Tim sale in Borsa, ma analisti freddi sul prezzo della rete ipotizzato da Vivendi: «Ostacolo a negoziati»
Si riaccende il dibattito sul valore della rete fissa in vista della fusione con Of. Per i francesi il “prezzo giusto” è 31 miliardi di euro (inclusi 10 miliardi di debiti). Broker perplessi
di Enrico Miele
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2' di lettura
(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Acquisti su Telecom Italia mentre si riaccende il dibattito sul valore della rete della tlc, con il socio francese di Vivendi che punta a una valorizzazione di 31 miliardi di euro. Gli acquisti arrivano dopo le indiscrezioni, arrivate alla vigilia da fonti vicine a Vivendi, sul valore della rete fissa che per i francesi si aggirerebbe sui 31 miliardi, inclusivi di 10-11 miliardi di debiti. «Il livello di debito indicato – scrive Equita – ci sembra ragionevole, in proporzione all’ebitda generato dall’asset (2,2 miliardi nel 2021 su base after lease e 2,1 miliardi nelle nostre stime 2022) e tenendo conto del progetto di aggregazione con Open fiber che aumenterebbe il leverage del gruppo intorno a 6x».
Il valore complessivo dell’enterprise value «ci sembra invece eccessivo, pari a un multiplo di circa 15x ev/ebitda 2022 (o 14x ipotizzando che parte dell’enterprise value derivi dal riconoscimento di parte delle sinergie attivabili dalla fusione con Open fiber», che rumors «indicano complessivamente in 3,5-4,0 miliardi), difficilmente giustificabile visto il profilo di ebitda che ci aspettiamo per queste attività, in moderata flessione a causa della pressione competitiva di Open fiber sui ricavi di rete». Secondo il broker, invece, che cita le sue stesse stime, la valutazione della rete sarebbe «di circa 21 miliardi, con un multiplo implicito quindi di circa 10x enterprise value/ebitda 2022».
Per analisti «distanza valutazioni è ostacolo al negoziato»
Detto questo, «la posizione di Vivendi ci sembra in parte negoziale, anche se una distanza così significativa dai valori circolati in questi mesi ci sembra costituire un elemento di ostacolo al negoziato».
In realtà, ragionano gli analisti di Banca Akros, «riteniamo che questo prezzo richiesto sia teoricamente positivo per Tim, in quanto implicherebbe un valore della società nell'ordine di 1,30 euro per azione. Allo stesso tempo, temiamo che tale posizione, se non fosse solo una tattica negoziale, potrebbe far deragliare la vendita dell'asset (in presenza di un solo acquirente credibile)». Un'altra opzione sarebbe in ogni caso «una scissione della società, che lascerebbe che sia il mercato a stabilire il prezzo».
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