Tim, ricavi a quota 7,8 miliardi (+3,5%) Il focus si sposta sul 30 settembre
Ai risultati hanno contribuito il miglioramento del trend della business unit domestica e il buon andamento di Tim Brasil
di Antonella Olivieri
2' di lettura
Ricavi e Ebitda in aumento per Tim nel primo semestre. Nella prima metà dell’anno il gruppo guidato da Pietro Labriola ha realizzato ricavi per 7,8 miliardi (+3,5% anno su anno) e un Ebitda organico di 3,1 miliardi (+4,7%). L’Ebitda after lease si è attestato a 2,6 miliardi (+3,1%). Il Capex (spesa per investimenti) è stato pari a 1,7 miliardi (-6,1%), di cui 1,3 miliardi sul mercato domestico (-5,9%). Al 30 giugno l’indebitamento finanziario netto era pari a 26,2 miliardi (+0,8 miliardi rispetto allo scorso 31 dicembre).
Ai risultati hanno contribuito il miglioramento del trend della business unit domestica e il buon andamento di Tim Brasil. Nel secondo trimestre, in particolare, i ricavi in Italia registrano la prima crescita dopo cinque anni, con un incremento dello 0,6% a 2,9 miliardi. I ricavi da servizi, nel periodo aprile-giugno, sono stati pari a 2,9 miliardi e vengono definiti «in via di stabilizzazione», con una flessione dello 0,9% rispetto al -2,4% del primo trimestre dell’anno. Stabili i ricavi da servizi fissi (+0,2%). Sempre nel secondo trimestre, dopo 21 trimestri, «il trend dell’Ebitda si è stabilizzato», registrando una crescita dello 0,5% a 1,1 miliardi. Tim Brasil, da parte sua, ha registrato nel periodo ricavi da servizi in crescita del 9,5% a 1,1 miliardi, con un Ebitda, al netto delle componenti non ricorrenti, in aumento del 17,3% a 0,5 miliardi.
Da segnalare il buon andamento dei servizi cloud, i cui ricavi nel semestre sono cresciuti del 13% e rappresentano circa il 30% dei ricavi di Tim Enterprise che nell’ultimo trimestre ha riportato un incremento dei ricavi totali dell’1% e dei ricavi da servizi del 2,3%, in leggero rallentamento rispetto al primo trimestre.
La nota Tim, emessa al termine del cda, che ha approvato all’unanimità la semestrale, segnala anche che «proseguono le attività previste dal piano di delayering per arrivare all’offerta vincolante di Kkr entro il 30 settembre». Con la presentazione dell’offerta per la rete si entrerà in una fase che nel giro di un anno dovrebbe rivoluzionare l’assetto del gruppo e la sua struttura finanziaria. Il fondo Usa ha già avviato contatti con i maggiori istituti di credito per organizzare il finanziamento dell’operazione: la risposta è attesa per il 28 agosto. Si parla di una valutazione della rete intorno ai 21 miliardi, elevabile fino a 23 miliardi (se si riuscirà un domani a condurre in porto l’accidentato tragitto del progetto di rete unica), con il trasferimento di 8-10 miliardi di indebitamento netto alla Netco cui potrebbe partecipare una compagine formata da Mef, F2i e Cdp (quest’ultima con una quota finanziaria più ridotta). A bordo potrebbe restare la stessa Tim una quota minoritaria. Per Sparkle l’ipotesi è che passi sotto il controllo pubblico.
Lo scorporo della rete dovrebbe essere sottoposto al giudizio dell’assemblea degli azionisti Tim forse già entro fine anno.
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