Tirreno Power, nuovo impianto fotovoltaico a Civitavecchia ma manca l’ok delle Belle Arti
di Simona Rossitto
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Tirreno Power, dopo aver quasi azzerato il debito, punta sulle rinnovabili e lo fa nel sito di Civitavecchia dove è prevista la nascita di un impianto fotovoltaico. Sorgerà nell’area occupata dalla centrale a gas, in particolare nella parte che ospitava i serbatoi che contenevano l’olio combustibile, prima della riconversione a gas. L’impianto sarà da due megawatt e occuperà una superficie di circa 37mila metri quadrati. «Civitavecchia – dichiara Fabrizio Allegra, direttore generale della società partecipata al 50% da Engie e al 50% da Sorgenia – è un polo energetico fondamentale per il centro Italia e lo sarà sempre di più in prospettiva, soprattutto se si sapranno cogliere le opportunità della transizione energetica. Sono convinto che possa offrire opportunità di crescita per la città e per il territorio». Per procedere con il progetto manca però un passaggio fondamentale: «l’autorizzazione, per il nuovo impianto fotovoltaico da inserire all’interno della centrale, è bloccata – spiega Allegra - dalla Sovraintendenza alle Belle Arti che deve rilasciare il benestare paesaggistico».
Ma guardiamo alcuni numeri: nell’impianto di Torrevaldaliga Sud di Tirreno Power, dove ci sono due unità a ciclo combinato che utilizzano turbogas alimentate esclusivamente a gas naturale, sono impiegate 140 persone, di cui 62 di Tirreno Power; negli ultimi cinque anni è stato generato un volume d’affari di circa 70 milioni di euro, 40 milioni dei quali a indotto locale. Negli ultimi 5 anni sono stati investiti 50 milioni di cui 36 per il miglioramento della performance. A Torrevaldaliga Nord, invece, c’è l’impianto a carbone di Enel.
Un elemento importante, nell’ottica della transizione energetica, è rappresentato dalla trasformazione delle competenze: «Noi vorremmo mutuare con l’università della Tuscia-polo di Civitavecchia - prosegue Allegra – l’esperienza già avviata a Vado Ligure con l’università di Genova; abbiamo stretto una partnership per sviluppare progetti di ricerca comuni finanziati dalla comunità europea». Intanto dal punto di vista dell’occupazione, l’azienda ha effettuato in generale un piano di riconversione delle competenze, su base volontaria, che si conclude l’anno prossimo e riguarda il 20% dei dipendenti. Il tema della transizione energetica e dell’abbandono del carbone resta per Tirreno Power, al di là delle attuali tensioni geopolitiche legate al conflitto ucraino, un must. Tuttavia «per procedere e rispettare i tempi della transizione si devono risolvere i nodi riguardanti le autorizzazioni. Per le infrastrutture strategiche occorrerebbe più centralizzazione delle decisioni in linea con una visione di lungo periodo».
Quanto ai progetti di sviluppo, Tirreno Power potrebbe realizzare delle partnership con alcune start up: «Ad esempio – dice il direttore generale – stiamo guardando una start up interessante per lo stoccaggio dell’energia attraverso la compressione della C02». La società, che nasce nel 2003 a seguito della liberalizzazione del mercato elettrico, nel 2021 ha realizzato un ebitda in calo a 114,6 milioni di euro e un utile a 47 milioni (da 125,5 milioni del 2020). L’indebitamento finanziario netto è sceso dai 400 milioni del 2017 a 5,25 milioni. Guardando allo scenario nazionale e internazionale «è chiaro che – conclude il manager - dal nostro punto di vista, al di là delle tensioni geopolitiche, le centrali a gas possono garantire continuità al sistema elettrico in un momento in cui c’è una forte accelerazione delle rinnovabili che per loro natura sono intermittenti. Nel momento in cui le rinnovabili saranno preponderanti, e noi auspichiamo che gli obiettivi ambiziosi del Pnrr possano essere centrati, sarà necessario gestire un sistema poco programmabile. Nel frattempo, i cicli combinati possono garantire la continuità del servizio».
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