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Tlc, italiani primi in Europa per disponibilità a spendere di più per il 5G

Gli italiani sono i più propensi a pagare un extra sul proprio abbonamento mobile per avere una connessione 5G, secondo una ricerca condotta in Italia, Spagna, Germania, Francia e Regno Unito. Ricerca della società Oliver Wyman

di Andrea Biondi

3' di lettura

Gli italiani sono più disposti di altri cittadini europei a spendere per il 5G; nel Paese c’è una maggiore migrazione da operatori tradizionali a low cost; la propensione a cambiare operatore fisso è più alta che altrove in Europa. Insomma italiani disposti a riconoscere un premium price per servizi di maggiore qualità, ma anche capaci di cambiare casacca molto rapidamente, come portato, evidentemente, della battaglia sui prezzi che nel settore delle Tlc è in Italia è stata emblematica.

A scattare questa fotografia degli italiani e del loro rapporto con le Tlc e le offerte di telefonia fissa e mobile è lo studio “Telco: Mobile and Fixed broadband connectivity” condotta da Oliver Wyman – società di consulenza strategica globale – su un campione di oltre 7mila intervistati in Italia, Spagna, Germania, Francia e Regno Unito.

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L’Italia e la guerra dei prezzi

Non sono risultati scontati. Anche perché, come detto, l’Italia è stato teatro di una guerra dei prezzi fra operatori che è stata teatro di una dissipazione record di valori. A inizio 2022 la riduzione del prezzi del 33% in Italia nei dieci anni risultava superiore a quella registrata in Francia (-24,7%), Spagna (-12,4%) e Germania (-11,2%). L’ultimo Rapporto Asstel ha fotografato un mercato che nel 2021 ha lasciato sul terreno un altro 2%, con ricavi scesi a 27,9 miliardi. Erano 41,9 nel 2010. Tutto questo a fronte di investimenti per 7,2 miliardi (il 26% dei ricavi totali). In questo quadro il saldo di cassa degli operatori, pari alla differenza tra Ebitda e Capex, è a 1,1 miliardi: un decimo del valore 2010.

Davanti ai Paesi Ue

I dati del sondaggio evidenziano come l’Italia sia l’unico Paese in cui più del 40% dei consumatori pagherebbe un prezzo maggiore per una connessione di ultima generazione, contro solo un terzo in Paesi come Francia (34%) e Regno Unito (33%). Anche la quota di coloro che per avere il 5G sarebbero disposti a spendere tra il 5% e il 20% in più sulla propria tariffa risulta la più alta d’Europa – quasi uno su cinque (19%) – con percentuali più alte soprattutto nelle fasce d’età tra i 18 e i 44 anni.

L’attrazione del low cost

Non che la convenienza economica non resti il primo fattore che spinge gli italiani a cambiare operatore, battendo sia la copertura sia la velocità di connessione.Non a caso l’Italia continua a registrare il maggior numero di consumatori intenzionati a passare da un operatore tradizionale a uno “low cost”, proseguendo un trend che è già costato ai player tradizionali oltre 20 punti percentuali di market share negli ultimi 5 anni . Nello specifico, ha dichiarato di voler passare a un operatore “low cost” il 42% degli intervistati, contro il 17% che potrebbe fare il percorso inverso.

In generale, gli italiani non sembrano particolarmente legati al loro attuale fornitore di connessione mobile: quasi uno su due (45%) è intenzionato a cambiarlo, dato che sale al 57% nella fascia tra i 18 e i 35 anni. Il 15% sarebbe pronto a passare a un nuovo operatore già nei prossimi 12 mesi. E nemmeno la comodità di avere un solo fornitore per la connettività mobile e domestica – come avviene oggi per il 43% degli italiani – sembra al momento aumentare la fidelizzazione degli utenti al proprio provider.

Il «price premium»

«Il mercato italiano è da anni in una feroce competizione, la più alta in Europa e vede finalmente promettenti segnali di ricrescita. Se da un lato sempre più clienti intendono migrare verso offerte low cost – commenta Emanuele Raffaele, Principal per il settore Telco di Oliver Wyman – dall’altro quasi la metà dei consumatori italiani inizia a riconoscere un price premium per servizi di più alta qualità, come il 5G o la fibra».

Questo fenomeno di segregazione in due differenti mercati, uno low cost ed uno premium, «non è nuovo in Europa. Gli operatori tedeschi e francesi – aggiunge Emanuele Raffaele – servono da anni due segmenti ben distinti, low cost e premium. Vince chi sa servire entrambi i target di clientela, con value proposition, brand e modelli operativi ben distinti, per scongiurare effetti di cannibalizzazione e diluizione di valore».


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