Tim, l’effetto svalutazioni porta il 2021 in profondo rosso: -8,7 miliardi
Solo l’accordo con Dazn relativo alle partite di serie A, attualmente oggetto di rinegoziazione, ha imposto accantonamenti per 540 milioni
di Antonella Olivieri
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I punti chiave
3' di lettura
Conti, piano e prospettive sul tavolo del board di Telecom Italia. Si è trattato di una lunga maratona che si è prolungata fino alla tarda serata di mercoledì.
Il bilancio
Ricavi per 15,3 miliardi (-1,9%), Ebitda organico in flessione del 9,6% a 6,2 miliardi, perdita netta per 8,7 miliardi. Il bilancio del 2021 ha subito ovviamente l’impatto di tre profit warning che si sono succeduti dall’autunno. L’impairment test non è passato indolore e si è reso necessario un allineamento per quanto riguarda gli asset sul mercato domestico di 4,1 miliardi. Un altro aggiustamento è stato provocato dalla necessità di tener conto dell’evoluzione della normativa, in senso meno favorevole, del beneficio legato all’affrancamento degli avviamenti che nell’esercizio 2020 aveva consentito di chiudere i conti con un utile netto di 7,1 miliardi con la contabilizzazione di imposte differite attive per 5,9 miliardi. Altro capitolo riguarda l’accordo con Dazn relativo alle partite di serie A, attualmente oggetto di rinegoziazione, che ha imposto accantonamenti per 540 milioni.
I conti alla fine si sono chiusi in profondo rosso. Senza le poste straordinarie il saldo finale sarebbe stato sostanzialmente in pareggio, positivo per poche decine di milioni, segnalando comunque un peggioramento dell’andamento rispetto agli utili “ordinari” del 2020 e ai 900 milioni dell’anno prima. Per quest’anno gli azionisti ordinari sono destinati a restare a bocca asciutta, senza il dividendo “segnaletico” di 1 centesimo che era stato pagato negli anni precedenti.
Il consensus degli analisti vedeva per l’esercizio 2021 i ricavi del gruppo Tim a 15,37 miliardi, in flessione dell’1,6%; Ebitda giù del 9% a 6,26 miliardi, a fronte di investimenti stimati a 3,81 miliardi, con un incremento del 13,6% rispetto all’anno precedente.
L’indebitamento finaziario netto si è attestato a 22,2 miliardi (17,6 miliardi after lease), con una riduzione di 1,1 miliardi rispetto al 31 dicembre 2020.
Il piano
Il piano che è stato esaminato ieri è definito ”inerziale” dai tecnici dell’azienda. Proietta cioè le prospettive per il triennio che termina nel 2024 partendo dall’assetto di gruppo attuale, tendendo conto delle strategie che il nuovo management guidato dall’ad Pietro Labriola ha intenzione di implementare. Servirà da punto di riferimento anche per valutare la risposta a Kkr, che ha avanzato una manifestazione d’interesse, non vincolante, a rilevare il 100% del capitale a 50,5 centesimi per azione.
Non rientra nel piano “ordinario” il progetto di separazione della parte infrastrutturale da quella dei servizi, dettata anche da motivazioni regolamentari, per cercare di recuperare maggiori margini di manovra rispetto a quelli che ha a disposizione oggi l’incumbent in versione verticalmente integrata. Nessuna delibera su come procedere ma Labriola avrà mandato a mettere a punto il progetto. La prudenza è d’obbligo, alla luce della variabile impazzita del conflitto Russia-Ucraina, che aumenta oggettivamente l’incertezza anche per il destino della rete.
Prioritario per Telecom è l’obiettivo di verificare se è ancora possibile realizzare l’integrazione con Open Fiber (60% Cdp e 40% Macquarie), ma il percorso è lungo e tortuoso e deve tener conto anche dei vincoli che potrebbe porre Bruxelles per realizzare una fusione. Non sembrerebbe realistica la firma di un pre-accordo con la Cdp, che già a fine agosto 2020 aveva firmato con Tim un memorandum of understanding, rimasto sostanzialmente disatteso nei tempi. Ma sul fatto che ci sia la volontà di entrambe le parti a verificare la fattibilità del progetto in termini concreti ci sono pochi dubbi.
Tim e Open Fiber peraltro sono già in stadio avanzato di trattative per la condivisione delle rispettive infrastrutture nelle aree bianche, quelle a fallimento di mercato dove la sfidante della fibra ha vinti tutti i bandi, che potrebbe gettare le basi per una collaborazione più ampia. L’accordo commerciale, che prevederebbe anche la trasmigrazione di clienti Tim sulla rete di Open Fiber nelle aree rurali, dovrebbe essere finalizzato nelle prossime settimane.
Il titolo Telecom ha chiuso ieri invariato a 34,37 centesimi.
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