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Una cava di titanio all’interno del parco naturale regionale del Beigua (in provincia di Savona)? «Mission impossible», secondo Marco Scajola, assessore all’Urbanistica, alla Pianificazione territoriale e alla Tutela del paesaggio della Regione Liguria. Eppure, con il decreto 1211 del febbraio 2021, l’ente guidato da Giovanni Toti ha concesso, per tre anni, alla Cet (Compagnia europea per il titanio), la possibilità di effettuare ricerche minerarie, sia pure in zone solo limitrofe all’area tutelata. Un via libera in seguito al quale la stessa Cet ha presentato ricorso al Tar (e l’ha perso), chiedendo che fosse rimosso il divieto di effettuare ricerche minerarie all’interno del parco. In seguito al niet del Tar - che ha anche ridimensionato gli spazi di ricerca concessi al Cet, escludendo, oltre al comprensorio del parco, i comuni di Urbe e Sassello, in quanto zona speciale di conservazione (Zsc), compresa nell’elenco Ue delle aree Natura 2000 - Cet ha presentato un ulteriore ricorso al Consiglio di Stato, di cui si attende la pronuncia. Da parte loro, i Comuni di Urbe e Sassello e l’Ente parco del Beigua avevano espresso parere negativo alle ricerche minerarie, mentre la Provincia di Savona aveva preso una posizione non sfavorevole, sottolineando però la necessità di valutare le eventuali emissioni diffuse che l’attività prevista potrebbe comportare.
Al di là delle ricerche di Cet, che la zona del Beigua sia ricca di titanio, ricorda, Scajola, «non è certo un segreto: si sa da anni. Si parla addirittura del più grande giacimento d’Europa». E su questo pesano le recenti dichiarazioni del ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, il quale ha, a più riprese, ricordato che «in Italia sono presenti 16 delle 34 materie prime critiche, ma si trovano in miniere chiuse da 30 anni» e occorre, dunque, investire per riaprirle.
«Quello che dice il ministro – sottolinea Scajola - lo comprendo e lo rispetto. Noi, come Regione Liguria, siamo disponibili al dialogo: non siamo né pro né contro e non abbiamo posizioni oltranziste o ideologiche; certamente, però, se vogliamo parlare del tema del Beigua rischiamo di irrigidirci, perché comunque si tratta di un parco naturale straordinario, che intendiamo preservare. Abbiamo autorizzato Cet a fare una serie di analisi, che sono assolutamente non invasive; li abbiamo autorizzati anche alla luce di normative nazionali che obbligavano la Regione a dare questa autorizzazione. Ed è anche per casi come questo che, insieme ad altre Regioni, stiamo studiando dei provvedimenti legislativi che ci permettano di avere maggiore autonomia: vorremmo poter decidere in casa nostra, evitando scelte che arrivano dall’alto. E comunque, da quell’autorizzazione abbiamo escluso il parco, quindi il privato si è arrabbiato e ha fatto dei ricorsi, su cui abbiamo sempre ottenuto ragione». In ogni caso, prosegue, «noi vogliamo salvaguardare il parco. Se il ministro vuole che si apra un tavolo nazionale, siamo disponibili: ci convochi e ragioneremo insieme ma non sul Beigua, che è meraviglioso: che qualcuno pensi di distruggerlo per andare a prendere il titanio mi sembra da mission impossible. Se il ministro vuole aprire un tavolo, siamo a disposizione, però del Beigua non se ne parla: l’hanno deciso chi c'era prima di me, i tempi, la storia, la situazione ambientale. I sindaci, poi, sono i guardiani del territorio e, per una questione non politica ma di rispetto, io non andrò mai contro quel che dicono i sindaci».
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