Tim svetta dopo il cda e sull’ipotesi di un’offerta unica
Il cda aspetta nuove proposte migliorative entro il 9 giugno. L'idea di un progetto congiunto con Cdp e Macquarie
di Stefania Arcudi
3' di lettura
(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Dopo i ribassi delle sedute precedenti (-7,6% tra il 27 aprile e la chiusura di giovedì), Telecom Italia rialza la testa e, con un balzo arrivato anche oltre i 4 punti, è in vetta al Ftse Mib. I titoli guardano all'esito del consiglio di amministrazione di giovedì, quando - nel corso di un lungo meeting - sono state analizzate in profondità, e giudicate non adeguate, le offerte non vincolanti ricevute per Netco dal consorzio formato da Cdp Equity e Macquarie e da parte di Kkr.
Tuttavia, considerata la disponibilità espressa da almeno uno degli offerenti a migliorare la proposta (secondo quanto riportato oggi dalla stampa si tratta di Kkr), il consiglio ha ritenuto di sondare tale disponibilità, per ottenere un’offerta finale entro il 9 giugno prossimo.
Tesoro favorevole a offerta congiunta Cdp-Kkr
Il ministero dell’Economia inoltre «non si opporrebbe» a un’eventuale offerta congiunta promossa da Kkr e Cdp per la rete di Tim. Secondo quanto anticipato da Reuters e confermato a Radiocor da fonti qualificate, il Tesoro non si opporrebbe anche al coinvolgimento di F2i, qualora l’offerta congiunta di Kkr e Cdp si dimostrasse fattibile.
«Non escludiamo che anche Cdp possa seguire, dal momento che il comunicato di Tim non esclude che entrambi gli offerenti possano essere disponibili al rilancio», spiegano gli analisti di Equita, spiegando che «la cessione di NetCo sulla base di un'offerta migliorativa da parte di Kkr o Cdp/Macquarie potrebbe fornire spazio di upside rispetto alla nostra valutazione e portare a un significativo deleverage». Sarà in ogni caso da valutare la posizione di Vivendi.
Sugli scenari percorribili, le fonti di stampa sono abbastanza discordanti. Stando al Messaggero, l'offerta di Cdp/Macquarie sarebbe stata ritenuta inadeguata dal Comitato Parti Correlate di Tim per gli impedimenti antitrust e perché bastata su circa 1,5 miliardi di euro di incentivi futuri (su cui ad oggi non c’è visibilità), mentre l’offerta di Kkr contiene un earnout sulla fusione con Of e inoltre dall’importo incassato va dedotta una quota di 4,5 miliardi per la partecipazione in FiberCop che riduce l’opportunità di deleverage per Tim. Inoltre la NetCo assorbirebbe soltanto 16mila dipendenti lasciandone 26mila alla ServiceCo e minacciando la sostenibilità di quest’ultima. Come riportato dal Corriere della Sera, Cdp e Macquarie potrebbero decidere di unire gli sforzi con Kkr e presentare un’unica offerta migliorativa, scenario che potrebbe essere apprezzato dal governo, ma per La Stampa Macquarie sarebbe meno propensa ad aumentare l’offerta, costringendo anche Cdp a ritirarsi dalla gara. Per gli analisti di Intermonte, il cda si è concluso con «un esito interlocutorio, ma ampiamente in linea con le attese. Riteniamo che il cda abbia preso la decisione più giusta nell’interesse di tutti gli investitori, cercando di guadagnare tempo per chiedere a entrambi i bidder di migliorare le loro rispettive offerte». L'auspicio è dunque che «gli offerenti decidano di lavorare su un’offerta congiunta, scenario che eliminerebbe il rischio di veti incrociati (placet di Kkr per la vendita di FiberCop, rischio golden power su offerta Kkr) e garantirebbe maggiore firepower per ulteriori rilanci».
Gli analisti: il Governo prenda posizione
Gli esperti, in ogni caso, non vedono «alternative alla cessione della rete, liquidity event in grado di assicurare un abbattimento del debito di Tim per oltre 17 miliardi e garantire un livello di leverage sostenibile per la ServiceCo». Un chiarimento di questa complessa trattativa non può prescindere da una presa di posizione del governo sulla questione, una mossa che dovrebbe arrivare nelle prossime settimane. «Riteniamo che sia nell’interesse del governo italiano assumere una posizione più netta e pragmatica su Tim», spiega Intermonte, segnalando tra opzioni che «il governo tramite il Mef o altra partecipata pubblica diversa da Cdo (per evitare issue antitrust legate alla presenza di Cdp in Of) potrebbe rilevare la quota del 10% in Tim detenuta da Cdp e comprare un altro 15% sul mercato per salire al 25% di Tim (soglia d’Opa), neutralizzando in questo modo la minoranza di blocco detenuta da Vivendi: questo dovrebbe garantire maggiore equilibrio e stabilità nella governance del Gruppo e un effettivo presidio pubblico di un’azienda strategica per il Paese».
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