Tobin Tax, Le Maire annuncia freno progetto: occorre valutare effetti Brexit
di Enrico Bronzo
2' di lettura
Se non è lo stop, non si sa quanto temporaneo, al progetto di tassa sulle transazioni finanziarie poco ci manca. La dichiarazione del neoministro delle finanze francese Bruno Le Maire è eloquente: «C'è stata la Brexit e occorre misurarne tutte le conseguenze prima di prendere delle decisioni sulla Ftt» (acronimo inglese della cosiddetta Tobin Tax).
La riunione prevista ieri dai dieci ministri della cooperazione rafforzata è saltata: la motivazione congiunturale è che praticamente tutta la riunione dell'Eurogruppo è stata dedicata alla Grecia.
Ma sul fondo c'è la consapevolezza che nel momento in cui nulla si sa del futuro ruolo della City e delle condizioni della convivenza tra Ue e Regno Unito non è possibile procedere a una decisione di tale portata. Peraltro le divergenze sull'estensione del campo di applicazione della tassa erano ancora molte.
Curioso che sia toccato al neoministro Le Maire dire ciò che tutti pensano da tempo e nessuno ha mai ammesso apertamente.
Cosa bolle in pentola
In verità l'altro giorno era stato il premier belga Michel a respingere le accuse della presidenza austriaca del gruppo dei dieci Stati che vogliono la tobin tax di continuare a frenare una decisione.
In realtà da mesi, tutti i ministri compreso Pier Carlo Padoan, si riuniscono periodicamente per fare il punto sul negoziato e annunciano che sono stati fatti via via dei progressi ma non si arriva mai al punto. Le divergenze riguardano non tanto la misura dell'aliquota, perché tutti concordano che dovrebbe essere molto bassa, quanto la copertura della tassa le esclusioni.
L’idea
L'idea di creare una tassa sulle transazioni finanziarie è del gennaio 2013. Allora c'erano 11 Paesi: Germania, Francia, Belgio, Spagna, Austria, Portogallo, Slovacchia, Grecia, Estonia, Italia e Slovenia. L'Estonia poi si è tirata indietro e sono rimasti in 10.
Il Belgio ha sempre avuto delle riserve. A febbraio 2013 la Commissione presentò un progetto che prevede un'imposta minima comune dello 0,1% sulle transazioni relative a tutti gli strumenti finanziari ad eccezione dei derivati, sui quali verrebbe applicata una tassa dello 0,01%. Il gettito complessivo è stato stimato in circa 35 miliardi di euro l'anno.
In Italia la Tobin Tax sulle transazioni finanziarie implica un prelievo dello 0,20% per le transazioni sui mercati non regolamentati e dello 0,10% per gli scambi di Borsa ed è stata introdotta dal 1o marzo 2013.
Le motivazioni
La tassa sulle transazioni finanziarie era fermamente voluta da Germania e Francia in seguito alla crisi finanziaria quale elemento di giustizia, per obbligare il settore finanziario a contribuire alla fiscalità.
Le difficoltà
Le difficoltà tecniche si sono mescolate a difficoltà politiche: uno dei più forti sostenitori della tassa era il ministro francese Michel Sapin socialista. Sapin non c'è più e l'attuale responsabile delle finanze francesi è Le Maire che socialista non è e non partecipa alle riunioni della famiglia socialista. In Germania la Tobin Tax era un punto forte per i socialdemocratici e adesso con le difficoltà elettorali di Martin Schulz si è aperto un problema.
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