettura

FIRENZE - Internet «ha comportato tante cose positive». Ma le fake news «sono una delle negatività», un frutto perverso del web e quindi «tutti noi amanti della democrazia e che crediamo nella libertà dobbiamo pensare che separare il falso dal vero sia la base della libertà». A dirlo è Tim Cook, Ceo di Apple, intervenuto a Firenze per tenere a battesimo la nuova edizione del progetto «Il Quotidiano in classe» dell’Osservatorio Permanente Giovani-Editori presieduto da Andrea Ceccherini.

Un progetto arrivato alla sua ventesima edizione e che da quest'anno vede un upgrade non da poco annunciato dal palco dallo stesso Ceccherini quando segnala che Apple e Osservatorio Permanente dei Giovani Editori «hanno deciso di unirsi per una grande sfida: quella di ridurre i danni dalle fake news e di dar vita ad un progetto di technology and media literacy. Un progetto che sarà studiato nei dettagli e testato in alcuni Paesi europei tra cui il nostro».

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Le fake news come cancro da estirpare è stato uno dei temi forti dell'incontro che si è svolto al Teatro Odeon a Firenze davanti a una platea di studenti partecipanti al progetto di media literacy dell'Opge. «Mi è parso chiaro - ha aggiunto Cook - che la gente faceva fatica a distinguere la verità dalle bugie, e sembrava chiaro che era molto importante sviluppare il pensiero critico, per questo abbiamo pensato che fosse importante aiutare gli studenti a separare la verità dalle bugie. Ci è sembrato che l'Osservatorio svolgesse bene questo ruolo, e per noi è stato un piacere fare questa partnership».

Un'iniziativa di cui Ceccherini ha spiegato così genesi e ratio: «Tim è un ospite speciale perché condivide un intero sistema di valori. Entrambi siamo convinti che ci sia un binomio che non deve essere scisso: giovani ed educazione». Partendo da questo bagaglio comune nell'ottobre 2017, quando Tim Cook ha partecipato per la prima volta all'inaugurazione della stagione de Il Quotidiano in classe «ci siamo chiesti se non esistevano condizioni per fare un mondo migliore. Da allora abbiamo discusso che di fronte alle fake news non basta una soluzione tecnologica ma occorre una soluzione umana. Così ci siamo confrontati e partendo da convinzione che scuole e università fossero il punto di partenza abbiamo deciso di iniziare un viaggio».

Tanti i temi toccati durante l'incontro. E un segno dei tempi sembra essere sicuramente il numero di domande su tematiche ambientali delle quali lo stesso Cook si è detto sorpreso.

In tema privacy Cook ha detto che preoccupano Governi e società che «sorvegliano» i cittadini, perché questo induce a cambiare i propri comportamenti. Da qui anche le scelte di non fornire supporto per scoprire cosa ci fosse dentro l’iPhone dell'attentatore della strage di San Bernardino negli Usa. «In Apple tratteremo sempre i clienti e i dati con dignità e rispetto».

Non è mancata la domanda sul tema degli scambi commerciali e dei dazi. «Gli scambi commerciali – ha risposto Cook - non sono un gioco in cui uno perde e uno vince, sono positivi per entrambi». Cook si è detto a favore «di un aggiornamento degli accordi commerciali però sono fermamente convinto che gli scambi commerciali liberi siano positivi per tutti. Spero che con il tempo le barriere commerciali, tariffarie o meno, si normalizzeranno e reputo sia fondamentale per un ambiente sano, sono ottimista».

Un passaggio di rilievo anche sul tema immigrazione. «Io sono un fautore, un sostenitore dell'immigrazione: penso che i Paesi benestanti devono assumersi la responsabilità di accettare dei migranti che fuggono da situazioni difficoltose», ha detto Tim Cook. Alla Apple, ha aggiunto, «vogliamo rimuovere quei massimali coi tetti imposti al numero di migranti qualificati che possiamo assumere», ha ribadito Cook, esprimendo il desiderio che «dei giovani, dei bambini che sono dei sognatori (dreamers), possano rimanere negli Stati Uniti, andare a scuola e rimanerci, e io penso che questo succederà».

Ultimo passaggio sulla tecnologia che Cook vuole immaginare al servizio dell'uomo, ma senza prevalere. «Se guardate lo schermo di uno smartphone più degli occhi di una persona, state sbagliando».

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