ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùLa copertura delle reti 5G

Tlc, Governo pronto ad alzare il tetto elettrosmog ma cerca prima il sì delle Regioni

Per l’innalzamento dei limiti elettromagnetici degli impianti di telefonia mobile allo studio un complicato percorso, con una serie di pareri preventivi.

di Carmine Fotina

Firmato protocollo per fibra e 5G sulla rete del Gruppo Fs

4' di lettura

Lo chiedono fortemente gli operatori, Tim in testa. Lo teme qualche comitato No-5G sparso nei Comuni, con sindaci e parlamentari locali che a fari spenti proveranno fino all'ultimo a frenare la norma. L'innalzamento dei limiti elettromagnetici degli impianti di telefonia mobile, pur tra spinte e pareri contrari, sembra una scelta ormai condivisa a livello di governo, dopo che le obiezioni di una parte della Lega avevano portato allo stralcio di una prima versione apparsa per qualche ora nelle bozze della legge per la concorrenza.

Nuovo tentativo dopo il primo stop

Il percorso per arrivare all'adeguamento, che si pone l'obiettivo di avvicinare l'Italia ai livelli medi diffusi nei principali Paesi europei, potrebbe essere definito in un decreto legge con misure per le telecomunicazioni coordinato dal ministero delle Imprese e del made in Italy (Mimit). Le bozze del Dl circolate negli ultimi giorni sono state derubricate a mere ipotesi di lavoro tecnico non ancora mature per un provvedimento. Ma questo vale soprattutto per altre misure, quelle con elevate coperture finanziare da individuare, come le agevolazioni sui costi energetici per i gestori tlc.Sulla questione dei limiti per l'elettrosmog – un intervento che può avere costi “politici” ma non per il Tesoro - qualcosa sembra davvero che si stia sbloccando, sebbene si preveda un meccanismo talmente lungo e complesso da non garantire il buon esito finale.

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Un iter complesso

La soluzione sarebbe quella di non arrivare in modo diretto all'innalzamento, con una norma di immediata operatività che finirebbe per innescare subito le proteste dei comitati che sostengono, spesso senza il supporto di documentazione scientifica a corredo, i rischi per la salute di una diffusione sempre più massiccia di antenne 5G con valori di volt/metro più alti di quelli attuali. L'intesa tra i vari ministeri coinvolti – ministero delle Imprese, ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica, ministero della Salute -, probabilmente anche in grado di aggirare le resistenze dei sindaci leghisti più ritrosi al cambiamento, verte sull'adozione di un successivo Dpcm, per il quale ci sarebbero quattro mesi di tempo, su proposta del Mimit e di concerto con gli altri due dicasteri interessati. Il provvedimento, nell'aggiornare le tabelle allegate al Dpcm 8 luglio 2003, che fissa gli attuali valori, dovrebbe essere emanato dopo aver sentito sia il Comitato interministeriale per la prevenzione e la riduzione dell'inquinamento elettromagnetico, previsto da una legge del 2001, sia le competenti commissioni parlamentari. Servirà peraltro l'intesa con le Regioni in sede di Conferenza unificata. La proposta del governo prevede che, solo se non si raggiunge un accordo nei termini previsti, i valori vengano innalzati automaticamente a 24 volt/metro (la relazione illustrativa che accompagna la bozza del decreto fa riferimento anche a un valore un po' più alto, 30 volt/metro, ritenuto comunque in grado id garantire una migliore copertura del servizio e, riducendo il numero di antenne da installare, anche di ridurre l'impatto economico sugli operatori) . Questi numeri impongono di ricapitolare l'attuale assetto normativo italiano.

I valori italiani e il confronto europeo

La legge quadro 36 del 2001 ha fissato un limite massimo di 20 volt/metro (per l'intervallo di frequenze sotto i 3 gigahertz), accompagnato da un ulteriore livello di protezione molto più basso – 6 V/m – da osservare in tutti gli ambiti a permanenza umana prolungata 100 KHz-300Ghz. Si tratta in sostanza di un valore di attenzione posto in via prudenziale notevolmente inferiore a Paesi come Germania e Spagna che hanno adottato il limite massimo consentito dal quadro regolamentare europeo, cioè 61 volt/metro.

I calcoli degli operatori sui costi

Stime sull'impatto del mancato adeguamento sono state fatte sia da Asstel, l'associazione di settore, sia da singoli operatori come Tim, che ha posto la questione tra le misure prioritarie per accompagnare il riassetto societario legato al progetto di cessione della rete. Un sovraccosto che può arrivare a 1,3 miliardi per gestore, sono i calcoli fatti dalle Telco, a causa della necessità di reperire nuovi siti per assicurare una copertura capillare con limiti più elevati.

Il nodo dei valori reali

La controbiezione in realtà è che nel confronto con gli altri Paesi europei vada considerato il valore reale delle emissioni, non il valore nominale (o potenziale) dichiarato dagli operatori alle Arpa (agenzia regionali per la protezione dell'ambiente) che è talvolta più alto per assicurarsi spazi di emissione a scapito dei competitor. Per questo la norma allo studio prevede che, oltre a tutto l'incrocio di pareri prima menzionati, l'innalzamento dei limiti possa avvenire solo a seguito di “un'attività di monitoraggio sui valori reali di campo elettrico, magnetico ed elettromagnetico ambientali, e gli attuali livelli di emissioni di reti mobili” che dovrà essere svolta dalla Fondazione Ugo Bordoni con le Arpa. Un monitoraggio che dovrebbe fare chiarezza anche sul metodo del calcolo dei valori medi, che in Italia è spalmato su 24 mesi e in altri Paesi europei su un arco di tempo considerevolmente più limitato.

L’informazione sul territorio

Alla Fondazione Ugo Bordoni, infine, andrebbe un compito forse ancora più delicato. Cioè informare la cittadinanza sui livelli di campo elettromagnetico effettivamente presenti sul territorio, nella speranza di disinnescare anche gli ultimi comitati anti-5G.


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