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Tim, allo studio la riduzione del debito con trasferimento di asset

L’obiettivo è la riduzione del livello di indebitamento della società attraverso operazioni di trasferimento e valorizzazione di alcuni asset del gruppo

di Andrea Biondi

Labriola, Tim: 12/18 mesi per realizzare la rete unica

4' di lettura

Scorporo della rete, quindi «il conseguimento dell'obiettivo strategico del superamento dell'integrazione verticale» e «riduzione del livello di indebitamento della società attraverso operazioni di trasferimento e valorizzazione di alcuni asset del gruppo». Al termine di un cda di cinque ore che si è svolto mercoledì 6 luglio, ha preso ufficialmente forma il piano per una nuova Tim che, come spiegato da una nota di Tim in mattinata, sarà frutto della suddivisione fra servizi (ServCo) e rete (NetCo).

Una impostazione questa – che l’ad Pietro Labriola ha iniziato a tratteggiare già dallo scorso 2 marzo – funzionale anche all’operazione rete unica con la nascita di una società in cui far confluire gli asset infrastrutturali di Tim e di una Open Fiber controllata al 60% da Cdp (che è anche azionista Tim al 10%) e al 40% da Macquarie.

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Piano di trasformazione

Questo però verrà poi, eventualmente in un secondo momento. Perché il Cda ha nei fatti conferito mandato all'amministratore delegato, Pietro Labriola ad andare avanti su un piano di trasformazione, illustrato al board, che, come spiega la nota Tim, «si basa sulla consapevolezza che il gruppo opera in un mercato caratterizzato da una forte competizione e da un quadro di vincoli regolatori tra i più stringenti in Europa».

Il piano prevede la possibilità di separare gli asset infrastrutturali di rete fissa (NetCo) dai servizi (ServiceCo con TIM Consumer, TIM Enterprise e TIM Brasil) e illustra per ciascuna entità il contesto di mercato, i perimetri di attività e le attività strategiche, nonché le modalità in cui le stesse potranno competere nei rispettivi mercati di riferimento in modo da generare più valore. Per quanto riguarda la parte enterprise l’ex monopolista ha anche previsto lpingresso di nuovi soci di minoranza. Del resto va ricordato che Cvc si è già fatta avanti con una manifestazione di interesse non vincolante (anche se sui valori alla base dell’offerta non sembra esserci stata una risposta al momento positiva di Tim).

Confronto al Capital Market Day

Il piano di trasformazione illustrato da Labriola al Cda e che questa mattina sarà al centro del Capital Market Day, «consentirà di migliorare le performance operative con un focus economico finanziario specifico per ciascuna entità e di attrarre nuovi partner industriali e finanziari, permettendo di accelerare i processi innovativi e lo sviluppo di un'offerta sui nuovi business orientati alla transizione digitale». E la nuova organizzazione, scrive ancora Tim, «consentirà di cogliere al meglio le opportunità offerte dalla transizione digitale e raggiungere contestualmente una struttura del capitale sostenibile, grazie ad un importante percorso di miglioramento della posizione finanziaria che prevede il deconsolidamento della rete fissa e l'eventuale ingresso di nuovi soci di minoranza in Tim Enterprise».

NetCo ha un orizzonte a lungo termine e sarà costituita della rete fissa, primaria e secondaria, delle attività wholesale domestiche e quelle internazionali (Sparkle). “Netco può rappresentare il primo caso in Europa di realizzazione di un polo di infrastrutture e tecnologie di rete in fibra a disposizione di tutto il mercato e con una presenza capillare su tutto il territorio nazionale. Si concentrerà sul mercato wholesale con il compito di accelerare ulteriormente il deployment della rete in fibra, beneficiando nel medio-lungo termine dei cicli di investimento e dei relativi ritorni tipici del mercato infrastrutturale” spiega la nota.

ServiceCo si suddivide in tre entità, Tim Enterprise, TIM Consumer e TIM Brasil. Tim Enterprise include tutte le attività commerciali nel mercato Enterprise, le digital companies Noovle, Olivetti e Telsy e gli asset relativi ai data center. «Facendo leva su una posizione di leadership presso la Pubblica Amministrazione e i grandi clienti e su una selling proposition end-to-end unica e distintiva – descrive Tim – punta a conquistare quote in un mercato in crescita grazie alla spinta verso i servizi digitali . Un approccio da Tech-company, sempre più integrato, anche organizzativamente, per un’offerta end-to-end che valorizzerà pienamente l’unicità delle competenze e degli asset del gruppo, spinti dai trend di Cloud, IoT e Cybersecurity».

Tim Consumer concentra al suo interno tutte le attività commerciali fisso e mobile nel mercato retail Consumer e Small and Medium Business (SMB). Comprende gli asset di rete mobile e le piattaforme di servizio. Labriola vuole una «riorganizzazione profonda delle sue attività, basata sulla semplificazione». Infine Tim Brasil che «continuerà nel suo percorso verso una “Next Generation Telco”».

Il nodo valutazioni per la rete unica

Se il Cda ha posto le basi per una separazione della rete, il prosieguo dell’operazione rete unica – che, come detto, non è al centro della nota Tim – è comunque tutto da vedere. Al momento i margini negoziali per far scendere Vivendi (primo azionista Tim con il 23,8%) dalla valutazione, emersa da notizie trapelate nei giorni scorsi, di 31 miliardi incluso il debito di dieci miliardi sarebbero bassi se non inesistenti. Il dato, però, a quanto si apprende sarebbe molto distante dall'ordine di grandezza su cui starebbero ragionando i “compratori”, ovvero i futuri azionisti della Rete Unica: Cdp, Kkr e Macquaire. Così come quei 31 miliardi sarebbero disallineati rispetto alle valutazioni di mercato, con le case d'affari che fissano un range tra i 17 miliardi e i 21 miliardi per la società della Rete. In questo quadro Tim punterebbe a una valutazione di almeno 25 miliardi di euro.

Il ruolo di Cdp

«Considerando la strategicità del progetto di rete unica nazionale per il governo, non escludiamo che Cdp possa in extrema ratio lanciare un’Opa su Tim congiuntamente con Kkr/Macquarie, impegnandosi con l’Antitrust europeo a cedere a termine le attività retail di Tim ad eventuali compratori (Iliad?) per garantire l’assenza di integrazione verticale» scriveva nella sua nota di mercoledì 6 luglio Intermonte.

L’opzione Oper Fiber per la rete

La combinazione dell’infrastruttura di rete di Tim «con Open Fiber rimane l’opzione prioritaria/preferita per sbloccare considerevoli sinergie e consentire la piena valorizzazione della rete infrastrutturale». È quanto si legge nelle slide del Capital Market Day di Tim disponibili online. Tuttavia, si legge nella slide, l’opzione “rete unica” resta la preferita «solo se eseguita a condizioni vantaggiose sia per i detentori di equity sia per i detentori di debito». Inoltre, in caso di mancato perfezionamento dell’operazione, «le opzioni alternative potrebbero comprendere, tra le altre, la potenziale cessione a investitori del mercato privato», vista la comprovata propensione attualmente manifestata per questi asset, o altre opzioni per il deconsolidamento della rete come «la separazione strutturale»


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